La Stampa, 3 maggio 2022
Il cinema senza spettatori
Non ci può essere una celebrazione del cinema senza il luogo in cui il pubblico e i film s’incontrano. Lo ha sottolineato con forza Sergio Mattarella incontrando al Quirinale, come tradizione, i candidati ai David di Donatello, i premi del cinema italiano che saranno consegnati stasera in una cerimonia in diretta su Rai 1: «Le sale richiedono attenzione e non possono essere trascurate. Il loro ruolo sociale è importante, nelle città più popolate come nei centri più piccoli. Sono un patrimonio civile». La preoccupazione del capo dello stato è certificata dai dati Cinetel. Lo scorso weekend gli incassi sono calati del 48% rispetto al precedente. E pur con qualche buona prova di film italiani – soprattutto il record di Spider-man: no way home, che ora si spera di replicare con
Doctor Strange – Nel multiverso della follia in sala domani – siamo lontani dalle cifre pre-pandemia. Nel resto d’Europa il pubblico sta tornando, da noi no. L’Italia è a -7% di incassi del 2021 rispetto al 2022, Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna hanno il segno positivo (rispettivamente +47%, +75%, +20% e +45%). Il 2020 ha registrato perdite complessive del 71% rispetto al 2019, per il 2022 le stime parlano di 600 milioni di euro. «Viviamo un tempo segnato da eventi drammatici, come la pandemia e la guerra, ma il mondo dell’audiovisivo non si è fermato e ha conosciuto una stagione di crescita dirompente – sostiene il ministro Dario Franceschini – grazie a misure come il tax credit abbiamo avuto un periodo di grande dinamismo imprenditoriale. Il Fondo del cinema è passato da 150 milioni del 2014 ai 400 del 2017, quest’anno quasi 750. Ma non dobbiamo ignorare la crisi vera delle le sale. Lavoriamo a un intervento normativo – continua il ministro – che stabilisca un sistema di finestre che non valga solo per i film italiani sostenuti dallo Stato, ma per tutti i film».
Paolo Del Brocco e Enrico Letta, ad di Rai Cinema e Medusa, hanno firmato un appello congiunto: durante il lockdown si sono estremamente ridotte le finestre tra sala e streaming, oggi vanno ripristinate e allargate anche ai film stranieri: «La crisi attuale mette in discussione la sopravvivenza dell’intero sistema». I ricavi delle sale aiutano a recuperare gli investimenti di produzione e promozione, il successo in sala è un parametro di valutazione negli accordi con i broadcaster, «tornare alla finestra di 90 giorni proposta da Franceschini non basta»: ne propongono una di 180 giorni, almeno per i prossimi tre anni. Infine, la necessità «di regolamentare in modo chiaro l’utilizzo delle uscite-evento di tre giorni, usate per velocizzare l’arrivo in piattaforma». Per Francesca Cima, produttrice e membro del cda dell’Accademia dei David, «la finestra di tre giorni sta creando confusione a livello di comunicazione. Viene usata per velocizzare ma anche per consentire ai tanti film un’uscita al cinema non scontata. Tuttavia questo schema finisce per penalizzare proprio le opere piccole, che avrebbero più bisogno del passaparola». Sottolinea, Cima, anche la valenza simbolica della cerimonia dei David, «bisogna celebrare l’immaginario legato al cinema. Per Qui rido io di Mario Martone – ricorda – abbiamo puntato sulla sala ed è stato bellissimo sentire l’emozione del pubblico». Piera Detassis, presidente dell’Accademia ribadisce la centralità della sala, «un filo rosso tra i film candidati è l’evocazione del mito del cinema e teatro che non è nostalgia ma necessità di uno spazio collettivo».
La preoccupazione degli esercenti si è fatta rabbia di fronte all’obbligo di mantenere le Ffp2 in sala fino al 15 giugno. «È inaccettabile – replica l’Anec, l’Associazione nazionale esercenti cinema – esiste una generica raccomandazione per tutte le attività, comprese realtà commerciali affollate, alle discoteche sono concesse le mascherine chirurgiche. Un settore non può resistere a numeri così disastrosi. Chiediamo un’assunzione di responsabilità al governo per evitare altri danni, nei prossimi due mesi arriveranno i blockbuster che aiuteranno il ritorno del pubblico in sala».