Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  maggio 04 Mercoledì calendario

WASHINGTON NON VUOLE LA PACE: VUOLE VINCERE LA GUERRA (SULLA NOSTRA PELLE) - BIDEN E’ ANDATO A VISITARE LA FABBRICA DELLA LOCKHEED MARTIN CHE PRODUCE I MISSILI JAVELIN: L’UCRAINA NE HA RICEVUTI GIA’ 5 MILA - IL PRESIDENTE AMERICANO E’ TORNATO A SPINGERE SULLA LOTTA FRA “DEMOCRAZIE E AUTOCRAZIE” E HA RILANCIATO LA NECESSITÀ DI BATTERE PUTIN PERCHÉ SE “NON FERMIAMO I DITTATORI NE CONTINUERANNO A SORGERE” - LA CASA BIANCA HA SPESO OLTRE 3 MILIARDI PER LA DIFESA DI KIEV... -

Le atrocità di Putin sono «rivoltanti», dice il presidente Biden dall'Alabama dove ieri è andato a visitare la fabbrica della Lockheed Martin che produce i missili Javelin: già 5mila esemplari ne sono stati consegnati a Kiev.

Il leader Usa parla da commander in chief e oltre a ribadire il mantra della lotta fra «democrazie e autocrazie», rilancia la necessità di battere Putin perché se «non fermiamo i dittatori ne continueranno a sorgere». Il leader Usa ha evidenziato che la guerra avrà costi elevati e che è necessario continuare a inviare armamenti. I fondi, oltre tre miliardi spesi finora per la difesa dell'Ucraina, «sono un investimento diretto nella difesa della libertà e della democrazia» ha quindi spiegato il presidente statunitense.

Nel Freedom Press Day invece il segretario di Stato Antony Blinken, ha scelto la sede della stampa estera a Washington per delineare il fronte del conflitto in Ucraina: una guerra anche fra la verità e la propaganda, fra il coraggio dei giornalisti che cercano di raccontare al mondo la brutalità di quanto accade e le intimidazioni e le minacce russe nei confronti dei media. «La stampa libera è il pilastro di ogni democrazia in salute, e il più efficace strumento per la difesa dei diritti umani», ha spiegato il segretario di Stato indicando i luoghi nel mondo dove questa libertà è più a rischio: in Cina, in Messico nell'Afghanistan dei taleban. E ovviamente in Russia.

Nel 2021, 293 reporter sono stati arrestati solo perché facevano il loro lavoro. Molti vivono costantemente sotto minaccia o spiati. Il simbolo della "brutalità russa" è non solo nelle vittime, ma anche nella vernice rossa corrosiva gettata in faccia al nobel per la Pace Dmitry Muratov, direttore della iper critica nei confronti del Cremlino "Novaya Gazeta". I cui giornalisti - come quelli di altre testate indipendenti e perseguitate - ormai sono fuori dalla Russia ma con qualsiasi mezzo tentano di raccontare quel che accade nel Paese.