Robinson, 30 aprile 2022
Leopardi e il nonno di Darwin
Tutto comincia con la scoperta del cognome Darwin nella biblioteca di casa Leopardi a Recanati. Antonella Anedda, uno dei maggiori poeti italiani, comincia un’indagine che si conclude undici anni dopo con la pubblicazione d’un libro: Le piante di Darwin e i topi di Leopardi (Interlinea). Il Darwin, il cui libro è reperito tra le stanze della casa avita, non è però il celebre Charles, bensì suo nonno Erasmus. Il volume è pubblicato nel 1789, l’anno della Rivoluzione francese, in Inghilterra, e tradotto in italiano nel 1805. S’intitola Gli amori delle piante ed è solo la seconda parte di un’opera più ampia: TheBotanic Garden.
Monaldo deve averla comprata 11 anni prima della nascita di Giacomo e Anedda suppone che il suo studiossimo e curioso figlio l’abbia letta. Ne rintraccia le tracce nello Zibaldone, come nelle opere poetiche meno conosciute. A comporre il terzo vertice del triangolo c’è però anche Charles, di dieci anni più vecchio di Giacomo. George Steiner in un suo libro, Vere presenze ( Garzanti), parla esplicitamente di triangolazione: Omero letto da Dante e da Virgilio. Di sicuro Leopardi non ha conosciuto le opere del padre dell’evoluzionismo, ma è molto probabile, argomenta Anedda, che Erasmus sia stato un autore da lui conosciuto.
Cosa c’è nell’area descritta dai tre lati di questa curiosa figura geometrica? Una convinzione condivisa da tutti e tre: gli esseri umani non sono al centro dell’universo e il mondo animale, come quello delle piante, fa ampiamente a meno di noi. Non è un caso, scrive verso la fine della sua indagine l’autrice, che l’ultimo libro di Darwin nipote sia stato dedicato ai lombrichi: L’azione dei vermi nella formazione del terriccio vegetale, pubblicato nel 1881, un anno prima della morte. Osservare la vita dei lombrichi, creature in apparenza di nessuna importanza, ma fondamentali per la rigenerazione del terreno, permette al padre dell’evoluzionismo di esercitare una forma di pensiero libero e non gerarchico. Proprio questo ha portato due grandi poeti ad ammirarlo: Elizabeth Bishop e Osip Mandel’stam. Leggere i naturalisti, scrive l’autore russo, può spalancare nella nostra vita una radura. Il triangolo diventa allora un pentagono, dal momento che Mandel’stam nel suo Viaggio in Armenia ( Adelphi) parla di Charles Darwin come di “reporter sul campo”.
Tra nonno e nipote, tra Erasmus e Charles, c’è un legame molto solido se qualcuno, leggendo le pagine poetiche e filosofiche del primo, ha potuto accusare il secondo d’averlo plagiato. Entrambi sono stati dei precursori in lotta con il pensiero dominate di tipo spiritualistico della loro epoca. Zoonomia o Le leggi organiche della vita, trattato scritto da Erasmus, ebbe un grande successo e innumerevoli traduzioni, ma fu ben presto messo all’indice. Gli amori delle piante, seconda parte di The Botanic Garden, è un testo ambientato in un unico giorno, scritto in endecasillabi sciolti è diviso in quattro canti.
Anedda risale ai precedenti di questo testo in ambito classico e punta dritto ai versi di Giacomo Leopardi. La battaglia contro l’antropocentrismo di entrambi, Erasmus e Giacomo, è evidente. In Paralipomeni alla Batracomachia, opera ben poco letta nelle nostre scuole, i protagonisti dei versi del poeta recanatese sono i topi, animali per cui anche Charles manifesta una certa ammirazione: appaiono gli animali più adattabili presenti sulla faccia della Terra, tanto da mostrare che l’apparizione degli esseri umani sul Pianeta Azzurro non avrebbe poi niente di così meraviglioso ( Anedda). Nel pensiero di Leopardi c’è un’evidente traccia animale, per dirla con Antonio Prete, suo efficace studioso. Del resto i quaderni infantili del poeta sono colmi di disegni di animali, moltissimi dei quali fantastici. Il libro di Antonella Anedda perimetra un terreno in cui trovano posto autori come Anna Maria Ortese e J. M. Coetzee.
In questo modo le opere dei due Darwin dialogano con autori del passato e del presente per delineare una linea di pensiero che guarda al mondo animale in modo diverso. Anedda è una autrice in cui la compassione trova uno spazio importante nella sua opera, come dimostra questo libro. Non è l’opera di una naturalista, ma d’una scrittrice che si mette alla ricerca dei propri antenati. Leopardi resta la stella polare della sua ricerca filosofica e intellettuale, cui dedica nella parte finale del volume una notevole attenzione. Sono pagine scritte con leggerezza, da una appassionata lettrice di testi, non solo poetici, ma anche saggistici. Questa appassionante ricerca si presenta come il backstage della sua attività poetica.