ItaliaOggi, 4 maggio 2022
Periscopio
«Il saggio popolo ebraico dice che gli antisemiti più accaniti sono di solito ebrei», ha detto Sergej Lavrov, intervistato dal canale televisivo italiano Rete4. dw.com.
Lavrov riscrive la storia sul modello dei Protocolli dei Savi di Sion, il fondamento della letteratura antisemita moderna creato nella Russia zarista. La cosa più grave è che ciò sia avvenuto in una televisione italiana, senza contraddittorio, e senza che l’intervistatore opponesse la verità storica a queste menzogne. Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica romana.
Alla sua prima uscita su una tv italiana il compagno Lavrov ha potuto beneficiare di un trattamento domestico, da tv russa. Un’orgia di disinformazione. Lui parla di «operazione speciale», l’altro [Giuseppe Brindisi, il conduttore] neanche balbetta la parola «guerra»; l’uno parla di Bucha come fake news e l’altro nemmeno nomina le fosse comuni. Speri che, a un certo punto gli chieda: «Scusi, ma secondo lei gli ucraini, le case, le scuole, gli ospedali, se li tirano giù da soli?» Ma niente, il nostro ascolta imperterrito, con due dita poggiate sulle labbra perché fa molto postura pensosa. Alessandro De Angelis, HuffPost.
Io mica l’ho capito quand’è che abbiamo stabilito che è pluralismo dell’informazione regalare tribune televisive alla premiata macelleria russa. […] Eh, ma gli ascolti. Eh, ma la libertà d’espressione. Eh, ma gli scoop, signora mia. ilmachiavello.it.
È triste che un giornalista si debba difendere. L’intervista era perfetta, punto. Paolo Mieli, Quarta Repubblica.
Dopo l’intervista a Sergej Viktorovic Lavrov, ministro degli esteri russo, quando un altro ospite dello studio, Augusto Minzolini, ha cercato di contestare queste tesi, Maurizio Belpietro [direttore della Verità, in russo Pravda] si è messo a gridare come un ossesso e, alzatosi con fare minaccioso dalla poltrona, ha dato l’impressione di voler passare dalle parole ai fatti contro il collega, il quale è rimasto tranquillamente al suo posto per godersi il non brillante spettacolo offerto da uno dei suoi predecessori alla guida del Giornale fondato nel 1974 da Indro Montanelli. Francesco Damato, graffidamato.com.
Mayer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il sistema bancario internazionale, portò alla creazione d’un manifesto: I Protocolli dei Savi di Sion. Suddiviso in 24 paragrafi, esso spiega come soggiogare e dominare il mondo con l’aiuto del sistema economico, oggi globalismo, dei banchieri di affari e della finanza criminale. Elio Lannutti, senatore 5stelle, 2019.
«Mancava lei, 75190». Fabio Meroni, parlamentare leghista, si è scagliato contro Liliana Segre, colpevole d’aver sostenuto che la vaccinazione contro il Covid è un «dovere morale», senza citarla col suo nome ma indicandola con il codice numerico che i nazisti le avevano tatuato sul braccio quando – a 13 anni – era stata internata ad Auschwitz: 75190. corriere.it.
[Nel 1952, Peppone vecchio e bastardo, Putin neonato] si decidevano le sorti degli ebrei salvati dall’Armata Rossa, sui quali, a dieci anni dalla vittoria di Stalingrado, il Padrone avrebbe levato il gladio sottratto a Hitler. Vasilij Grossman, Vita e destino.
Gli esperti occidentali pensano che i combattimenti in Ucraina finora siano costati alla Russia l’equivalente di due anni di produzione di carri armati. L’esercito ucraino, al contrario, è equipaggiato meglio di giorno in giorno e dispone d’un numero sempre maggiore di armi pesanti. […] Cerchiamo d’essere chiari su due punti. Primo: se l’Ucraina vincerà, sarà un trionfo per le forze della libertà ovunque. Gli aspiranti aggressori e i criminali di guerra dovranno prendersi una pausa. I nemici occidentali della democrazia, molti dei quali fino all’altro ieri erano fanboy di Putin, riceveranno una lezione pratica sulla differenza tra machismo e vera forza. Secondo: mentre il credito di tale vittoria, se si materializzerà, andrà ovviamente agli ucraini, niente di tutto ciò sarebbe stato possibile senza la leadership coraggiosa ed efficace di alcune nazioni occidentali (ahimè, non tutte). Paul Krugman, NYT (La Stampa).
L’America è un guerriero riluttante e lo si è visto anche nelle scorse settimane. Non dimentichiamolo: la Russia ha dato il via all’invasione dell’Ucraina, convinta che l’America non avrebbe mosso un dito e gli Stati Uniti, per parte loro, erano talmente convinti che l’Ucraina si sarebbe arresa che hanno subito offerto a Zelensky d’aiutarlo a fuggire. È stato quando l’Ucraina si è difesa come i texani a Fort Alamo, e quando la Russia ha esagerato in distruzioni, violenze ed efferatezze, che l’anima del gendarme del mondo si è risvegliata. Gianni Pardo, ItaliaOggi.
«La canzone che abbiamo intonato» – racconta Mariano Apicella sottolineando che era finalizzata a siglare la pace tra Meloni e il Cavaliere – «faceva così: Basta ca ce sta Giorgia / ma serve sempre Silvio / Matteo forse è meglio che non ci sta… / Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto… / chi ha dato, ha dato, ha dato… / scurdámmoce ’o ppassato / Simmo ’o popolo della libertà…». secoloditalia.it.
«Camerata Assunta, presente!» Si è chiuso così, col tradizionale saluto fascista e le braccia tese di una trentina di persone, il funerale di Assunta Stramandinoli, vedova di Giorgio Almirante. Mentre la bara veniva caricata sul carro funebre è scattato il saluto romano: la dolenza dei vinti che si divincola alla ricerca dell’epica perduta. Vivere per indossare un fez. Aldo Grasso, Corsera.
«Scusi, quella maglietta scura è un omaggio alle camicie nere?» Giorgia Meloni allarga le braccia, strabuzza gli occhi, si mette le mani in testa, agita le mani unite come a dire: «Ma de che?». Riccardo Angelini, Secolo d’Italia.
L’Italia resta in piedi perché non sa da che parte cadere. Roberto Gervaso.