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 2022  maggio 01 Domenica calendario

Lo sciopero dell’Anm contro la riforma Cartabia

Contro la riforma della giustizia le toghe sciopereranno per un giorno. Lo ha deciso ieri l’Associazione nazionale magistrati – «non per protestare, ma per essere ascoltati» – con un voto a larghissima maggioranza: 1.081 favorevoli, 169 contrari e 13 astenuti. 
Una scelta dirompente, che non era stata presa dal 2010, ai tempi dello scontro con Silvio Berlusconi. Adottata nei confronti del testo Cartabia, elaborato e più volte emendato, approvato alla Camera e ora in discussione al Senato, al termine di un animato confronto con i responsabili giustizia dei vari partiti, al quale la ministra non ha voluto essere presente. Per evitare di «essere invadente» ha fatto sapere mandando a rappresentarla il capo di gabinetto Raffele Piccirillo. Ha inviato invece un videomessaggio a Libera precisando che «la nostra magistratura è un presidio del nostro vivere democratico». 
Il dibattito acceso in Anm ha riguardato soprattutto due punti cruciali della riforma: il fascicolo delle performance del magistrato, che prevede l’introduzione di nuovi criteri di valutazione per l’avanzamento in carriera e la separazione delle funzioni di giudice da quelle di pubblico ministero. «Non siamo contrari alle riforme ma vogliamo una buona legge», ha detto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia spiegando che la giornata di sciopero dei magistrati «sarà un’occasione per spiegare le ragioni del nostro dissenso su una riforma che speriamo sia emendata nelle storture che abbiamo rilevato». «Non scioperiamo contro le riforme, ma per far comprendere, dal nostro punto di vista, di quali riforme della magistratura il Paese ha veramente bisogno», si legge nella mozione che prevede altre forme di protesta qualora «le criticità non verranno elise». 
Per il segretario dell’Anm Salvatore Casciaro la riforma è «sbagliata, insidiosa per l’indipendenza e l’autonomia della magistratura e per i diritti dei cittadini non rispettosa dei principi costituzionali del giudice soggetto solo alla legge (articolo 101 della Costituzione) e della distinzione dei magistrati soltanto per diversità di funzioni (articolo 107 della Costituzione)». Nel mirino la separazione delle funzioni e il fascicolo delle performance del magistrato. 
«Se noi pensiamo a un fascicolo con tutte le vostre sentenze, i provvedimenti, le ordinanze, come potete avere paura di voi stessi?», ha chiesto in assemblea il presidente dell’Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza. Attaccando il silenzio delle toghe sulla «abnormità costituzionale dei fuori ruolo». 
«Lo sciopero dei magistrati contro il Parlamento chiamato a scrivere le leggi che loro stessi devono far applicare è una violazione dei principi repubblicani», attacca il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, invitandoli a leggere Montesquieu. «È un danno per i cittadini e per una giustizia già paralizzata. Ma anche una grave insinuazione nei confronti della ministra Cartabia che non può essere sospettata di avere intenti punitivi nei riguardi dei magistrati», rincara la responsabile giustizia della Lega, Giulia Bongiorno. «Un finale già scritto. Ma il Parlamento non si farà condizionare», dichiara Enrico Costa (Azione). Ed Ettore Rosato (Italia viva): «Scioperano più per ragioni politiche che di merito». 
«Per noi la “guerra dei trent’anni” si è conclusa da tempo tra politica e magistratura, non ne abbiamo fatto parte, l’abbiamo condannata», aveva detto in assemblea la dem, Anna Rossomando. 
E la Cinque Stelle Giulia Sarti ha messo in guardia i magistrati: «Se si riaprirà il dibattito in Senato nei numeri non ci sarà una maggioranza come quella che finora è riuscita ad evitare la responsabilità diretta dei magistrati e l’azzeramento del passaggio di funzioni. La complessità delle posizioni e la loro eterogeneità ha portato e porta il Parlamento a fare riforme fatte anche di cose che siamo riusciti ad evitare».