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 2022  maggio 05 Giovedì calendario

Come ha fatto Kirill a fare i soldi

Ha messo la sua Chiesa al servizio di Vladimir Putin definendolo un «miracolo» e ha agitato il suo turibolo per benedire ogni sua guerra come «santa», dalle crociate contro i gay all’ultima offensiva militare: la cosiddetta “operazione speciale” in Ucraina. Fino ad accusare Papa Francesco, il “Papa Rimskij”, il “Papa di Roma”, di ostacolare «il dialogo costruttivo» perché in un’intervista alCorriere lo aveva definito il «chierichetto di Putin». Ora Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie dal 2009, dovrebbe essere incluso nel sesto pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea contro Mosca. La speranza dei suoi detrattori è che, nella ricerca di beni da sequestrare e fondi da congelare, venga fuori il reale ammontare del suo patrimonio, stimato da Novaja Gazeta tra i 4 e gli 8 miliardi di dollari.
Kirill, al secolo Vladimir Mikhailovich Gundjaev, come Putin, viene da quella che 75 anni fa era Leningrado. A differenza del nonno, sacerdote vittima delle repressioni staliniste, sale rapidamente la scala gerarchica della Chiesa ortodossa sovietica: seminarista a 19 anni, a 25 anni rappresenta l’Urss al Consiglio mondiale delle Chiese e a 42 assume la guida del Dipartimento delle Relazioni esterne, una sorta di ministero degli Esteri. Una carriera così sfolgorante da alimentare i sospetti di una sua militanza nel Kgb che allora si affidava al clero per spiare i fedeli.
Negli Anni ’90 venne soprannominato il “metropolita del tabacco” perché avrebbe approfittato delle esenzioni fiscali ecclesiali per rivendere sigarette. E petrolio. Accumulando così enormi ricchezze e di pari passo l’amore per il lusso. Orologi, innanzitutto, come il Brequet da 30mila dollari con cui venne immortalato in una fotografia subito ritoccata per scongiurare scandali, ma dimenticando maldestramente di rimuoverne il riflesso sul tavolo. E ancora yacht e immobili: da una dacia a tre piani su due ettari e mezzo di terreno nella tenuta di Peredelkino a “un’intera Venezia” nell’isola di Valaam in Carelia fino a un palazzo a Gelendzhik sul Mar Nero e a un attico nella cosiddetta “Casa sul Lungofiume”, che ospitava la nomenklatura sovietica a Mosca, passato alla storia come “l’appartamento polveroso” in una causa tra vicini che ne rivelò l’esistenza. Tutte «assurdità», ha sempre smentito il suo addetto stampa.
Nei giorni del conclave che il 27 gennaio del 2009 portarono alla sua elezione come patriarca, il quotidiano Vedomosti lo chiamò «il candidato del potere». Da allora Kirill ha trasformato la Chiesa Russa Ortodossa in una macchina politico-religiosa al servizio del Cremlino. Pronto a definire «forze del male» i detrattori dell’offensiva russa in Ucraina o a invitare i russi a «riunirsi» attorno al leader per combattere i suoi «nemici esterni e interni».