21 aprile 2022
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Biografia di Jack Nicholson (John Joseph N.)
Jack Nicholson (John Joseph N.), nato a Neptune City (New Jersey, Stati Uniti) il 22 aprile 1937 (età 85 anni). Attore cinematografico. Uno dei più famosi del mondo. Una delle icone del cinema contemporaneo • «Il poliedrico Jack Nicholson» (Fabrizio Barbuto, Libero, 13/4/2019) • Mimica irresistibile. Fascino irriverente. Ora beffardo e diabolico, ora introverso e cerebrale. «Ha spesso intepretato personaggi ribelli, trasgressivi, anticonformisti e estremi, eppure altamente credibili. Ha contrassegnato un elevato numero di film con la forza dell’innato talento, spinto ai limiti dell’istrionismo grottesco, ma non privo di una consapevole autoironia» (Valerio Caprara, Enciclopedia del Cinema, Treccani, 2004) • Candidato all’Oscar dodici volte (ne ha vinti tre, mai nessuno come lui). Candidato al Golden Globe diciassette volte (ne ha vinti sette). Un premio Grammy. Un premio come miglior attore a Cannes. Tre premi Bafta. Un David di Donatello. Dal 1996 ha una stella sulla Hollywood Walk of Fame • Visto in una sessantina di film, tra cui: La piccola bottega degli orrori (Roger Corman, 1960), Easy Rider (Dennis Hopper, 1969), Cinque pezzi facili (Bob Rafelson, 1970), Conoscenze carnali (Mike Nichols, 1971), Un posto tranquillo (Henry Jaglom, 1971), Chinatown (Roman Polański, 1974), Professione: reporter (Michelangelo Antonioni, 1975), Qualcuno volò sul nido del cuculo (Miloš Forman, 1975), Gli ultimi fuochi (Elia Kazan, 1976), Shining (Stanley Kubrick, 1980), Il postino suona sempre due volte (Bob Rafelson, 1981), Reds (Warren Beatty, 1981), Voglia di tenerezza (James L. Brooks, 1983), L’onore dei Prizzi (John Huston, 1985), Le streghe di Eastwick (George Miller, 1987), Dentro la notizia - Broadcast News (James L. Brooks, 1987), Batman (Tim Burton, 1989), Hoffa - Santo o mafioso? (Danny DeVito, 1992), Mars Attacks! (Tim Burton, 1996), Qualcosa è cambiato (James L. Brooks, 1997), A proposito di Schmidt (Alexander Payne, 2002), Tutto può succedere (Nancy Meyers, 2003), The Departed - Il bene e il male (Martin Scorsese, 2006) • Ha lavorato anche come regista, produttore e sceneggiatore • Ha recitato anche per la televisione • «Furbo, spiritoso, autocritico al punto giusto e abilissimo nel finire sulle prime pagine dei giornali e produrre una ondata di irrefrenabile simpatia femminile» (Hanna Betts, The Daily Telegraph, 16/1/2015) • «Personalità dirompente, eternamente alienato, sempre sul punto di perdersi tra feste, droghe e alcol» (Rita Celi, Rep, 21/4/2019) • «Quando riuscii a intervistarlo, pensai che potevo anche smettere di fare questo mestiere, tanto ormai il più figo del mondo l’avevo incontrato» (Guia Soncini, Elle, 22/4/2017) • Lui ha sempre detto di non aver bisogno di scrivere le proprie memorie: «I miei film sono essi stessi una lunga autobiografia».
Titoli di testa «Jack Nicholson continua a rigirare la sigaretta tra le dita. “Le dispiace? La stanza d’albergo è rimasto l’unico posto in Inghilterra dove si puoi fumare”. Non che i divieti lo inibiscano. In mattinata ha acceso la sigaretta in conferenza stampa, scatenando le ire della lobby antifumo inglese che lo accusa di considerarsi sopra la legge. “Non è tanto la nicotina quando la gestualità legata alla sigaretta, una specie di tic, per me, un gesto cui è difficile rinunciare per quelli della mia generazione”. Nicholson è indulgente con le proprie debolezze: la fobia per gli spazi chiusi, che gli preclude i set piccoli e bui delle interviste televisive, quella per la luce che gli fa indossare occhiali da sole, sempre. Il paparazzo che durante il photocall gli ha chiesto di togliersi le lenti è stato fulminato, “tu sei nuovo del mestiere, vero?”» (Arianna Finos, Rep, 27/1/2008).
Vita Cresciuto senza padre, in una famiglia di sole donne. «Mia nonna gestiva una salone da parrucchiera dove trascorrevo la maggior parte del tempo. È stata lei a insegnarmi le buone maniere e ho imparato fin da piccolo a cavarmela con le donne e a capire cosa volevano. Sono esageratamente ben educato e signorile. Per questo debbo molto a mia nonna» • «Per 37 anni ho chiamato mamma quella che in realtà era mia nonna e quella che credevo fosse mia sorella era invece mia madre». Scoprirà la verità solo da adulto attraverso una lettera scrittagli da un uomo che affermava di essere suo padre e di averlo messo al mondo dopo un rapporto con June Nicholson, la donna che egli aveva sempre ritenuto sua sorella. «E la zia, Lorraine Smith, che egli per tutti quegli anni aveva considerato come una sorella, gli confermò in quell’occasione che June era sua madre. A Vanity Fair Lorraine Smith ha anche rivelato che, per quanto a sua conoscenza, l’uomo che ha scritto la lettera non è il vero padre di Jack: “June era uscita con un sacco di gente, ma non ha mai, voluto dire chi fosse il padre”. June partorì il bambino quando aveva 17 anni e la madre di lei, che ne aveva 39, lo dichiarò come figlio suo» (CdS, 9/3/1994). «Perché me la sarei dovuta prendere per qualcosa che ha funzionato molto bene? Le due donne sono state sempre magnifiche con me, io stavo bene con loro. Sorella, madre, madre-sorella: sono solo sfumature, se si capisce quello che voglio dire» (a Vanity, 4/1994). «Da ragazzo abitavo in New Jersey, e come lavoretto estivo facevo l’assistente in un cinema della zona. Ho visto tutte le proiezioni di Fronte del porto – due volte ogni sera. Era impossibile levere gli occhi di dosso da Marlon Brando. Mi aveva stregato». «Brillante studente negli anni trascorsi a Spring Lake, New Jersey, nell’adolescenza Nicholson comincia a maturare un certo atteggiamento insolente e ribelle che lo porta a lasciare tutto e partire da solo a 17 anni per Los Angeles, dove trova lavoro alla Metro Goldwyn Mayer» (Celi). «Lavoravo come fattorino nel settore cartoni animati. Mi ero dato dieci anni per diventare una star. Non so dove avevo la testa... Mi piaceva guardare le star e le donne. Passavo il tempo sdraiato sull’erba, a spiare da sotto un furgone nella speranza di vedere le gambe di Lana Turner» (Brad Ritzer, venerdì, 13/4/2001). «Vagabondo e sbandato si iscrisse per caso a un corso d’arte drammatica, trovando un maestro in Martin Landau e diventando amico di Dennis Hopper e Roger Corman. Proprio quest’ultimo, pochi anni più tardi, gli avrebbe insegnato la duttilità, la fantasia, la capacità d’improvvisazione, esercitate insieme ad altri giovani attori nella serie di estrosi b-movies prodotti dalla sua factory e da lui stesso diretti (Little shop of horrors, 1961; The raven, 1963, I maghi del terrore; The terror, 1963, La vergine di cera). Anche il regista e sceneggiatore Monte Hellman contribuì al suo apprendistato, inserendolo nel cast dei western rarefatti ed esistenzialisti Ride in the whirlwind (1966; Le colline blu) e The shooting (1971; La sparatoria) che furono subito amati dai maggiori esponenti della Nouvelle vague, come Jean-Luc Godard e Jacques Rivette. Le esperienze di vita accumulate nel corso di quegli anni, nonché la disinvolta partecipazione al filone motociclistico in voga tra i teenager (Hell’s angels on wheels, 1967, Angeli dell’inferno sulle ruote, di Richard Rush) gli permisero di trovare le giuste tonalità con cui disegnare il cammeo di Easy rider, nel ruolo dello strampalato avvocato alcolista che si affianca ai due protagonisti hippies nel viaggio verso il cuore nero dell’America. Rompendo con la tradizione dell’Actors Studio, l’attore ricorse a un tipo di recitazione spontanea, immediata, creativa, perfettamente in sintonia con il messaggio libertario espresso dal film che mitizzava gli stessi beautiful losers cantati dai versi di Leonard Cohen e di Bob Dylan» (Caprara). Il film diventa un cult e rivoluziona il cinema americano. Il suo personaggio, George Hanson, l’emblema di un’intera generazione. «Candidato all’Oscar per questo ruolo Nicholson, che all’epoca era considerato solo “il contadino del New Jersey”, ottiene le chiavi di Hollywood ed è pronto a diventare una stella» (Celi). «La data di nascita, quella in cui Jack Nicholson diventa Jack Nicholson, me la disse lui stesso, quel pomeriggio di quattordici anni fa. Era il festival di Cannes del 1969, mi spiegò: “Fino a Easy rider credevo avrei fatto il regista, mica l’attore a tempo pieno: non pensavo d’essere un granché, e non lo pensavano neanche gli altri. Però, se capisci come funziona il cinema come lo capivo io, che facevo questo mestiere ormai da una dozzina d’anni, non puoi non capire il valore di Easy rider. Stavo seduto nella mia poltroncina, alla première di Cannes, guardavo lo schermo e pensavo: Sono una star del cinema. Fin lì era stato detto, scritto, ma non era mai stato così vero”» (Soncini).
Amori Tantissimi. Ha dichiarato che, tra i 25 e i 38 anni, i suoi rapporti con le donne sono stati frutto «di una spinta ghiandolare e di un irrazionale impulso a continuare la specie». Dal 1962 al 1968 fu sposato con l’attrice Sandra Knight: «Mi sono sposato di venerdì perché mercoledì Sandra me lo aveva chiesto. Non avevo nulla in contrario ma durante la cerimonia confesso che mi dissi: “Sono molto giovane e tutto questo non significa che non toccherò mai un’altra donna”. Umiliante e orribile, lo so, ma ricordo che pensai proprio questo”». Una relazione durata 17 anni con Anjelica Houston, figlia di John Huston (lei lo lasciò quando scoprì che si incontrava con l’attrice Rebecca Broussard). Poi: Veronica Cartwright, Lara Flynn Boyle, Julie Delpy, Michelle Phillips (of the Mamas and the Papas), Susan Anspach, Melanie Griffith, Jill St. John, Margaret Trudeau, Christina Onassis (figlia di Aristotele), etc. Qualcuno ha azzardato un conteggio: duemila scalpi. Lui: «Non so; comunque non le ho mai contate».
Figli Cinque, da quattro donne diverse. Jennifer (n. 1963), figlia di Sandra Knight. Caleb (n. 1970), figlio di Susan Anspach. Honey (n. 1981), figlia di Winnie Hollman. Lorraine (n. 1990) e Ray (n. 1992), figli di Rebecca Broussard.
Viagra Il tabloid scandalistico Star nel 2001 scrisse che era un gran consumatore di Viagra, ma che lo faceva comprare dalla fidanzata Lara Flynn Boyle perché si vergognava. In Tutto può succedere (2003) interpretava un ricco don Giovanni che ne faceva ampiamente uso. Interrogato sulla questione, dichiarò: «Prendo il viagra solo quando sono con più di una donna».
Denari Solo Joker, tra ingaggio, diritti e riconoscimenti, gli avrebbe fruttato tra i 60 e i 90 milioni di dollari.
Politica Un liberal da sempre. Si batté pubblicamente contro la guerra in Vietnam. Sostenne Bill Clinton, presenziando alla sua cerimonia di inaugurazione e difendendolo anche dopo lo scandalo Lewinsky: «Sostengo che sarò sempre dalla sua parte perché è uno che fa sesso». Oggi non ha più tanta voglia di impegnarsi in politica. «Quel che potevo l’ho fatto nel ’72, a sostegno di George McGovern. Con quelli della mia generazione rock’n roll abbiamo racimolato un mucchio di soldi, per lui. Avevamo in mente tre linee guida: abbattere i monopoli, liberalizzare la droga, puntare sull’energia solare. E poi convertire gli ex militari in poliziotti, aumentare gli stipendi agli insegnanti... Credo siano idee valide ancora oggi».
Religione Cresciuto come cattolico, ha smesso di andare in chiesa alle superiori.
Vizi Sigarette, sigari, sigarette elettroniche.
Curiosità Alto 1 metro e 73 • Soprannominato «Nick» o «Mulholland Man» • Grande tifoso dei Los Angeles Lakers • Gli piace il wrestling. Lottatori preferiti: Harley Race, Ric Flair e John Cena • Auto preferita: la Mercedes-Benz 600 (ne ha avuta una per trent’anni) • Seconda grande passione dopo il cinema: la pittura. «Non so se sono un bravo pittore. Mi dedico all’arte figurativa. Ho iniziato ritraendo i miei figli, le più grandi gioie della vita, oggi, mi arrivano attraverso loro. Winston Churchill scrive sulla pittura: la prima cosa che devi dire a te stesso è che non sei un pittore. Lo fai per adoperare un’altra parte del tuo cervello. È come imparare un’altra lingua. Molto riposante, io lo faccio la sera. Non mi sentirei mai di autodefinirmi un pittore, un artista» • Nel giugno 1998 visitò Cuba, incontrò gli attori locali, gli fecero vedere una fabbrica di sigari, frequentò ristoranti e locali jazz (tutte cose cui i cubani non hanno accesso). «Ho parlato con Fidel Castro di tutto, della vita, della cultura. Fidel è un genio, un umanista e penso che non abbia mai voluto rompere con noi. I cubani hanno una mentalità molto aperta e non nutrono ostilità nei confronti del popolo americano» • Ha definito The Joker «una versione psicopatica di Bugs Bunny» • Quando Heath Ledger, dopo aver interpretato Joker nel Cavaliere oscuro (2008), disse che il ruolo l’aveva lasciato esausto, preda di attacchi d’ansia e d’insonnia, lui disse: «Mai successo, a me. Nemmeno ai tempi di Shining» • Gli avevano offerto il ruolo di Michael Corleone nel Padrino, lui disse di no, che avrebbe dovuto farlo un vero italiano • Si è comprato una villa con piscina e campo da golf a fianco a quella di Marlon Brando, il suo idolo di quando era adolescente. «Marlon era il miglior vicino possibile e se, la notte, uscivo a guardare le stelle e le luci di Los Angeles, che sembrano un tutt’uno, sentivo la musica che ascoltava e, a volte, lo vedevo: un’ombra silenziosa che osservava, come me, i misteri di quel mondo vicino e lontano, che nascondeva tante vite, incontri, illusioni, vittorie, rimpianti» • Seconda casa a Aspen, Colorado • «Cosa la rende felice? “Avere passione, dire la verità, essere leale. E, vorrei aggiungere, disporre di un bel guardaroba”» (Silvia Bizio, Rep, 23/12/2010) • Ancora ignora l’identità di suo padre • Oggi passa il tempo riguardando vecchi film • «Quando ho compiuto settant’anni, per la prima volta mi sono sentito più giovane della mia età. Non era mai successo, dopo i cinquanta» • «Ci sono molte cose sceme che non posso più fare come lavorare per 12 o 14 ore al giorno e poi star fuori tutta la notte a far follie e a infilarmi nella vita degli altri. Non ho più le energie per farlo e soprattutto non ho più la stessa libido. C’è stato un tempo in cui ho creduto di non poter dormire se prima non mi fossi concesso un contatto amoroso. Oggi trascorro molto tempo da solo: è diverso, liberatorio, temo solo di cominciare a preferirlo a tutto il resto» (Maria Orega, Sta, 12/2/2003) • Nonostante la veneranda età, spesso gira nudo per casa e lo fa spesso senza chiudere le tende (Ivan Rota, Chi, n.18, 5/5/2010) • Figli e nipoti vorrebbero che Jack vendesse la casa di Mulholland Drive e si trasferisse con loro a Beverly Hills. Lui non molla: «Questa è sempre stata la mia casa perché l’ho scelta e voluta, comprese le pareti dove ho appeso i miei quadri, le stanze dove ci sono i libri raccolti in una vita, i tre Oscar che ho vinto, le fotografie di tanti miei film. In questa casa, in questa città dove mi sono trasferito quando avevo diciassette anni e sognavo di diventare un attore, ogni compleanno trova un senso e la continuazione della mia vita» • «Sono questo vecchietto che vede, ma mi sento molto bene. Non faccio progetti sul funerale e sulle esequie, anche se con la mia claustrofobia non mi ci vedo chiuso in un loculo. Non penso alla morte più di quanto non facessi da giovane. È una paura che ci accompagna tutti, ma è vero che, come dice Michael Caine, ora giocano a bowling nella nostra fila, i birilli ci cadono intorno, poi toccherà a noi» (Finos).
Titoli di coda «Mi scusi, sa, ma devo farle la domanda del Viagra, avevo detto un po’ intimidita, chiudendo l’intervista. E lui, con l’aria di uno che sa che effetto fa Jack Nicholson che ti fa una domanda del genere, e sorridendo col sorriso di Le streghe di Eastwick: “Me lo chiede per interesse personale?”» (Soncini).