Corriere della Sera, 4 maggio 2022
Covid, come curarsi a casa
Dagli antinfiammatori alle pillole antivirali. Ecco quali medicine usare a casa per combattere la variante Omicron.
1 Con la variante Omicron (e relativi sottolignaggi) al 100% dei sequenziamenti in Italia e un numero stabile di positivi e ricoverati (rispettivamente 1 milione e 200 mila e poco più di 10 mila, tra reparti ordinari e terapie intensive), resta significativa la quota di pazienti con infezione lieve che vengono curati a domicilio, grazie ai vaccini. Quali farmaci si possono usare oggi?
Per gli asintomatici o paucisintomatici, la stragrande maggioranza dei positivi, il trattamento si basa su paracetamolo o Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei), indicati in caso di febbre o dolori. Alcuni studi mostrano che gli antinfiammatori possono ridurre le ospedalizzazioni, ma i risultati non sono ancora conclusivi. Con le vaccinazioni di massa l’attenzione si è spostata dalle terapie in ospedale a quelle da somministrare a casa, con l’obiettivo di ridurre al minimo i ricoveri per non intasare gli ospedali lasciando indietro i pazienti non-Covid, cosa che è stata drammaticamente evidente in oltre due anni di pandemia. Chi rischia la malattia grave, per patologie pregresse (come diabete o obesità) o per immunocompromissione (pazienti oncologici, trapiantati) o anche semplicemente per l’età avanzata, può essere candidato ai farmaci costruiti specificamente su Sars-CoV-2: antivirali e anticorpi monoclonali. I primi agiscono bloccando la replicazione del virus, mentre i monoclonali forniscono al paziente una barriera difensiva immediatamente attiva. Né gli uni né gli altri però hanno effetto profilattico: per prevenire l’infezione, e ancor più la malattia severa, servono i vaccini.
2 I nuovi farmaci funzionano anche contro BA.2, sottovariante di Omicron ampiamente dominante (86,6% dei sequenziamenti secondo l’Istituto superiore di sanità)?
Gli antivirali usati in Italia (remdesivir, molnupiravir, nirmatrelvir/ritonavir) hanno mantenuto la propria efficacia nei confronti dei nuovi ceppi, a patto che la somministrazione avvenga entro 5-7 giorni dall’insorgenza dei sintomi. «Molnupiravir (Veklury), primo farmaco per via orale approvato dalle Agenzie regolatorie, agisce provocando errori nella replicazione dell’Rna virale – chiarisce Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e professore chiara fama di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano —: la sua efficacia negli studi si è attestata al 30%. Dà migliori risultati il combinato nirmatrelvir/ritonavir (Paxlovid) che agisce sulla polimerasi virale, area altamente conservata sia in Sars-CoV-2 che in molti altri coronavirus». Remdesivir è l’unico dei tre antivirali che non può essere preso a domicilio, ma solo in ospedale per via endovenosa.
3 E gli anticorpi monoclonali?
Si sono rivelati utili fino all’arrivo di Delta, molto meno con Omicron. L’unica eccezione è rappresentata da sotrovimab, che però sembrerebbe incapace di contrastare BA.2. «La ricerca va avanti: in un lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine vengono illustrati i risultati promettenti di un mix di due anticorpi monoclonali prodotto da AstraZeneca – aggiunge Remuzzi —. Inoltre sono in corso studi su farmaci già noti che potrebbero bloccare la proteasi responsabile dell’ingresso della proteina Spike nelle cellule: camostat mesilato e bromexina. Servono però ulteriori indagini».
4L’Agenzia del farmaco ha dato ai medici di base la possibilità di prescrivere gli antivirali orali per Covid. Quali sono i pazienti candidabili?
Gli antivirali sono riservati a soggetti non ricoverati e che non richiedono ossigenoterapia, ma a rischio di aggravamento per la compresenza di fattori di rischio. «Si tratta di medicinali da usare con attenzione – sottolinea Patrizia Rovere-Querini, immunologa e responsabile dell’hot spot Covid-19 dell’Ospedale San Raffaele Turro di Milano —: Paxlovid per esempio può interagire con farmaci molto diffusi come anticoagulanti, antiaritmici, cortisone e statine. Inoltre è controindicato nei casi di compromissione renale o epatica. Un’alternativa possibile è remdesivir».