Corriere della Sera, 3 maggio 2022
Una nuova biografia di Anna Wintour
Sola sulla vetta del complesso mediatico-industriale della moda da trentaquattro anni (poco meno di metà della sua vita), investita del potere temporale come direttrice di Vogue, Anna Wintour può far sorgere o eclissare un nuovo stilista con un semplice sopracciglio inarcato sotto la celebre frangetta e dietro gli altrettanto famosi occhiali. Anche se è probabilmente la giornalista più famosa del mondo, a lei non è fino a oggi stata dedicata una biografia memorabile – il libro più famoso su di lei è fiction, Il diavolo veste Prada, e lei non s’è mai curata di smentire l’infinita serie di aneddoti, per la maggior parte apocrifi (il mondo della moda sa essere cattivello), che la vedono protagonista.
Nel 2005 uscì la biografia «per niente autorizzata» Front Row: Anna Wintour: What Lies Beneath the Chic Exterior of Vogue’s Editor-in-Chief, di Jerry Oppenheimer, ma quella che uscirà oggi negli Stati Uniti poche ore dopo la fine del Galà del Met di ieri sera, (Anna: The Biography) scritta da Amy Odell (ex Cosmopolitan) anche se tecnicamente non è una biografia autorizzata – Wintour non si è espressa, fedele come sempre alla sua regola d’un regale silenzio – conta sulle molte persone vicine alla direttrice che si sono lasciate intervistare. Con Oppenheimer non avevano parlato, ed è assai improbabile che l’avrebbero fatto con Odell se Wintour non avesse dato il placet (mancano però gli stilisti e i ceo della moda, lacuna curiosa).
Tre anni di lavoro, 464 pagine, 78 delle quali di note (chapeau): il libro di Odell ricostruisce l’infanzia e la gioventù di Anna, padre inglese giornalista famoso (diresse l’Evening Standard) e mamma americana, Anna «bambina-maschiaccio» senza nessun interesse per i vestiti che viene folgorata sulla via di Kings Road dalle minigonne e dai tagli di capelli a caschetto (per l’appunto) della Swingin’ London (è nata nel 1949). Commessa in una boutique alla moda a Londra, poi l’ingresso nel mondo delle riviste inglesi, il viaggio a New York e l’ingresso da straniera alla Condé Nast, il ritorno a Londra per dirigere Vogue UK che sarà la palestra per arrivare a House & Garden (esperienza non felice, 1985) e finalmente Vogue americano nel 1988, neppure quarantenne e già sulla vetta, dove è tuttora.
Gli inizi e lo sport
Iniziò come commessa in una boutique a Londra. Ama il tennis
e ci gioca all’alba
Odell dipinge un affresco volto a raccontare l’ascesa non sempre facile di questa giornalista straordinariamente brava a fiutare lo spirito dei tempi e a imporre il suo punto di vista a editori, giornalisti, inserzionisti. Odell però non trascura aneddoti curiosi al di là delle note passioni, come il tennis (gioca all’alba prima di andare in ufficio, è amica di Roger Federer e Serena Williams): ecco allora Wintour che ordina due tonnellate di bouquet di fiori per il Galà del Metropolitan da lei trasformato in kermesse, e che fa coprire lo straordinario tempio egizio di Dendur (che non sembra piacerle) da una scenografia. Abbondano le scenette bizzarre come quella di Kim Kardashian sempre in piedi al ballo, Anna che dice ai collaboratori di farla sedere ma la influencer avvolta com’è da un rigido abito di latex ne è fisicamente impossibilitata.
Quello che sfugge a Odell – o forse non le interessa – è il modo in cui Wintour ha gestito il suo potere, straordinaria stratega della sua carriera capace di convincere chi poteva a darle quel che voleva (Alexander Liberman prima e Si Newhouse poi) e di eclissare le stelle che avrebbero potuto in qualche modo farle ombra (James Truman plenipotenziario Anni 90 dell’editore per una breve stagione, che finì poi a occuparsi di vini, Kate Betts senior editor di Vogue e sua possibile delfina finita però prima a Harper’s Bazaar e poi a scrivere libri).
Sul magazine Air Mail diretto da Graydon Carter, ora Alexandra Shulman, ex direttore di Vogue UK e altra possibile candidata alla successione di Anna mai avvenuta, ha pubblicato una recensione intelligente e brutale del libro di Odell: Wintour, che lei conosce benissimo, «sembra esistere in suo ecosistema: la fama, il potere, i vestiti, gli occhiali da sole... Come è successo? Chi cerca risposte non le troverà in questo libro. Anna è una delle donne più famose del mondo. È estremamente seria nelle sue ambizioni, il modo in cui ha creato il suo mito è affascinante. Merita un’analisi più acuta della sua vita. Ma forse non la voleva».