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 2022  maggio 04 Mercoledì calendario

Intervista a Pjotr Tolstoj, trisnipote dello scrittore e vicepresidente della Duma

Per Pjotr Tolstoj, trisnipote dell’autore diGuerra e Pace,la cosiddetta “operazione militare speciale” russa in Ucraina andrà avanti «gradualmente» finché la Russia lo riterrà opportuno. Non ci sono scadenze in vista, tanto meno il 9 maggio, Giornata della Vittoria sovietica sul nazismo. «Penso che finiremo quando arriveremo al confine con la Polonia», dice aRepubblica il vicepresidente della Duma, la Camera Bassa del Parlamento russo.
Pjotr Olegovich, quando riterrete conclusa l’operazione?
«Quando l’Ucraina sarà totalmente denazificata e smilitarizzata, vale a dire quando non rappresenterà più una minaccia militare per la Federazione Russa e non ci sarà più la possibilità di trasformarla in una anti-Russia come l’Occidente ha cercato di fare negli ultimi 30 anni».
Che cosa intendete per denazificare? Un editoriale su “Ria Novosti” parlava di “deucrainizzare”...
«Intendiamo il divieto di eroizzare nazisti come Stepan Bandera o Roman Shukhevych. Avrete visto che quasi tutti i soldati dei battaglioni nazionalisti ucraini che si arrendono hanno tatuaggi con la svastica e i galloni con l’emblema delle SS. Non è ammissibile sulla terra che vinse la Seconda guerra mondiale».
Parliamo di una minoranza. In un Paese con un presidente ebreo.
Sarebbe come attaccare l’Italia per qualche nostalgico del fascismo...
«Dopo aver perso la Seconda guerra mondiale, l’Italia, così come la Germania, rinunciò al fascismo e ne proibì l’ideologia. In Ucraina c’è un nazismo particolare. Il fatto che ci sia un presidente ebreo e una bassa percentuale di nazionalisti non c’entra. Il nazismo ucraino è un’ideologia misantropica basata sull’odio nei confronti della Russia.
La comunità internazionale ha dato un’unica missione all’Ucraina indipendente: essere un contrappesodella Russia. Non tutti capiscono che l’unica base ideologica dell’esistenza di uno Stato ucraino è l’odio nei confronti della Russia».
Ma non era Lei stesso a dire che russi e ucraini sono popoli fratelli?
«Certo, in virtù della storia e della geografia, questi popoli sono destinati a stare insieme. Non può essere altrimenti».
Quindi qual è l’obiettivo reale? Il Donbass o l’intera Ucraina?
«La Russia ha dispiegato l’esercito dei tempi di pace. Non abbiamo indetto una mobilitazione generale come in Ucraina. Perciò andiamo avanti gradualmente. Nonostante gli aiuti dell’Europa e le isterie di Boris Johnson o di Mario Draghi, finiremo l’operazione quando lo riterremo opportuno. Penso che ci fermeremo al confine con la Polonia».
Vi fermerete? L’ex premier Dmitrij Medvedev ha scritto un post durissimo contro la Polonia...
«La Polonia ha un altro compito: disintegrare l’Ue dall’interno su nostra commissione (ride ).Scherzi a parte, Germania, Italia e la maggior parte dei Paesi dell’Est Europa sono in una posizione vulnerabile dopo aver lanciato una guerra economica contro la Russia. L’aumento dei prezzi del gas può stroncare la classe media che è la base elettorale dei governi occidentali. La Ue potrebbe replicare la sorte dell’Urss».
Anche l’economia russa ha subito un duro contraccolpo…
«Naturalmente. Sta subendo e continuerà a subire difficoltà. Ci siamo fidati troppo dei nostri partner occidentali. Credevamo che certe regole fossero irremovibili. Invece l’Occidente le ha calpestate congelando le nostre riserve. Ma c’è una cosa che l’Occidente non capisce. Il consumismo non è il tratto principale dell’uomo russo. Quando è in gioco la sopravvivenza del Paese, quando bisogna proteggerlo dall’aggressione di tutta l’alleanza occidentale, per l’uomo russo l’aumento dei prezzi di qualche rublo in più non è una tragedia. Fa muro.
Non scende in piazza».
Lei fino a poco tempo fa era a capo delle delegazioni russe pressole Assemblee parlamentari di Osce e Consiglio d’Europa. Ora la Russia è diventato un Paese paria. Era un prezzo che valeva la pena pagare?
«Le assicuro che pagheremmo anche un prezzo dieci volte più alto.
Perché? Perché questo tentativo di cancellare la Russia fallirà. Perché la Russia resta il Paese più grande del mondo. Perché non si possono cancellare la nostra cultura, arte, letteratura, sport, nonostante l’isteria occidentale. Si parla di isolamento, benché due terzi della popolazione del pianeta stiano con la Russia.
Questa crisi provocherà la fine del dominio dell’ideologia occidentale.
Dateci pure più sanzioni, alla fine toccherà a voi pagare».
Eppure dicevate di volere meno armi in Ucraina e ne stanno arrivando a fiumi. Di volere meno Nato ai vostri confini e persino Finlandia e Svezia hanno chiesto di aderire all’Alleanza. Come reagirete a un eventuale allargamento?
«Non ci preoccupa. Le armi fornite dall’Occidente le bombardiamo prima che arrivino all’esercito ucraino. Se Finlandia e Svezia aderiranno, avranno i nostri missili nucleari ai loro confini. Vogliono che sia così? Non è un nostro problema».
Il deputato belga Georges Dallemand la ha accusata di disonorare il cognome del suo trisnonno e grande scrittore russo.
Che, avendo vissuto la guerra di Crimea e l’assedio di Sebastopoli, secondo la sua parente Marta Albertini, oggi sarebbe inorridito.
Come risponde?
«Lev Nikolaevich Tolstoj fu un ufficiale dell’esercito russo.
Ammazzava inglesi e francesi in Crimea, nella Crimea russa. Quando è in gioco il destino del Paese, la nostra unica preoccupazione è stare con il nostro Paese. Non vedo alcuna contraddizione con il retaggio di Lev Tolstoj. Tutti noi ovviamente ci auguriamo che le ostilità finiscano il più presto possibile, ma questo non annulla la necessità di smilitarizzare e denazificare il regime creato in Ucraina. Un regime che non ci sarà mai più nonostante i tentativi dell’Occidente».