il Giornale, 5 maggio 2022
Giampiero Mughini parla di guerra e informazione
Giampiero Mughini difende la scelta della Ue di inviare armi in Ucraina e delimita i ragionamenti della sinistra alla Santoro.
La Pace proibita di Michele Santoro è il ritorno della sinistra massimalista?
«Lasciamo perdere le definizioni troppo affrettate. Diciamo che i personaggi in questione, da Michele Santoro a Sabina Guzzanti, lo sappiamo da sempre a quale latitudine se ne stanno scolpiti come nella pietra. Detto questo, il dramma con cui ci stiamo confrontando è molto complesso. Non è facile uscirne con una sola verità pronunciata a voce alta una volta per tutte».
Da che partito è rappresentata tale area?
«Per certi aspetti dal Movimento 5 Stelle, e ammesso che loro siano in grado di rappresentare qualcuno».
Poi ci sono posizioni come quella di Orsini.
«Nell’analisi del professor Alessandro Orsini, che è persona rispettabilissima, c’è un’atroce verità. Che se colpisci gravemente l’Armata Rossa c’è il rischio di una sua reazione bestiale».
Però lei concorda sull’invio di armi in Ucraina da parte dell’Ue.
«Se c’è una guerra in cui qualcuno ha aggredito qualcun altro, mi sembra elementare il dover aiutare l’aggredito in modo che non debba trattare da posizioni di estrema debolezza. L’Unione europea è fatta da Paesi molto diversi tra loro. E con tutto questo l’Ue è stata molto compatta, a cominciare dall’avere deciso tutti assieme e le sanzioni e l’invio delle armi».
Come interpreta la prospettiva occidentale?
«Noi dobbiamo convivere pacificamente con la Russia e comprenderne al meglio le ragioni. E tanto più che se si formasse un’alleanza anti-occidentale russo-cinese-indiana allora sì che sarebbero ca... amari. Non dimentichiamoci che i nostri sono Paesi dove se decidi di risparmiare abbassando di un grado il riscaldamento consentito, in molti si mettono a piangere. Da quell’altra parte, dico in Russia, sono assuefatti al salario medio di 400 euro».
Si tratta di uno spartiacque per l’Occidente.
«C’eravamo acquartierati in una pace che durava da oltre mezzo secolo. Adesso la parola è passata ai cannoni e ai droni. Per non dire di peggio, il che è tuttora possibile».
Come sta la globalizzazione?
«A me la globalizzazione sembrava un fenomeno positivo. Che i russi venissero a passare la vacanze nei luoghi più belli d’Italia, mi sembrava un’ottima cosa. E a questo proposito sto attento a quel che fanno e pensano i russi più ricchi. Com’è che in poche settimane ne siano morti ben sette in condizioni misteriose? È in quegli ambienti che si sta muovendo qualcosa di anti-Putin?».
Che ne pensa di Zelensky?
«Un uomo che non aveva un curriculum politico di eccellenza ma che quando la situazione s’è fatta dura ha mostrato carattere. Nelle prime settimane dell’offensiva sovietica e quando noi tutti pensavamo che quell’offensiva avrebbe avuto la meglio in poche settimane, lui ha detto di non avere bisogno di un passaggio per filarsela via e bensì di armi per resistere».
Si fa un gran parlare di «antisemitismo» da parte russa.
«Al momento, checché ne dica Lavrov, l’antisemitismo non ha nulla a che vedere con quel che sta succedendo in Ucraina. E dire che Lavrov passava per un uomo intelligente agli occhi degli uomini politici occidentali che lo avevano frequentato. Forse parla al modo in cui lo ha fatto su ReteQuattro perché altrimenti Putin lo spedirebbe dritto filato in Siberia».
Lo scoop di Giuseppe Brindisi?
«Ha fatto benissimo, anche se forse la parola intervista non è la più giusta».
Papa Francesco vuole incontrare Putin.
«Il Papa si barcamena e temo che a differenza di Giovanni Paolo II il suo ruolo non sarà determinante in questa occasione».