la Repubblica, 30 aprile 2022
Amazon ha la crisi del settimo anno
I giorni più difficili del 2022 per i Big Tech d’America sono arrivati: Amazon ha chiuso il trimestre in rosso, Apple è finito nel mirino dell’antitrust dell’Unione europea. Casi molto diversi ma che hanno prodotto identica fibrillazione. Il primo trimestre in rosso di Amazon ha fatto crollare il titolo in Borsa, con un -12,4% in apertura, ai minimi dal giugno 2020. I dati negativi arrivano proprio nel momento in cui il gigante tech sta vivendo con fastidio la sindacalizzazione dei dipendenti, a lungo considerati “forzati” della catena di montaggio creata dal secondo uomo più ricco al mondo, Jeff Bezos.
Amazon ha riportato una perdita netta di 3,8 miliardi di dollari nel primo trimestre 2022, chiuso al 31 marzo. Un crollo verticale rispetto a un anno fa quando, nello stesso periodo, la corporation aveva registrato profitti per 8,1 miliardi. Ma è anche un tonfo rispetto alle previsioni degli analisti, che si aspettavano una crescita di 4,4 miliardi. Amazon ha attribuito il risultato negativo alle perdite legate agli investimenti nell’azienda produttrice di auto elettriche Rivian Automotive. La compagnia, nella quale Amazon ha investito nel 2019 circa 700 milioni di dollari, ha visto il suo titolo perdere il 75% da quando, a novembre, aveva debuttato a Wall Street, presentandosi come l’alternativa alla Tesla di Elon Musk. All’esordio Rivian sembrava sfidare le leggi di gravità, con azioni schizzate del 29%, ma nelle settimane successive non è andata così. I ricavi di Amazon, nel primo trimestre 2022, sono cresciuti del 7%, a 116,4 miliardi, il dato peggiore in vent’anni, meno del 9% con cui si era chiuso il 2021. Gli analisti della compagnia prevedono un calo anche nei prossimi mesi, con una crescita tra il 3 e il 7%, numeri a cui Amazon non era abituata. A incidere, secondo il direttore finanziario Brian Olsavsky, l’inflazione più alta, i prezzi del carburante e i vincoli sul mercato del lavoro che avrebbero aggiunto altri due miliardi di dollari di costi.
L’altro gigante tech, Apple, è invece alle prese con seri problemi di concorrenza. L’Antitrust dell’Unione europea ha messo nel mirino Apple Pay, il sistema di pagamenti digitali usato da centinaia di milioni di utenti nel mondo. In particolare, l’attenzione è sul chip Nfc, inserito nei modelli iPhone 6 e Apple Watch grazie al quale basta avvicinare lo smartphone al Pos dell’esercente per pagare. Ma il sistema riconosce solo carte di credito inserite in Apple Pay, escludendo le altre, tipo PayPal, e quelle di importanti gruppi bancari. Per Bruxelles è concorrenza sleale. Se le accuse venissero confermate, sostiene il Financial Times, la società da 2500 miliardi di dollari potrebbe essere costretta a pagare una multa fino al 10% del fatturato. La notizia dell’inchiesta arriva pochi giorni dopo l’accordo sul nuovo regolamento per i servizi online che fissa maggiori doveri per le piattaforme digitali sul controllo dei contenuti illegali e mette un freno al potere di mercato dei Big Tech.