Robinson, 30 aprile 2022
Riscoprire Nancy Mitford
Non sparate sui bestseller, potrebbero finire nel catalogo Adelphi. Rincorrendo l’amore riuscì a vendere nel suo primo anno ( era il 1945) duecentomila copie. Con un paio di seguiti — L’amore in un clima freddo e Non dirlo ad Alfred – resta da allora in ottima posizione tra i titoli che fanno felici gli editori. Romanzi amatissimi, non solo dai lettori inglesi, e rilanciati di generazione in generazione. Ogni ventina d’anni la trilogia di Nancy Mitford, intera o a pezzi, finisce in televisione. The Pursuit of Love ultima versione, scritta e diretta da Emily Mortimer, era in onda con gran successo su Bbc One lo scorso maggio ( coproduzione Amazon, ma nel catalogo italiano non si trova).
Un patrimonio da sfruttare. Come le sei sorelle Mitford, figlie del barone Redesdale: con le loro vite hanno ingolosito fin troppi biografi e romanzieri da riporto ( oltre a schiere di pettegoli). Meglio l’originale: Nancy Mitford era la figlia maggiore nata nel 1904; visse molti anni in Francia e lavorò come giornalista. I romanzi le diedero soldi e successo, liberandola da un poco riuscito matrimonio.
Le altre Mitford (c’era anche un fratello maschio, Thomas) vissero tra lussi mondani, scandali, relazioni ravvicinate e pericolose con le dittature novecentesche. Rincorrendo l’amoreè in parte ispirato all’aristocratica famigliona, che nel romanzo si chiama Radlett e vive nella tenuta di Alconleigh. Il Lord titolare tiene nel salone la pala militare, mai ripulita, con cui aveva ammazzato nel 1915 otto tedeschi. Educa i sei figli con disciplina militare, le stanze sono sempre gelide, quando i genitori viaggiano in Canada la figliolanza legge ogni mattina i giornali sperando in un naufragio che li lasci orfani.
Racconta tutto la cugina Fanny Logan, che a Alconleigh trascorre le vacanza in qualità di parente magari non proprio povera, ma certo sfortunata. «Figlia di genitori depravati» (che però a Natale largheggiano in regali) vive con zia Emily, che dopo una delusione sostiene di aver chiuso con l’amore (ma in romanzi come questo nessuno è mai veramente al sicuro). Sua madre, molto in disgrazia, è ormai per tutti in famiglia la Fuggiasca: a diciannove anni aveva abbandonato la neonata al padre, e aveva continuato a far vita randagia.
Fanny e l’amica Linda Radlett sfuggono alla sorveglianza degli adulti riunendosi in società segreta dentro l’armadio ( l’unico posto tiepido della casa) per stabilire chi sono gli Onorevoli e chi non può ambire alla prestigiosa etichetta. Arrivano i primi balli, gli inviti per il tè, i vicini di casa colti e interessanti, Londra con le sue mondanità e gli uomini attraenti, finché si comincia parlar di tedeschi e di bombardamenti.
I lettori di allora godevano il bel mondo aristocratico, tanto diverso dalla guerra e dagli stenti del dopoguerra. I lettori di oggi si godono la perfidia, l’ironia, il distacco privo di sentimentalismo e nostalgia. La precisione di una scrittrice che diventa feroce quando nel romanzo compare un personaggio noioso: «Aveva l’abitudine di scegliere un argomento e poi ronzargli intorno come un bombardiere impreciso, incapace di colpire il bersaglio; conosceva enormi quantità di fatti tediosissimi». Fanny e Linda crescono, in casa non si parla di sesso ma la vita campagnola qualcosa suggerisce – resteranno più a lungo ignare dei crimini commessi da Oscar Wilde. Discorrono di amori immaginari che agli occhi della per nulla moralista Nancy Mitford, «servivano a tenere in caldo la casa per i suo futuro occupante». Nel caso della romantica Linda, una serie di giovanotti “presi dalla vita”: nella collezione di mariti e amanti messa insieme dalle sei sorelle Mitford non mancavano spunti e suggerimenti.
Il primo si chiama Anthony Kroesig, figlio del Governatore della Banca d’Inghilterra. Odiato da Lord Alconleigh, che lo crede tedesco e non tollera – oltre a qualsiasi paese estero – «gli unni, i mangiarane francesi e i guappi italiani». Linda per la prima volta si trova tra i borghesi ( sottinteso “gretti”) e la felicità dei primi giorni sparisce. A casa del suocero, tra «angoli rocciosi e acquatici così ben fatti da rasentare la volgarità», posa gli occhi su Christian il comunista.
Il giovane rivoluzionario veste «pantaloni di flanella bucherellati dalle tarme nei punti più imbarazzanti». È innocuo politicamente («quelli come lui si ammansiscono presto» spiega il banchiere) ma non romanticamente. Linda si ritrova a combattere con l’aspirapolvere e il forno («non mi stupisco che a volte qualcuno ci metta dentro la testa e ce la lasci, in preda all’infelicità») e smista i profughi spagnoli alla frontiera con la Francia.
Dura poco anche stavolta. Linda si ritrova a Parigi, con un biglietto ferroviario scaduto e niente soldi. Seduta sulla sua valigia, incontra un Vero Gentiluomo, che si trasforma in Assiduo Corteggiatore, dal nome altisonante e ben fornito di denaro. Ristoranti di lusso, fiori in albergo, e poi un appartamentino più discreto ( non nell’arredamento: «I pesci rossi vanno sempre» commentano gli amici aristocratici in visita).
Felicissima e azzeccata la traduzione del titolo ( oltre che del romanzo, firmata da Silvia Pareschi). L’amore bisogna rincorrerlo. Non se ne sta nascosto da qualche parte, aspettando di essere scovato tra i cuscini del divano come in una casalinga caccia al tesoro.