Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  maggio 03 Martedì calendario

Intervista a Guido Crosetto

«Glielo dico con tristezza: il problema con Giorgia è che la invidiano in troppi».
Crosetto, pensa che Salvini sia invidioso della Meloni?
«Non Salvini, tutti. Tutti invidiano il percorso che ha compiuto».
Non è esagerato?
«Mi dica lei quanti politici avrebbero avuto il coraggio, poco prima delle elezioni politiche, di mollare un porto sicuro e fondare un partitino come Fratelli d’Italia, che dieci anni dopo è il primo o secondo partito italiano. Tutti si scoprono coraggiosi sempre dopo il voto, col posto al caldo e la legislatura davanti. Giorgia lo fece prima delle elezioni del 2013».
Lo faceste assieme.
«Decidemmo insieme ma fu lei a trascinarmi nell’avventura. Partì tutto dalla foto in cui la presi in braccio».
Iconica, per la nuova destra italiana.
«In pochi ricordano che in quel momento eravamo avversari. Entrambi candidati alle primarie del Popolo delle libertà, difendevamo quella consultazione che Berlusconi aveva appena cancellato. A pochi chilometri da noi, un altro pezzo di classe dirigente del Pdl si riuniva in un teatro per lanciare l’operazione Monti premier».
La pagaste cara.
«Prendemmo meno del due per cento. Berlusconi sponsorizzò anche La Destra di Storace pur di farci rimanere sotto il quorum».
E dire che Guido Crosetto, prima di diventare dioscuro con Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, era un berlusconiano in purezza. Tradizione familiare antifascista, cattolico democratico, liberista e libertario convinto, l’esatto contrario di un sovranista.
Berlusconi le ha tolto il saluto?
«Sono e rimango un amico di Berlusconi, a cui ho sempre dato del tu senza smancerie tipo “dottore”, “presidente”, “cavaliere”. Nel 2013 Giorgia e io andiamo da lui ad annunciargli che ce ne andavamo. Alla Meloni lui dice cose tipo “ti capisco, fate bene ad andare…”; con me la musica cambia, mi dice “Guido dove te ne vai, aspetta…”. Il tutto, badi bene, con lei davanti».
Lei scelse Meloni.
«Il rapporto personale con Giorgia viene prima della politica».
I nemici
Con Salvini penso che saranno alleati sempre. Per me è più invisa a un pezzo di Forza Italia che vorrebbe stare con il Pd
Dicono che lei sia l’unico da cui Meloni si fa contraddire.
«In realtà lei cerca sempre il confronto. Io sono stato abituato a dire e fare quello che voglio ovunque, si figuri se potrei stare zitto nel perimetro di un partito che ho fondato. Poi ora che sono pure fuori...».
Si è mai sentito in imbarazzo dentro Fratelli d’Italia?
«Ho capito dove vuole andare a parare, la anticipo. Ci vado io da salutatori romani e compagnia bella: certa gentaglia che ha cercato di avvicinarsi a FdI, sperando di trovare un posto per fare i nostalgici del braccio alzato, non è mai stata tollerata da nessuno, in primis da Giorgia. Sono gli strumenti che servono agli avversari politici della Meloni per attaccarla. Senza questi non saprebbero a che cosa appigliarsi».
Forse potrebbe essere più chiara nel condannare...
«Alt! Meloni ha fatto la svolta di Fiuggi di An, ha giurato sulla Costituzione da ministro, ha fatto il vicepresidente della Camera senza che mai, nell’esercizio di queste funzioni della Repubblica, qualcuno avesse da ridire. Questa storia del fascismo gliela tireranno addosso sempre, non ha scampo».
Va bene, Meloni non è fascista. Ma è antifascista?
«Sulla condanna delle leggi razziali e del Mussolini dittatore lo è, senza esitazioni; sull’antifascismo militante, dice di aver conosciuto soprattutto quello della violenza dei centri sociali».
Siamo alle solite.
«Lei sa che il codice penale oggi in vigore è stato firmato dal re e da Mussolini e ha passato il vaglio della Costituzione antifascista, mentre il codice di procedura penale dell’antifascista Vassalli è stato bocciato dalla Corte?».
Chi sono i nemici di Giorgia Meloni nel centrodestra?
«Tutti dicono Salvini ma io penso che saranno alleati sempre. Secondo me, è più invisa a un pezzo di Forza Italia che vorrebbe allearsi con il Pd per avere la certezza di governare a vita».
Col centrodestra in maggioranza e Fratelli d’Italia primo partito, la manderanno a Palazzo Chigi?
«Vuole la verità? Secondo me faranno di tutto pur di non mandarcela. Lo chiedo a me stesso: se la Meloni fosse un uomo, si comporterebbero allo stesso modo con lei?».
Che cosa si risponde?
I nostalgici
Certa gentaglia,
i nostalgici del braccio alzato, non è mai stata tollerata da nessuno,
in primis da Giorgia
«Che no, non si comporterebbero allo stesso modo».