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 2022  aprile 26 Martedì calendario

Biografia di Muhammed Fethullah Gülen

Muhammed Fethullah Gülen, nato a Pasinler (Turchia) il 27 aprile 1941 (81 anni). Predicatore e politologo. Fondatore e leader dei movimenti Hizmet e Alliance for Shared Value. Fondatore anche di una rete di scuole religiose diffusa in 160 paesi. «Per i seguaci, che lo adorano, è l’imam che crede nella scienza, nel dialogo interreligioso, in una democrazia multipartitica. Gülen è dotato di fiuto da imprenditore nel settore dell’edilizia, ma abile pure come editore. Potente, influente, ricco. In grado di avviare un dialogo con il Vaticano, come nel 1998 quando fece visita a Giovanni Paolo II, e di incontrare leader religiosi ebrei. Ha milioni di seguaci. Propone la visione di un Islam moderato. Passa ore in meditazione. Ha seri problemi di diabete e al cuore» (Marco Ansaldo).
Vita Avvicinato alla conoscenza della lingua araba dal padre Ramiz, imam. La madre Rafia, sua prima maestra, lo ha avviato alla lettura e allo studio del Corano. Ottenuta nel 1959 la licenza di predicatore dal Direttorato di Stato per gli Affari religiosi, ha iniziato a insegnare e predicare nella città di Edirne, nella Turchia occidentale, dove ha ricevuto l’incarico di assistente imam presso la moschea di Üçşerefeli • «Durante la formazione, fu influenzato dal pensiero di figure quali Abu Hanifa – fondatore della scuola hanafita –, Ahmad Sirhindi, l’imam al-Ghazali e Said Nursi, quest’ultimo assertore della compatibilità tra scienza e religione, libertà e fede, tradizione e modernità; una dottrina che sarebbe poi stata alla base dello stesso islamismo gülenista. Dopo aver svolto il servizio militare tra il 1961 e il 1963, riprese l’attività a Edirne, ma i suoi sermoni iniziarono ad avere maggiore seguito con il trasferimento nel 1966 a Smirne, dove accanto alla predicazione si dedicò al sostegno degli allievi della scuola coranica presso la moschea di Kestanepazarı. La sua maggiore visibilità lo portò a predicare in città e villaggi limitrofi, a tenere incontri in caffè e circoli, a organizzare campi estivi per gli studenti. Dopo un breve periodo di detenzione successivo al golpe militare del 1971, lasciò Kestanepazarı, ma continuò a dedicarsi ai giovani e agli studenti predisponendo nuovi luoghi di studio e dormitori nella regione dell’Egeo, grazie al contributo di donatori locali. Venne così a formarsi quella prima rete di persone legate al concetto di servizio per la comunità, una rete che poi si sarebbe ramificata raccogliendo sempre più risorse e finanziamenti, strutturandosi come Movimento gülenista, in turco Hizmet (“servizio”). Tale modello, incentrato sull’importanza dell’educazione, prese a istituzionalizzarsi nel corso degli anni Settanta, dopo i trasferimenti del predicatore a Manisa (1974) e Bornova (1976). L’espansione del Movimento proseguì e si consolidò nel decennio successivo, ai tempi di Turgut Özal, primo ministro tra il 1983 e il 1989 e poi presidente della Repubblica fino al 1993. All’inizio degli anni Novanta erano oltre cento le scuole fondate in Turchia dai membri di Hizmet, accanto a numerosi centri studi e corsi per la preparazione all’esame di accesso alle università; inoltre il network prese a radicarsi anche al di fuori dei confini anatolici, in particolare nelle repubbliche ex-sovietiche dell’Asia centrale che con la Turchia condividono affinità linguistiche e culturali» (Treccani) • «Personaggio assai complicato, in parte predicatore, in parte generoso finanziatore di iniziative caritatevoli in Africa e in Asia, in parte uomo politico. Appartiene al sufismo, una corrente dell’Islam devota e operosa che ricorda, per certi aspetti, il giansenismo» (Sergio Romano) • «Nel 1998 ha lasciato la Turchia dopo essere stato incriminato di aver tramato per instaurare un esecutivo islamico (processo da cui è stato assolto nel 2008, ndr). Dopo il 1999 si è trasferito negli Stati Uniti, a Saylorsburg, 150 km a nord di Filadelfia, estremo lembo della Pennsylvania orientale, una cittadina della contea di Monroe di poco più di mille abitanti incastonata tra i boschi delle montagne Pocono» (Francesco Semprini) • «È stato accolto negli Stati Uniti grazie ai buoni uffici di un ex agente della Cia che lo ha raccomandato per un permesso di soggiorno in Pennsylvania. Ma non ha perso il contatto con il suo paese dove può contare su molti estimatori e ammiratori nel mondo degli affari, della pubblica amministrazione, della magistratura, della polizia e della istruzione» (Sergio Romano) • Prima stretto alleato e poi acerrimo nemico di Recep Tayyip Erdoğan. «Come Erdoğan, il predicatore era un “islamista soft”, nemico del secolarismo imposto da Atatürk dopo il collasso dell’Impero Ottomano. Ma quando Erdogan era ancora nel pieno della sua scalata al potere politico, Gülen aveva già il controllo di un movimento ai confini tra religione, politica ed economia. Una sorta di Opus Dei, Comunione Liberazione e Compagnia delle Opere messe insieme. Ma di matrice islamica. Senza il supporto di Hizmet, difficilmente il partito Akp ed Erdoğan sarebbero riusciti a prendere il controllo quasi assoluto del potere» (Claudio Gatti) • «I primi dissapori si sono manifestati per ragioni di potere. Il futuro sultano non tollerava la crescente influenza del “socio americano”, che ormai non aveva freni. Apriva sedi dappertutto, compresa l’Italia, con alcuni centri assai importanti, e legami influenti anche con il mondo cattolico» (Antonio Ferrari) • «Uniti dalla necessità di allearsi contro il nemico comune, l’esercito, desiderosi entrambi di ampliare la propria sfera di influenza. Erdoğan va al potere alla fine del 2002 con il suo nuovo partito conservatore, ma dalle innegabili radici religiose. Gülen lo affianca con il suo movimento influente. L’anno dopo, indagini della polizia unite a inchieste della magistratura, iniziano a minare l’immagine dei generali, ancora potentissimi. Nel 2008 e 2010 esplodono inchieste su corruzione e tentati golpe, e i militari sono per la prima volta costretti ad arretrare dalle stanze del potere. Protagonista del colpo di scena una generazione di giudici presi in Anatolia, capaci di accedere a una buona istruzione grazie a borse di studio offerte dalle scuole di Gülen. Nel 2011, però, cambia tutto: quando vengono presentate le liste elettorali del partito, circa 60 politici considerati vicini alle posizioni di Fethullah restano fuori. Le scuole del movimento cominciano a essere vessate. Gli appalti più importanti, i contratti più remunerativi, finiscono a imprenditori vicini al partito, lasciando alle imprese di Gülen solo briciole. Hizmet diventa “la struttura parallela”, un apparato sovversivo infiltrato in media, magistratura, università, polizia, esercito. Passano due anni, e comincia la vendetta. Sono in molti a immaginare lo zampino di Gülen dietro la Tangentopoli turca del dicembre 2013, scoppiata con video provenienti dagli Usa, che colpisce uomini d’affari e politici, fino a coinvolgere il figlio di Erdoğan, Bilal. Altri vedono negli scoop giornalistici che mettono in rilievo il coinvolgimento del governo turco nel passaggio di armi in Siria ancora un ruolo di Fethullah» (Marco Ansaldo) • Eletto nel frattempo presidente della Repubblica nell’agosto 2014, Erdoğan ritiene inoltre che Gülen sia dietro al tentato golpe del luglio 2016 («Il paese non sarà guidato da una casa della Pennsylvania», ha detto il presidente turco nella nota intervista su Facetime durante il tentato golpe). Dal golpe Gülen aveva preso subito le distanze: «Condanno, nei termini più duri, il tentato colpo di Stato militare. Al governo si deve arrivare attraverso un processo di elezioni libere ed eque, e non attraverso la forza». Poi aveva contrattaccato: «Io non penso che il mondo possa credere alle accuse mosse dal presidente Erdoğan. È possibile si sia trattato di un colpo di Stato messo in scena per portare ad altre accuse contro di noi» • Erdoğan, che già nel 2014 aveva annunciato di voler chiedere agli Usa l’estradizione del predicatore, ha rinnovato all’indomani del colpo di Stato sventato i propositi, ma il segretario di Stato statunitense J. Kerry ha invitato la Turchia a presentare prove che dimostrino il coinvolgimento di Gülen nell’organizzazione del golpe. Nelle settimane successive al fallito colpo di Stato, migliaia di magistrati, docenti e dipendenti pubblici ritenuti affiliati o comunque vicini al movimento di Gülen – designato dal governo turco come organizzazione terroristica – sono stati rimossi dagli incarichi. Ad agosto 2016 i procuratori della provincia occidentale di Uşak hanno predisposto nei confronti di Gülen un atto d’accusa di 2.527 pagine, chiedendone la condanna a due ergastoli e ulteriori 1.900 anni di reclusione per aver «cercato di distruggere l’ordine costituzionale con la forza, costituito e armato un’organizzazione terroristica e finanziato il terrorismo» • Vive ancora oggi Saylorsburg in una «residenza-fortezza, una specie di castello dove ha sede il Golden Generation Worhip & Retreat Center chiuso al pubblico e l’abitazione di Gulen, protetta da un centinaio di uomini addestrati militarmente e osservanti della dottrina Hocaefendi, per cui, ad esempio, non si uniscono in matrimonio sino ai 50 anni. Sulla proprietà di oltre 110 mila metri quadrati si ergono un enorme chalet, che rappresenta la struttura centrale, dove al primo piano c’è una sala da pranzo per le guardie della magione. Il secondo è uno spazio aperto con divani e biblioteca dai volumi preziosi sull’Islam e sull’Hocaefendi dove i discepoli si dedicano alla palestra spirituale di cultura e religione. Attorno allo chalet ci sono centri ricreativi, dormitori, foresterie per ospiti, campi da basket, da calcio e una pista per gli elicotteri. Alle donne non è concesso dormire nel centro, per loro sono state adibite strutture ad hoc sulla stessa Mt. Eaton Road. Il centro è dotato di poligoni di tiro dove le guardie islamiste si addestrano sollevando le ire degli abitanti “disturbati dall’insistente rumore delle raffiche di armi automatiche e del volo basso degli elicotteri”. A nulla sono valse le proteste, anche della stessa comunità turca, che proprio in occasione del golpe ha sfilato davanti alla proprietà accusando Gülen di essere il cospiratore che mina i destini della loro nazione (e la sicurezza dei loro cari in patria). È anche intervenuta l’Fbi e l’Homeland Security ha invocato la sua espulsione, ma lui è intoccabile grazie a una sentenza della Corte suprema che ne stabilisce il fondamentale ruolo che riveste nel campo dell’istruzione. Gülen è quasi un’entità eterea, in esilio autoimposto nei suoi appartamenti al terzo piano dello chalet» (Francesco Semprini) • «In salotto, nella fattoria di Saylorsburg, tra i fitti boschi della Pennsylvania, tiene alcuni barattoli di vetro: dentro c’è il terriccio della Turchia, preso in regioni diverse. Lui a volte li apre, li odora, e sente fra le dita la terra dove non vive più dal 1999. Se dovesse mai rientrare, estradato dagli Stati Uniti, la forca in Turchia verrebbe riaperta solo per lui» (Marco Ansaldo).