Il Messaggero, 30 aprile 2022
Intervista a Sophie Marceau
La vita ricomincia a 50 anni, lontano da tutto e tutti. E l’amore lo trovi su un’app. «Chi ha detto che una donna matura non possa più avere prospettive ed emozioni?», si domanda Sophie Marceau, la frangetta sempre sbarazzina, gli occhi maliziosi che esprimono un sex appeal intramontabile. Nel film di Lisa Azuelos I Love America (su Prime Video), l’attrice lanciata ad appena 13 anni dal cult Il tempo delle mele e diventata poi una star a cavallo tra il ruolo di Bond Girl in The World is not Enough, Braveheart e il cinema d’autore europeo, interpreta una seducente single cinquantenne (nella realtà ha 55 anni e due figli), regista cinematografica che, libera dalla prole ormai indipendente, dopo la morte della madre lascia la Francia per Los Angeles.
E laggiù, piena di energie, riparte da zero imparando a fare i conti, attraverso il perdono, con la figura di quella madre tanto ingombrante quanto assente (la storia è ispirata alla biografia della stessa Azuelos, figlia della famosa e tormentata cantante-attrice Marie Laforêt scomparsa nel 2019). Primo atto della nuova vita: con la complicità di un amico gay (Djanis Biuzyani) la nostra eroina, che si tiene in forma pedalando, s’iscrive a un sito d’incontri dove, dopo qualche tragicomico tentativo andato a vuoto, troverà l’amore (Colin Woodell). Rigorosamente bello e molto più giovane di lei.
Un tabù abbattuto?
«Non ci ho mai pensato. Quando ho letto la sceneggiatura non mi ha fatto né caldo né freddo, ho trovato naturale la differenza d’età dei nostri personaggi. All’inizio non volevo girare il film, il soggetto mi sembrava troppo legato alla storia della regista. Poi sono stata conquistata dal coraggio di Lisa che ha deciso di raccontare la sua vita rendendola universale».
Lei ha mai cercato un uomo su internet?
«No, per carità. Sono troppo timida per questo genere di esperienze. Ma capisco che molte persone utilizzino le app per trovare l’anima gemella. E tutto può succedere».
Cos’ha allora in comune con la protagonista del film?
«Poche cose, a parte l’età. Non ho mai sentito il bisogno di tagliare i ponti. Ho vissuto a lungo in Polonia e in America (rispettivamente con il regista Andrzej Zulawski e con Christophe Lambert, ndr) ma sono sempre rimasta ancorata alla Francia. Un’attrice è pagata per immedesimarsi in un’altra persona, provandone le emozioni. Mi sta benissimo».
Il film va preso come la riabilitazione delle cinquantenni?
«È un ritratto, realistico e approfondito, delle donne mature di oggi, che non si accontentano del vecchio ruolo di angelo del focolare deciso dalle convenzioni sociali ma sono indipendenti, ottimiste e proiettate verso il futuro. Anche quando invecchiano».
C’è un messaggio, dunque?
«Sì, ed è positivo. La storia, che sulla piattaforma verrà vista da ogni tipo di pubblico in tutto il mondo, è un inno alla vita, all’amore, agli imprevisti che ti capitano quando meno te lo aspetti, al perdono che ci aiuta ad andare avanti. È un invito ad aprire la mente e a non aver paura delle nuove esperienze».
E lei, in pista da oltre 40 anni, ha mai avuto paura?
«Faccio un mestiere che all’inizio non avevo scelto e poi tutto è avvenuto con una rapidità folle. Il successo, la fama, il lavoro: per 10 anni ho girato film la notte e il giorno... Quando ti buttano nell’acqua devi imparare a nuotare. E una volta che sopravvivi, puoi affrontare qualunque cosa».
Nel film il suo personaggio dice con amarezza: «Sono cresciuta da sola». Anche lei?
«Assolutamente no. Sono diventata adulta in fretta a causa del lavoro, ma a differenza del mio personaggio ho avuto dei genitori presenti e affettuosi che si sono sempre occupati di me».
Oggi è più frequente, per un’attrice over 40, trovare dei ruoli interessanti?
«Uscire dagli stereotipi di moglie, madre o amante è sempre difficile, ma qualche passo avanti è stato fatto. Sono sincera, non mi considero soddisfatta al cento per cento ma mi consolo pensando che in Francia abbiamo un cinema più attento alla femminilità che altrove, non a caso abbondano le registe».
Continua a lavorare senza tregua, cos’è che oggi la motiva?
«Seguo il mio ritmo senza pensare alla carriera e tantomeno al successo. Sono riconoscente al destino per tutto quello che ho avuto, che è tantissimo. Non mi ritengo mai soddisfatta e ogni volta provo a sfidare me stessa. Ho altri due film in uscita, mi sta andando benissimo... E non ho nessuna intenzione di fermarmi».
Qual è il suo più grande successo?
«Non guardarmi indietro. Non mi sono mai seduta sugli allori, preferisco concentrami sul futuro. Niente è scontato, nella vita. La mia è ancora in evoluzione, chissà quante sorprese ancora mi riserva. Il nemico non è il tempo che passa, ma la paura. E io non ce l’ho».