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 2022  aprile 11 Lunedì calendario

Biografia di Mimi Reinhardt

Mimi Reinhardt (2022). Era stata la segretaria dell’imprenditore tedesco Oskar Schindler, incaricata di mettere insieme la celebre lista di ebrei da portare a lavorare nella fabbrica del suo capo, impedendo così che centinaia di persone venissero deportate nei campi di sterminio nazisti. «Fu Mimi Reinhardt a scrivere a macchina, “con due dita”, come raccontò più tardi, la lista degli ebrei che l’imprenditore tedesco riuscì a strappare dalle grinfie dei nazisti. La storia ispirò il celebre film di Steven Spielberg Schindler’s List, vincitore di sette premi Oscar. Dopo la fine della guerra, per decenni Mimi Reinhardt non parlò mai della sua drammatica esperienza in Polonia. Solo negli anni Duemila, quando si trasferì da New York in Israele, svelò che era stata la segretaria di Schindler all’associazione israeliana che la aiutò a trasferirsi dalla sua famiglia a Tel Aviv. Fu allora che il mondo la scoprì. Di origine austriaca, era emigrata a Cracovia durante la guerra; quando i nazisti avevano cominciato a deportare gli ebrei del ghetto, lei finì nel campo di concentramento di Plaszow. Fu Schindler a salvarle la vita una prima volta, quando cercava una segretaria che sapesse il tedesco. “E quando il comandante del lager, Amon Göth, minacciò di deportare gli operai ad Auschwitz, Schindler gli pagò una somma cospicua in Reichsmark per lasciarli andare. Mimi stilò la lista degli operai e delle loro famiglie e 1.200 ebrei polacchi riuscirono a essere trasferiti in Cecoslovacchia dove continuarono a lavorare in una fabbrica di munizioni fino alla fine della guerra. Solo un treno finì per sbaglio ad Auschwitz: e tra i passeggeri diretti all’inferno delle camere a gas c’era anche Mimi. Ma Schindler fece un altro miracolo: riuscì a tirarli fuori due settimane dopo, a farli uscire vivi dal campo di sterminio. E salvò Mimi per la seconda volta da una morte certa. Dal 2007 Mimi si era trasferita dai figli e i nipoti a Tel Aviv, e viveva in una casa di riposo. Nel 1993, quando uscì il film di Spielberg, fu invitata alla prima a New York. “Ma dovetti uscire prima della fine della proiezione. Era troppo, per me”» [Mastrobuoni, Rep].