il Giornale, 1 maggio 2022
Il lamento di Riccardo Puglisi
Il professor Riccardo Puglisi avrebbe dovuto far parte di una task force del governo ma il fuoco di fila della sinistra ha operato un taglia-fuori.
Professore, lei è uno degli epurati dalla task force sul Recovery Fund.
«Da persona quasi nostalgica della Prima Repubblica, mi sembra eccessivo il termine epurati. Francamente diciamo che – dopo avere ottenuto le autorizzazioni dell’Università di Pavia per svolgere questo incarico alla presidenza del Consiglio – coloro che hanno il potere di firma per il decreto di nomina, cioè il presidente del Consiglio Draghi ed il sottosegretario Garofoli, non hanno ancora compiuto questo passo, dopo quasi un annetto dalle prime trafile burocratiche».
Pare che tra certa sinistra e i palazzi del potere ci sia un legame inossidabile.
«Non ho opinioni forti sul tema, anche perché potrei averle soltanto sulla base di un’indagine econometrica sulla probabilità di avere un incarico presso organizzazione governative in funzione di preferenze ed esperienze politiche precedenti. Ma la mia probabilità soggettiva sull’esistenza di una relazione positiva tra collocazione politica a sinistra e incarichi di consulenza nella pubblica amministrazione non è certo diminuita dopo questa vicenda».
Esistono consulenti e consulenze che risalgono al Conte bis. Un commento?
«Sul foglio Excel che è accessibile sul sito della presidenza del Consiglio si possono trovare alcuni membri del Nucleo Tecnico per il coordinamento della politica economica che sono stati nominati dal governo Conte 2 e il cui mandato non coincideva con la durata del governo, e che dunque sono rimasti in carica anche dopo la sua caduta».
L’ala sinistra del governo sogna nuove tasse.
«Da scienziato delle finanze, ricordo come le imposte assolvano a molte funzioni cruciali dentro un’economia mista, in quanto finanziano la fornitura di beni pubblici, lo stato sociale e la redistribuzione. Detto ciò, la sinistra sembra gradire un’espansione del settore pubblico e una maggiore redistribuzione senza se e senza ma. Vi sono molti se e molti ma, però negli ambienti radical chic qualcuno trova elegante dimenticarselo».
Ci spiega come, nella scelta dell’esecutivo sulla task force, possano aver influito Scietà economiche di vario tipo?
«Ho trovato sgradevole la lettera della Società di Economia e altre società di economisti (con la lodevole eccezione della Società di Economia Pubblica) a Draghi sulla mia faccenda. I vertici di queste società dovrebbero essere più caute prima di entrare nel campo largo della politica. Sull’eventuale influenza di tale lettera credo che la domanda vada rivolta alla presidenza del Consiglio».
Come avrebbe agito nella task force?
«Volevo occuparmi dal punto di vista econometrico dell’efficienza della pubblica amministrazione, e in particolare della capacità delle diverse amministrazioni nel gestire trasferimenti da parte dello stato e dell’Unione europea. Ma la sinistra Pd potrebbe apprezzare la mia arcaica posizione, secondo cui senza remunerazione non c’è lavoro. Dunque io ho posato la penna e il software di statistica quando ho constatato come nessuno alla presidenza del Consiglio avesse interesse a firmare il mio decreto di nomina».