la Repubblica, 1 maggio 2022
Tra aste e galà viva Verdi l’americano
NEW YORK L’avvocato Alec Berin ha lo sguardo trasognato ed estatico di chi è stato folgorato sulla via Emilia. «Ascoltare Verdi a New York non è la stessa cosa che a Parma. In Italia quello che ho provato è stato il senso di appartenenza a una comunità, the true spirit of Verdi ». Alec, perfetto nello smoking nero che dà un tono ai suoi 25 anni, siede al tavolo di quelli che il Teatro Regio di Parma ha ribattezzato i “Rocchetti”, ovvero i giovani americani appassionati di lirica il cui soprannome deriva dalle carrucole in legno indispensabili a cambiare la scena, a dare un senso di futuro a un genere che molti vorrebbero morto e sepolto. E che invece qui, nei saloni dorati e ampollosi di una delle istituzioni più glamour di New York, il Metropolitan Club fondato dal banchiere JP Morgan in pieno Gilded Age, ha tutta l’aria di essere vivo e vegeto. All’ombra della Metropolitan Opera House, qualche centinaio di metri oltre Central Park, e a più di un secolo dal clamoroso successo che Caruso diede a Giuseppe Verdi (e viceversa) sulle note di Rigoletto, si festeggia ancora il grande compositore italiano al quale, va detto, dal 1906 è anche intitolata una piazza nell’Upper West Side.
Lo festeggiano gli americani amici di Parma, gli International Friends (di cui i “Rocchetti” sono la nuova generazione), costituitisi in un’associazione, su suggerimento della direttrice del Regio Anna Maria Meo, che grazie agli sgravi fiscali del governo Biden contribuisce a suon di dollari all’opera verdiana. Anche sciamando ogni anno verso Parma in cerca di sentiment and passion ingredienti sicuri di un Festival recentemente insignito del titolo di Best Festival all’International Opera Awards di Londra. Quest’anno, dal 22 settembre al 16 ottobre, andranno in scena, La forza del destino, Simon Boccanegra, Il Trovatore, Messa da Requiem e Quattro pezzi sacri. E tra chi assisterà agli allestimenti diretti da maestri come Roberto Abbado, Riccardo Frizza, Daniele Gatti, Michele Mariotti, ci saranno molti dei 170 americani – newyorkesi, bostoniani, californiani –, che l’altra sera affollavano il Gala al Metropolitan Club. Avvocati come Alec o grandi manager della finanza, tutti potenziali mecenati e con l’amore incondizionato per Verdi ancora prima che per la lirica. «Certo, ci sono anche Rossini o Puccini che adoro, ma il mio approccio all’opera è stato con Verdi e nessuno fa sognare come lui», insiste Alec.Il bisogno di un retaggio culturale e un certo “sentimentalismo” muovono i melomani d’oltreoceano che non sembrano molto interessati alla biografia verdiana, al suo essere un eroe del nostro Risorgimento, un simbolo della libertà di pensiero e di azione. Ma che ne colgono la potenza di fuoco e il fascino assoluto di icona pop, essendo Verdi il compositore più eseguito al mondo. «Noi vogliamo promuovere la tradizione culturale e musicale verdiana e quella di Parma in particolare, una città che amiamo moltissimo e dove torniamo sempre con grande entusiasmo», commenta il presidente dei Friends e avvocato d’affari James Miller che, da padrone di casa, si muove con un sorriso felice in questa versione minore della Morgan Library, insieme alla giovane moglie bionda, scintillante nel vestito lungo verde e ovviamente appassionatissima di lirica. «L’altra sera eravamo al Metropolitan a sentire la Madame Butterflydella Buratto – dicono – un’emozione indescrivibile».
L’emozione e i soldi, nel segno di Verdi, sembrano andare d’amore e d’accordo, così non stupiscono alcuni numeri del Gala a partire dal fatto che ognuno dei 170 invitati ha versato 1200 dollari per partecipare, 300 dei quali non defiscalizzati quindi pagati di tasca propria. E poi il successo dell’asta battuta dal “fenomeno” di Christie’s Brook Hazelton, al cui richiamo incalzante sono stati venduti i gadget realizzati dalle maestranze del Teatro Regio e alcune “esperienze”, come vengono chiamati cene, pernottamenti, visite guidate. Cuscini, runner, tovaglie, palle di Natale, putti del Regio riprodotti in coloratissimo silicone con una stampante 3D, ma anche weekend a Parma per seguire il Festival e andare a mangiare da Massimo Bottura (grande cerimoniere della serata con un menu a tre stelle Michelin e un talento affabulatorio da rockstar, amatissimo quasi quanto Verdi) o visitare la fabbrica delle auto da corsa Dallara, uno dei main sponsor italiani del Festival. Piccoli dettagli e curiosità sugli oggetti battuti: il cuscino realizzato con la stoffa dei pantaloni del Rigoletto aggiudicato a 2500 dollari, quello di
Otello a 1400, una cena al castello di Montechiarugolo (1200 dollari), una visita alla sede Usa di Dallara, a due passi da Indianapolis, 3000 dollari. Va però detto che la maggior parte degli oggetti era stata affidata alla silent auction, ovvero acquistata prima con offerte generose ma anonime che hanno toccato anche i diecimila dollari per il singolo pezzo.
«Aprire le porte ai tanti appassionati di Verdi in America è un modo per tirare fuori il nostro grande compositore dalla teca in cui molti lo vorrebbero rinchiudere», è la filosofia scandita a più riprese da Anna Maria Meo che di tutta questa operazione è il deus ex machina, supportata fin dal principio del mandato nel 2015 dal sindaco Federico Pizzarotti, anche egli presente e gongolante al Gala accanto al console generale Fabrizio Di Michele. «Gli Stati Uniti hanno una grande attenzione per l’opera lirica e produzioni decisamente ricche, far parte in qualche modo di questo circuito garantisce al Festival di Parma una centralità e un futuro» aggiunge Meo che da un anno è anche presidente dell’Opera Europa, prima donna italiana a ricoprire un incarico inseguito dai manager dei grandi enti lirici.Perché, fino a oggi, il segreto della complessa operazione culturale, ma anche finanziaria iniziata con la nascita degli International Friends è portare i melomani americani a Parma, facendo loro scoprire un territorio che può offrire molto, dall’enogastronomia della Food Valley alle imprese meccaniche e di precisione, dalla bellezza paesaggistica ai tesori del patrimonio culturale non ultimo il teatro di Parma, vero e proprio gioiello architettonico voluto nel 1829 dalla duchessa Maria Luigia.
Ma non è detto che in un futuro ipotetico non siano Verdi e il suo Festival a varcare l’oceano per portare Radamès, Aida, Don Alvaro o Manrico direttamente a casa dei Friends. Così, mentre in un trionfo di peonie rosa la soprano Eleonora Buratto, incastonata nella luce di una parure Cartier, intona le dolorose note della Butterfly, il tempo resta sospeso nel salone senza tempo di New York. E l’avvocato Alec Barin stringe la mano della sua giovane compagna come, molto prima di lui, un altro indimenticabile avvocato d’affari, Richard Gere, stringeva quella della sua Pretty Woman, Julia Roberts commossa al Metropolitan di fronte allo strazio insanabile di Violetta. Peppino Verdi, invece, sorriderebbe soddisfatto.