8 aprile 2022
Tags : Josef Fritzl
Biografia di Josef Fritzl
Josef Fritzl, nato ad Amstetten (Austria) il 9 aprile 1935 (87 anni). Ingegnere. Per 24 anni, dal 1984 al 2008, tenne segregata in cantina la figlia Elisabeth (dai 18 ai 42 anni), di cui abusò e da cui ebbe sette figli (uno morto appena nato, e subito bruciato nel giardino di casa). Il tutto senza che la moglie Rosemarie e i vicini sospettassero nulla, e facendo credere a tutti che la ragazza fosse fuggita per unirsi a una setta di fanatici. Accusato di omicidio preterintenzionale, riduzione in schiavitù, violenza privata, sequestro di persona, stupro e incesto – si è dichiarato colpevole di stupro, incesto e segregazione, ma non di omicidio (nei riguardi del figlio nato dall’incesto e morto nel 1996) e riduzione in schiavitù – il 19 marzo 2009 è stato condannato al carcere a vita, senza possibilità di libertà condizionale per i seguenti 15 anni. Ha accettato la sentenza senza ricorrere in appello e sta scontando la pena nel carcere psichiatrico di massima sicurezza di Stein.
Vita «La storia di Fritzl ha inizio in una modesta casa di Amstetten, ventimila anime a un’ora da Vienna, una di quelle cittadine residenziali ordinate, pulite e piacevolmente noiose. Dopo l’abbandono del padre, Josef senior, Josef junior cresce da solo in casa con la madre, Maria. Lei lo insulta, lo picchia, lo punisce, si dimostra costantemente incapace di manifestare al bambino sentimenti diversi dalla rabbia, dall’odio o dalla frustrazione. Nel 1956, diplomato, a 21 anni, Josef viaggia per tutta l’Austria come rappresentate per un’azienda che vende attrezzature tecniche da costruzione e sposa Rosemarie, una ragazza docile e tranquilla. Adulto, con un buon lavoro e una famiglia – Rosemarie lo rende padre sette volte – neanche allora Josef trova serenità. Nel 1967 stupra una donna a Linz, sotto la minaccia di un coltello. Dopo 18 mesi di carcere torna a casa come se fosse stato in viaggio di lavoro, con Rosemarie disposta ad accudirlo e obbedire come sempre. Da dipendente di una ditta di costruzioni, intanto, Fritzl si dedica al progetto della sua villetta, al 40 di Ybbsstrasse, un sobborgo di periferia come tanti. Nel sottoscala Josef ha progettato un bunker antiatomico a cui lui solo ha accesso. Padre dispotico e violento, anche con i figli mantiene lo stesso regime del terrore a cui deve sottostare la moglie Rosemarie» (Angela Marino) • «Nel 1978 Fritzl ricava una stanza di venti metri, blindata e insonorizzata. Il municipio loda il suo “senso di resistenza patriottica”. Elisabeth ha 12 anni: il padre la violenta con regolarità. Fino al 1982. Esasperata dagli abusi, scappa. Sedicenne, viene assunta come barista in un autogrill. Convinta a tornare, sottomessa ancora, fugge altre due volte. Fino all’ultima, nel luglio 1984, ormai maggiorenne. Rientra per qualche giorno in famiglia e commette l’errore che le costa la vita. Minaccia di denunciare l’incesto alla polizia. “Per qualche giorno mio padre si è mostrato pentito. Ci trattava con dolcezza”. Si fida e viene punita. Alle 16 del 28 agosto 1984 Josef la seda con l’anestetico, l’ammanetta e rivela perché aveva costruito un bunker sottoterra. Un telecomando a raggi infrarossi, regolato da un timer di sua invenzione, chiude due porte blindate. La figlia per nove mesi resta legata a una corda. Isolata, è libera di raggiungere solo il wc. In superficie credono alla bugia del padre: l’ennesima fuga, questa volta con una setta satanica. Qualche mese e nessuno la cerca più. Gli altri sei fratelli, appena possono, si sposano e se ne vanno per sempre (Giampaolo Visetti) • «Elisabeth è già drogata e ammanettata in cantina, ma l’Interpol la cerca per mezza Europa. Josef va perfino all’autogrill, ad accusare i responsabili d’avere mobbizzato la ragazza. “Folle ma solido”, dice la psichiatra forense Sigrun Rossmanith, l’uomo ha deciso di crescere la figlia ribelle come una schiava del sesso, “un animale da punire soddisfacendo intanto bisogni animaleschi”, e prepara una versione che reggerà un quarto di secolo: Elisabeth che scrive lettere perché nessuno la cerchi più, che lascia i figli davanti a casa, lui che da brav’uomo li manterrà... Incredibile, eppur credibile. Incredibile come questa prigione di 60 metri quadri [...] La porta di cemento armato che sbarra la botola, nascosta dietro una falsa parete dello scantinato e telecomandata da un codice elettronico che solo Josef conosceva. Un corridoio stretto, cinque metri per arrivare a due stanzette con due letti ciascuna, un metro e 70 d’altezza, niente finestre, un malandato angolo cottura, un cesso con lavandino e doccia. Le pareti imbottite, insonorizzate. Un impianto di ventilazione. Qualche poster, un elefantino di gomma. Stelle colorate e disegni di bambini su piastrelle bianche e sozze. Gli schiavi avevano solo una radiolina, un videoregistratore, una tv. Proprio la tv, li ha salvati: quando Elisabeth ha sentito che la stavano cercando, che sua figlia Kerstin era stata portata in ospedale moribonda e c’era bisogno della madre, non ha resistito e ha convinto il padre aguzzino a portarla là» (Francesco Battistini) • «L’orrore è emerso il 26 aprile 2008 quasi per caso, dopo che il padre-nonno ha accompagnato presso l’ospedale della città una delle figlie nate dal rapporto incestuoso, una ragazza di 19 anni affetta da una grave malattia. “L’ho trovata per strada davanti a un palazzo. Neppure riesce a parlare”, ha detto. La storia è rimasta in piedi per pochi minuti. Fritzl, interrogato dalla polizia, ha confessato di aver segregato Elisabeth per impedirsi altre violenze sessuali. Ha dichiarato al suo avvocato: «“Non sono un mostro. Se avessi voluto avrei potuto uccidere tutti. Non sarebbe rimasta traccia. Nessuno se ne sarebbe accorto”» (Panorama) • Tra il 1978 e il 1993 Fritzl ha continuato ad ampliare e a ristrutturare la prigione. Due porte da mezza tonnellata sono di cemento armato. Per accedere alla tana, ampliata da 35 a 55 metri quadri dopo la nascita del quarto figlio, se ne devono aprire otto • C’era anche una cella d’isolamento punitiva, una stanza imbottita e insonorizzata. Nella cella punitiva Elisabeth veniva rinchiusa ogni volta che si opponeva alla sua violenza • Elisabeth era costretta a indossare biancheria erotica o abiti da prostituta • «Josef passa in cantina molte notti e gran parte della giornata. Orario da ufficio: 9-12; 15-18. Dice di studiare circuiti elettrici, di disegnare biancheria intima per un’industria. Nessuno può scendere. Vicini e parenti non fanno domande» (Giampaolo Visetti) • «Nacquero uno dopo l’altro: Krestin nel 1988, Stefan nel 1990, Lisa nel 1992, Monika nel 1993. Lisa e Monika, sempre nel 1993, furono consegnate da Josef al brefotrofio: giurò che la figlia glieli aveva lasciati davanti alla porta di casa. Nel 1997 la stessa sorte tocca ad Alexander. Alexander era nato insieme a un gemello, nato e morto senza nome né sepoltura. Elisabeth aveva supplicato il padre di portarlo in clinica per salvarlo, lui non ne volle sapere. Nel 2002 nacque Felix, insieme a Kerstin e Stefan crebbe senza vedere mai il sole» (Andrea Tarquini) • Per il capo dell’inchiesta, Franz Polzer, la famiglia segreta doveva riprodurre quella ufficiale, andata presto distrutta. Il disegno folle è riuscito: Josef ha avuto 7 figli dalla moglie Rosemarie e 7 dalla figlia Elizabeth. Entrambe, nella medesima sequenza, hanno partorito due gemelli. Fritzl era anche ricco, con un patrimonio tra i 5 e i 7 milioni di euro. Case, negozi e ristoranti dati in affitto. Non si capisce come un elettrotecnico in pensione, a lungo disoccupato, sia riuscito ad accumulare una simile fortuna. Proprio il denaro lo avrebbe indotto ad una sfrenata vita da maniaco. Dalle indagini emerge che frequentava abitualmente diversi bordelli, spendeva mille euro a notte, si imbottiva di pillole e pretendeva prestazioni estreme dalle prostitute. La perizia psichiatrica lo descrive «pienamente capace di intendere e di volere». La dottoressa Kastner, che lo ha incontrato varie volte, lo dipinge come «un vulcano. Si sente lacerato, ha dichiarato di avere una vena maligna». Grazie a un’intelligenza sopra la norma, ha condotto la sua doppia vita senza soccombere all’ansia. «Sono nato per stuprare» proclama, prima di raccontare la sua infanzia di bambino indesiderato e maltrattato, la madre che ne ignorava i bisogni più elementari, la mancanza della figura paterna. Elisabeth era diventata così la sua vittima predestinata. Dal momento in cui riuscì a rinchiuderla in quella cantina, ricorda Josef, «non ebbi più rapporti con mia moglie Rosi. Finalmente avevo un essere umano tutto per me. Non l’ho mai guardata in faccia, mentre facevamo sesso. Le ho fatto fare tanti figli perché rimanesse con me» • Al processo, prima di essere condannato, aveva dichiarato: «Rimpiango con tutto il mio cuore quanto ho fatto alla mia famiglia. Purtroppo, non posso rimediare. Posso soltanto cercare di ridurre il danno». Il ricovero in manicomio è stato raccomandato dalla psichiatra Adelheid Kastner, che lo aveva lungamente esaminato. Fritzl «è consapevole, lo ha detto lui stesso, di avere un lato malvagio. È consapevole di essere nato per stuprare. In parte si controlla. Ma appena allenta l’attenzione, tutto viene fuori» • Nel novembre 2010 ha concesso un’intervista a due giornalisti della Bild nel carcere psichiatrico di massima sicurezza a Stein. «“Buongiorno, sono Josef Fritzl! Ma non c’è bisogno di presentarmi, sono famoso in tutto il mondo”. Con queste parole il mostro di Amstetten ha accolto i due reporter della Bild. I cronisti vogliono innanzitutto sapere se l’uomo sia pentito per i crimini commessi. Se prova rimorso per aver stuprato la figlia Elisabeth tremila volte per 24 lunghi anni. E per averla l’abbia messa incinta sette volte. E per aver ucciso uno dei suoi figli. “Di questo preferirei non parlare”, taglia corto Fritzl, che poi mormora qualcosa sull’“amore” quando cita la figlia stuprata, ma cerca di sopprimere i fatti. Le sue giornate nel carcere più sorvegliato del Paese scorrono sempre uguali: la sveglia è alle 5 e mezza; si lava, fa colazione poi sale sulla cyclette per un’ora di fitness mattutino. Alle dieci prepara i piatti per il pranzo; alle 11 è dietro il bancone a impiattare. Dopodiché c’è il riposo pomeridiano. Al pomeriggio gli è concesso una breve passeggiata. Nella sua cella coltiva i peperoni e i pomodori. Ha un televisore con 38 canali e la sua serie televisiva preferita è Two and a half men (Due uomini e mezzo, con Charlie Sheen). Il bambino nel telefilm gli ricorda uno dei suoi figli, e questo provoca in lui un po’ di risate. “Ti distrugge l’anima se sei perennemente triste”, spiega. Fritzl ammette poi di provare ancora sentimenti per la moglie e per i famigliari, ai quali ha scritto otto lettere da quando è stato incarcerato. Senza nessuna risposta. “Parla come se fosse un marito e padre normale”, riassume Bild. Racconta di non portare più la fede al dito per timore che gli venga rubata, ma si dice sicuro che sua moglie, con la quale è stato sposato per 55 anni, lo ami ancora: “Vorrei uscire di qui e prendermi cura di lei di nuovo perché Rosemarie è sempre stata fedele”» (Elmar Burchia) • Nel 2023 potrebbe ottenere il rilascio anticipato. «Il presupposto perché ciò avvenga è che la misura cautelare dovuta all’infermità mentale venga rimossa e che il condannato lasci il carcere psichiatrico di Stein in Krems, che lo ha ospitato in questi anni, e sia trasferito in un istituto di detenzione normale. Josef Fritzl, che nei lunghi giorni della reclusione è diventato un esperto di diritto, ha presentato da tempo un’istanza in tal senso. Il Tribunale dell’esecuzione della pena – che nel caso di Fritzl è quello di Krems – valuta periodicamente se vi siano le condizioni per il trasferimento richiesto, previa perizia psichiatrica dell’interessato. Fino allo scorso anno l’esito della verifica era stato negativo, ma nel settembre 2021 il giudice di sorveglianza si era espresso a favore: il mostro di Amstetten, che ora ha 86 anni, non sarebbe più un “mostro”, ma avrebbe riacquistato un rassicurante equilibrio mentale, tanto da non rappresentare più un pericolo per sé e per gli altri. Di conseguenza avrebbe potuto continuare a scontare l’ergastolo in una prigione normale. Ma la Procura di Stato di Krems aveva presentato ricorso alla Corte di Assise, che aveva annullato il provvedimento del Tribunale. Il quale Tribunale ha disposto ora una nuova, più esaustiva perizia psichiatrica, che dovrebbe soddisfare le esigenze della Procura e della Corte di Assise. Perché tanto interesse da parte di Fritzl ad essere riconosciuto sano di mente? I condannati all’ergastolo, soltanto se rinchiusi in un carcere normale, dopo aver scontato almeno 15 anni della pena possono presentare istanza di rilascio anticipato. Josef Fritzl ha già scontato 13 anni di reclusione. Nel 2023 potrebbe quindi tornare in libertà. Naturalmente se il Tribunale accoglierà la sua istanza, il che sembra improbabile, data la gravità dei reati per cui è stato condannato, ma non impossibile. In fin dei conti a quel tempo Fritzl avrà 88 anni e capita spesso che a detenuti così anziani sia concesso di trascorrere in libertà gli ultimi anni della loro vita. In previsione di ciò Josef Fritzl ha cambiato il proprio nome. Quando uscirà dal carcere, se ne uscirà, cercherà di non essere riconosciuto e di rifarsi una nuova vita» (Marco Di Blas).