Corriere della Sera, 5 maggio 2022
Biografia di Dmitry Peskov
Infine resterà anche la sua faccia abbattuta. Era il 21 marzo, primo giorno di primavera e quasi un mese dall’inizio della cosiddetta Operazione militare speciale. Christiane Amanpour della Cnn stava intervistando Dmitry Peskov con un piglio notevole. Perché avete così paura di Navalny? Perché negate i crimini commessi dai vostri soldati? Ecco un video che ne mostrava uno, innegabile. A quel punto, il portavoce di Vladimir Putin, l’uomo che per mestiere deve sostenere anche l’insostenibile, si accartocciò su sé stesso, con una espressione contrita sul viso. E tacque, non sapendo cosa dire, lui che con le parole ci ha costruito una fortuna.
Raccontano che in privato sia una persona dai toni sobri e quasi dimessi, come il suo aspetto e i suoi completi grigi. Ma la sua funzione pubblica è quella di ombra del presidente, da ventidue anni. Nella vita di prima, non disdegnava una certa simpatia per l’Occidente, che criticava con il sorriso sulle labbra, dimostrando di conoscerne i vizi ma anche le virtù. Una carriera diplomatica alle spalle, figlio di un ex ambasciatore dell’Unione sovietica, Peskov ha sempre fatto notizia soprattutto per le persone che gli gravitano intorno. E qui non si parla solo di Putin.
Nel 2015, durante la festa per il suo terzo matrimonio, in questo caso con la ex campionessa olimpica di pattinaggio Tatiana Navka, fu immortalato con al polso un orologio da 600 mila euro, che all’epoca valevano sette volte il suo stipendio annuale. L’estate seguente, il team-Navalny pubblicò una inchiesta nella quale si dimostrava come il sobrio Peskov avesse fatto una lunga vacanza in Sardegna a bordo di uno yacht affittato alla modica cifra di 350 mila euro a settimana. La spiegazione ufficiale fu che la moglie, organizzatrice di spettacoli sul ghiaccio, aveva pagato sia l’orologio che il noleggio dell’imbarcazione. Ma non fu troppo convincente. Gli ha creato qualche problema la figlia ventiquattrenne Elizaveta, che subito dopo l’inizio dell’Operazione militare speciale si è dichiarata contro la guerra. Ma soprattutto, a metà marzo, è tornata a parlare lamentandosi delle sanzioni che hanno colpito la sua famiglia. «Così non potrò visitare le città che amo, come New York e Londra» ha detto, incarnando così lo stereotipo del russo occidentalizzato e ingrato verso la propria patria contro il quale il padre si scaglia a giorni alterni.
Le verità è che in questi mesi Peskov sta recitando un ruolo che non ama. Non solo perché gli capita di fare spesso il parafulmine per conto terzi. È un uomo fedele alla sua impronta diplomatica, che ha sempre avuto un modo «gentile» di interpretare il suo ruolo, tentando di evitare coinvolgimenti personali nelle decisioni politiche. Ma niente è ormai più come prima. E in un mondo a tinte sempre più forti, le sfumature di grigio non sono più concesse. A nessuno.