Gianluca Di Feo per “la Repubblica”, 4 maggio 2022
L’ULTIMO MIGLIO DELLA GUERRA - I RIPETUTI ATTACCHI RUSSI PER ISOLARE ODESSA SERVONO A OSTACOLARE I RIFORNIMENTI DI ARMI OCCIDENTALI - MOSCA VUOLE APRIRE UN NUOVO FRONTE A SUD, GIOCANDO DI SPONDA CON LA TRANSNISTRIA: UNA MOSSA PER INCUNEARE LA MINACCIA ALLE PORTE DELLA NATO E DELLA UE, ARRIVANDO A PORTATA DI MISSILE DALLE BASI ROMENE DI COSTANZA DOVE OGGI SONO SCHIERATE LE TRUPPE AMERICANE E GLI STORMI ATLANTICI... -
Chiamatela "Operazione Ismaele". Perché questo è il nome antico di Izmail, il capoluogo della Bessarabia: un'altra terra perduta nella storia d'Europa che potrebbe presto entrare nei piani di Mosca. Stiamo parlando della regione sul Mar Nero, incastonata tra Odessa, Moldavia e Romania: un pezzo di Ucraina popolato dagli eredi dei coloni deportati da Stalin e dove metà degli abitanti sono rimasti di lingua russa.
Da diversi giorni gli analisti stanno cercando di decifrare le attività militari condotte in prossimità di questa zona. I raid degli invasori infatti si sono accaniti contro il grande ponte sull'estuario del Dnestr: in una settimana è stato bombardato tre volte, smantellandolo. L'effetto è quello di isolare Odessa dal Sud, obbligando a una lunga deviazione per raggiungere la Romania. La motivazione principale pareva quella di ostacolare i rifornimenti di armi occidentali ai difensori della metropoli: sbarrare la ferrovia che serve per consegnare i blindati e cannoni. La distruzione del ponte ha però interrotto ogni collegamento tra la Bessarabia e il resto dell'Ucraina.
Ecco materializzarsi uno scenario differente: l'ipotesi di un'azione russa nell'angolo più meridionale del Paese, vicinissimo all'enclave della Transnistria. Una mossa che potrebbe contare sul sostegno di parte della popolazione, culturalmente distante dal nazionalismo di Kiev, ottenendo un doppio risultato strategico. Il primo è incuneare la minaccia alle porte della Nato e della Ue, arrivando a portata di missile dalle basi romene di Costanza dove oggi sono schierate le truppe americane e gli stormi atlantici. Il secondo è tenere Odessa sotto un tiro incrociato da due lati, inasprendo così il blocco del porto vitale per l'economia ucraina.
Un indizio dell'interesse per questo quadrante viene anche dalle mosse delle forze armate di Kiev. Da una settimana i droni Bayraktar si stanno concentrando intorno all'Isola del Serpente, che si trova proprio di fronte alla Bessarabia. È l'isoletta occupata dai russi nelle prime ore del conflitto, celebre per il «Fuck you» con cui la guarnigione rispose all'offerta di resa. I bombardieri teleguidati adesso la prendono di mira: in pochi giorni hanno colpito due semoventi contraerei e due motovedette.
La marina di Mosca però non desiste. Altre motovedette "Raptor" sono state fotografate dai satelliti nelle stesse acque: sono battelli veloci, destinati a compiti di ricognizione e al trasporto di nuclei di commando. Insomma, non servono per pattugliare il mare aperto ma per incursioni sulla costa. E lì davanti c'è solo la Bessarabia, che gli ucraini chiamano Budzak. Possibile che i russi tentino uno sbarco?
Nonostante l'affondamento dell'incrociatore Moskva, la Flotta del Mar Nero è ancora potente e dispone di una squadra d'assalto anfibio, con navi speciali e reparti di marines. Il litorale in quella zona non è molto presidiato, perché i difensori sono tutti a Odessa. Ma la distanza dalle basi navali della Crimea creerebbe un problema di rifornimenti notevole: l'unica postazione vicina è proprio l'Isola dei Serpenti, priva di magazzini o aeroporti.
Allo stesso tempo, la Bessarabia- Budzak è accanto alla Transnistria, dove dopo gli ultimi attentati l'esercito locale e il piccolo contingente di Mosca sono in massima allerta: hanno persino annullato la parata del 9 Maggio per essere pronti a mettersi in marcia. E dove esistono depositi colossali di munizioni, accantonate dall'epoca sovietica. L'Operazione Ismaele potrebbe quindi scompaginare le sorti della guerra, obbligando Kiev a rivedere le linee di resistenza e creando un diversivo.
Ma esporrebbe il Cremlino a rischi altissimi. Finora l'armata di Mosca si è mostrata incapace di attacchi coordinati: quando li hanno tentati, come nel blitz contro gli aeroporti di Kiev, hanno subìto perdite disastrose. I prossimi giorni ci diranno cosa ha in testa Valerij Gerasimov, il comandante in capo che ha appena visitato il fronte, e come intende utilizzare la riserva di uomini e tank che non è ancora entrata in campo: se proseguire nella lenta avanzata nel Donbass oppure sfidare il mondo con una mossa a sorpresa.