Leonardo Martinelli per “la Stampa”, 1 maggio 2022
VINTE LE ELEZIONI, PRONTE LE MUNIZIONI - MACRON CHIAMA ZELENSKY E ASSICURA L'INVIO DI NUOVE ARMI, ALLINEANDOSI A USA E GRAN BRETAGNA: “NON VI ABBANDONIAMO" – SI SPACCA QUINDI IL FRONTE EUROPEO DOVE LA GERMANIA HA RIFIUTATO DI RIFORNIRE ARMI PESANTI (E IL CANCELLIERE OLAF SCHOLZ È CRITICATO ANCHE ALL'INTERNO DELLA SUA COALIZIONE) – DIETRO LA DECISIONE DI PARIGI CI SONO GLI INTERESSI ECONOMICI: LA FRANCIA È IL TERZO PAESE ESPORTATORE DI ARMI AL MONDO, DOPO GLI USA E LA RUSSIA… -
Chiusa la parentesi della campagna elettorale, Emmanuel Macron si butta di nuovo nel tormentone diplomatico della guerra in Ucraina. Ieri è rimasto un'ora al telefono con il presidente Volodymyr Zelensky: ha promesso di «rafforzare» gli aiuti umanitari e soprattutto militari a Kiev. A lungo sulla questione Parigi ha coltivato una certa ambiguità, ma ormai è chiaro: la Francia rifornisce già di armi pesanti l'Ucraina e intensificherà il flusso. Intanto ieri Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, in un'intervista all'agenzia cinese Xinhua, ha esortato la Nato e gli Stati Uniti a cessare le forniture di armi a Kiev «se sono davvero interessati a trovare una soluzione alla crisi ucraina».
Zelensky ha ringraziato Macron «per gli invii di materiale militare di rilievo, che contribuiscono alla resistenza ucraina». E il presidente francese gli ha promesso che quelle forniture aumenteranno. La Francia si pone in una posizione intermedia tra gli Stati Uniti, che hanno da poco sbloccato 700 milioni di dollari di aiuti militari supplementari (per un totale di 3,4 miliardi), e la Germania, dove il cancelliere Olaf Scholz è criticato, anche all'interno della sua coalizione, per il rifiuto di rifornire armi pesanti.
Macron ha già ammesso di aver mandato missili anticarro Milan e cannoni Caesar (installati su camion, hanno un calibro di 155 mm e una portata di 40 km: una quarantina di soldati ucraini sono stati formati in Francia al loro utilizzo). Ora si andrà verso un'accelerazione, anche se non quantificata. Da sottolineare: economicamente, la Francia è in generale il terzo Paese esportatore di armi al mondo, dopo gli Usa e la Russia.
Ieri, al telefono con Zelensky, il presidente francese ha insistito sulla «volontà a operare attivamente durante il suo secondo mandato per ristabilire la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina». «La missione di esperti francesi - ha aggiunto -, che contribuisce alla raccolta di prove per lottare contro l'impunità e favorire il lavoro della giustizia internazionale sui crimini commessi dagli aggressori russi, sarà prolungata». Al di là delle forniture di armi, Macron potenzierà anche gli invii di aiuti umanitari all'Ucraina, che, come ricordato dall'Eliseo, «rappresentano a questo stadio più di 615 tonnellate di materiale, tra quello medico, i gruppi elettrogeni per gli ospedali, gli alimenti, le ambulanze e gli alloggi d'emergenza».
Intanto, sulle forniture militari a Kiev, ieri è intervenuto in maniera polemica Lavrov, il ministro degli Esteri russo. «Un flusso continuo di armi di ogni genere - ha detto - è entrato in Ucraina attraverso la Polonia e altri Paesi della Nato. Ma, se gli Stati Uniti e l'Alleanza atlantica sono davvero interessati a risolvere la crisi, devono svegliarsi e cessare di rifornire armi e munizioni al regime di Kiev».
I rappresentanti di una quarantina di Paesi si erano riuniti martedì in Germania intorno agli Usa proprio per coordinare un aumento delle forniture di aiuti militari richieste da Zelensky. Quanto alla situazione sul campo, Lavrov ha sottolineato che le cose, dal punto di vista russo, vanno avanti come previsto, nonostante che gli Stati Uniti e l'Ucraina indichino un ritardo dell'offensiva russa nel Donbass. «L'operazione militare speciale, iniziata il 24 febbraio, si svolge in stretta conformità con i nostri piani - ha specificato Lavrov -. Tutti i nostri obiettivi sono stati colpiti, malgrado l'ostruzionismo dei nostri avversari».
Da parte di Macron resta in sospeso un'eventuale visita a Kiev, per incontrare direttamente Zelensky: una possibilità nell'aria, da quando il presidente francese è stato rieletto, che potrebbe concretizzarsi il 9 maggio, il giorno della festa dell'Europa, forse assieme a Scholz. Boris Johnson, il premier britannico, ha già fatto una visita sorpresa nella capitale ucraina lo scorso 9 aprile. Da allora cerca di ritagliarsi un ruolo come uno dei sostegni più convinti di Zelensky. Ieri i due hanno parlato al telefono, «della situazione sul campo e nella città assediata di Mariupol», ha indicato su Twitter il presidente ucraino. «Abbiamo discusso del sostegno difensivo per l'Ucraina - ha twittato - e dei necessari sforzi diplomatici per raggiungere la pace».