ItaliaOggi, 30 aprile 2022
I Windsor non graditi a Coburg, in Baviera
La regina Elisabetta, e la sua famiglia, non sono graditi a Coburg, cittadina della Baviera, più esattamente della Franconia. È una storia della nostra vecchia Europa, dove il tempo a volte scorre lentamente. Eppure Elisabeth appartiene alla dinastia Sachsen-Coburg und Gotha. Ha sangue tedesco, come tutta la sua famiglia.
I Windsor non esistono, è un nome di fantasia. Nel luglio del 1917, in guerra, sembrò inopportuno che sul trono a Londra sedesse un sovrano con il nome del nemico, e si inventò una nuova casata. Il Kaiser Guglielmo II, che era cugino di Giorgio V, commentò con ironia: «Ecco le allegri comari di Windsor». Un nome d’arte opportuno anche durante l’ultima guerra: un tipo di bombardieri nazisti che volavano su Londra erano stati battezzati Gotha.
A Londra la Albert Hall ricorda il marito della regina Vittoria, che era suo cugino. Ma a Coburg non vogliono una Albert Wand, cioè un affresco, che lo ricordi e in cui vengano ritratti i suoi discendenti, fino al principe Charles. Alcuni nel XXI secolo trovano sempre che non sia opportuno. Vittoria parlava tedesco fino a nove anni, e non scrisse mai in inglese senza compiere qualche errore. Divenne regina grazie allo zio Leopold, sempre un Coburg, forse in realtà era il suo padre naturale. Sarebbe una lunga storia spiegare il perché. Gli Hannover, altra dinastia tedesca che regnava in Gran Bretagna, avevano molti figli illegittimi e nessun erede ufficiale che potesse ereditare la corona, che infine andò alla giovinetta Vittoria.
Era il primo passo per Leopold che aveva un grande sogno: portare gli eredi della nipotina su tutti i troni d’Europa. Voleva realizzare una sorta di unione europea grazie alle nozze reali, nel nome dei Coburg. E quasi ci riuscì. Fece sposare Vittoria al nipote Albert, tenendo lontani gli altri possibili pretendenti. Esattamente come un secolo e mezzo dopo, Lord Mountbatten, zio di Elisabetta, la fece innamorare di Filippo di Grecia, principe spiantato ma affascinante, e sempre suo cugino. Mountbatten era un Coburg, il suo nome è la traduzione dell’originario Battenberg, Berg è montagna in tedesco.
Albert era un bell’uomo, ma troppo tedesco, rigido e poco passionale, come si lamenta nei diari Vittoria, che in realtà almeno da giovane era poco vittoriana. Ma il principe consorte, sempre da tedesco, era pratico e industrioso. Si deve a lui la prima esposizione universale a Londra, nel 1851, che ebbe uno straordinario successo.
Per accertare definitivamente se la misteriosa donna che apparve a Berlino negli Anni Venti, fosse Anastasia, l’unica superstite dello Zar Nicola, ucciso a Ekaterinburg nel 1918 con tutta la famiglia, fu confrontato il Dna dei suoi resti con quello di Filippo, che alla lontana era cugino dei discendenti Romanov.
La moglie di Nicola era Alessandra, nipotina della regina Vittoria. E la regina era nonna del Kaiser Guglielmo, figlio di sua figlia Vicky. I Coburg all’inizio del XX secolo avevano conquistato i troni d’Europa, tranne che a Vienna e Roma. «Das Blut ist kein Wasser», disse il Kaiser nel 1913, il sangue non è acqua. Ma ormai il sangue blu contava poco o niente, e i cugini Coburg si trovarono tutti in guerra gli uni contro gli altri l’anno dopo.
Forse a Coburg non vogliono l’affresco di Albert perché temono che si ricordi inevitabilmente che i Coburg durante la Repubblica di Weimar furono convinti sostenitori di Hitler. Edoardo VIII abdicò l’11 dicembre del ’36 per amore di Wally Simpson, una storia romantica, La coppia andò poi in viaggio di nozze a Coburg e fu ricevuta da Hitler. Forse, Edoardo non perse la corona per amore, fu costretto a abdicare a causa dei suoi stretti rapporti con i parenti di Coburg e con i nazisti.
Dopo la sconfitta del Reich, Anthony Blunt, grande esperto del barocco italiano, e agente segreto, fu inviato in Germania per mettere al sicuro le lettere imbarazzanti di Edoardo. Blunt era anche un agente del Kgb, ma era un lontano cugino di Elisabetta, e si fece finta di niente. La storia d’Europa è anche una storia di famiglia.