Corriere della Sera, 4 maggio 2022
La Scala dei turchi va all’asta?
AGRIGENTO Appello dalla Scala dei Turchi ad Elon Musk, il ricco imprenditore famoso anche per le imprese spaziali. Stavolta invitato a metter piede sui candidi scaloni disegnati dalla natura a due passi dalla Valle dei Templi. Invitato ad acquistare il gigante di marna bianca adagiato sull’azzurro mare di Pirandello.
Appello provocazione. Lanciato dal «proprietario» di questo bene monumentale, il pensionato Ferdinando Sciabarrà, un tempo considerato quasi come il protagonista di Totò truffa 62 con il principe De Curtis pronto a vendere la Fontana di Trevi a uno sprovveduto americano. Ormai, da un anno, riconosciuto proprietario dai periti del tribunale di Agrigento. Sciabarrà, appoggiato alla staccionata da dove mostra la «sua» Scala, lancia la sfida: «Non è bastato dire alla Regione, al Comune di Realmonte e agli enti pubblici interessati “Ve la regaliamo”. Perché sono arrivate solo promesse. Senza nulla fare. E, dopo un anno, preoccupati da una stagione che si annuncia come un assalto ai gradoni della Scala, la mettiamo all’asta, facendo appello per primo a Elon Musk perché se la compri lui, la protegga e la usi al meglio...».
In effetti, come ricostruisce il suo avvocato Giuseppe Scozzari, i giudici penali hanno riconosciuto che la Scala, nella parte superiore, fino all’area demaniale dei frangiflutti, stando a vecchie carte catastali e contratti passati ai raggi X, è stata ereditata da questo ex funzionario della Camera di commercio di Agrigento: «Stanco di una vita combattuta fra carte bollate contro chi lo riteneva un truffatore».
E lui, sostenuto dalla figlia Angela, funzionario della Banca d’Italia: «Volevo donarla alla pubblica amministrazione ma il “pubblico” è sordo. Volevamo affidarla ad una associazione ambientalista e ci è stato impedito... È necessario consentire visite in sicurezza dei turisti con accessi controllati, non solo con staccionate facilmente aggirabili. Bisogna bloccare gli smottamenti della roccia che si sfalda». Attacco bilaterale: «La Regione l’anno scorso, dopo l’esito della vicenda penale, promise di interessarsi alla gestione. Come l’amministrazione comunale che, invece di realizzare i controlli, ha riaperto contro di noi una causa civile per rivendicare una usucapione smentita dai periti del giudice penale».
In effetti la sindaca di Realmonte, Sabrina Lattuca, l’ha ripetuto dopo il blitz di quel balordo che a gennaio imbrattò la Scala di vernice rossa: «Avevamo accolto con piacere la donazione del proprietario. Ci attiveremo con gli enti preposti...». E gli assessori regionali, dopo l’ultimo oltraggio: «Massima protezione, anche con la Forestale...». Ma quando? È l’interrogativo di Scozzari: «Alla Regione ci hanno convocato più volte per incontri. Alcuni, aria fritta. Altri, saltati per sopravvenuti impegni. Sì, “chiacchiere e distintivo”, per dirla con Robert De Niro. Non un solo passo concreto».
L’inquietudine scatta davanti a centinaia di turisti che ogni giorno accerchiano i gradoni, come nota Sciabarrà: «Lo stallo ci preoccupa anche perché temiamo per le responsabilità che possono derivare da tanta indifferenza. Non abbiamo la forza di gestire il flusso in sicurezza perché nessuno si faccia male». Perché Elon Musk? «Se le istituzioni siciliane non sono capaci, ben venga qualcuno come Musk. Purché la renda fruibile gratis come abbiamo fatto noi da sempre». E il suo avvocato, prevedendo l’obiezione sul mancato business: «Musk o altri possono guadagnare in immagine. Cedendo il sito per pubblicità o altro ai grandi della moda, per esempio. Certo, non per costruirci sopra un chiosco o un albergo».