Corriere della Sera, 1 maggio 2022
La Luiss chiude l’Osservatorio di Orsini
Da due mesi ormai crescevano gli imbarazzi e le discussioni tra gli accademici della Luiss. Il motivo? Sempre lo stesso: le «sparate» filo-Putin in televisione del collega Alessandro Orsini, che alla Luiss insegna Sociologia del terrorismo internazionale. È professore associato. Così, sarà solo una coincidenza, ma dopo l’ultima uscita di Orsini venerdì sera ospite di Nove, in cui ha parlato di Hitler quasi giustificandolo, ieri l’ateneo romano ha emesso una stringatissima nota. Ecco il testo: «La Luiss comunica che l’accordo di collaborazione con Eni per la realizzazione dell’Osservatorio sulla Sicurezza internazionale, affidato dall’Ateneo al Professor Alessandro Orsini, è giunto a scadenza da circa due mesi e non verrà rinnovato. Per questa ragione, i canali di comunicazione dell’Osservatorio, incluso il sito internet “Sicurezza internazionale” (anche questo diretto da Orsini, ndr), da oggi non sono più attivi». Punto.
Chiuso l’Osservatorio e chiuso il sito internet, che comunque non veniva più aggiornato da almeno due settimane. La Luiss assicura che i progetti di ricerca con Eni continueranno su altri fronti. Insomma, nessuno scandalo. Certo, però, venerdì sera, intervenendo nella trasmissione Accordi&Disaccordi Orsini per molti ha esagerato, scatenando poi il solito inferno sul web. Il professore, ricostruendo le cause della Seconda guerra mondiale, ha detto che «Hitler invase la Polonia senza l’intenzione di far scattare» il conflitto. «Il primo settembre del ’39 la Germania invase la Polonia e poiché Inghilterra e Francia si erano alleate con la Polonia si creò un effetto domino, a cui Hitler non aveva interesse...». Parole che, al di là delle smentite, devono aver costituito la goccia finale che ha fatto traboccare il vaso della pazienza del prestigioso ateneo intitolato a Guido Carli. Già il 4 marzo scorso, infatti, all’alba della guerra e del «fenomeno Orsini», la Luiss aveva preso posizione, esprimendo «piena solidarietà al popolo ucraino» e invitando «chi ha responsabilità di centri di eccellenza come l’Osservatorio sulla Sicurezza internazionale», cioè proprio Orsini, ad «attenersi al rigore scientifico dei fatti, senza lasciar spazio a pareri di carattere personale che possano inficiare la reputazione dell’ateneo». Nel frattempo sarebbe stato interpellato anche un costituzionalista di fama per un parere pro veritate su come gestire il rapporto col professore. Licenziarlo? Impossibile (Orsini è un dipen dente pubblico) né tantomeno censurarlo (in virtù dell’articolo 21 della Costituzione). E dunque si continua. Almeno fino alla prossima puntata.