Corriere della Sera, 30 aprile 2022
L’harakiri del prof giapponese a Roma
Tetsuo Sakamoto non era solo un professore universitario. Era uno dei più importanti studiosi della cultura orientale, ma anche un italiano acquisito, al punto da essere stato nominato nel 1982 commendatore della Repubblica per i suoi meriti nel campo dell’insegnamento e da vice presidente, ormai dal 1978, dell’associazione Italia-Giappone. Ma quello che i vicini di casa, in un palazzo nella zona Nord, vicino a corso Francia, ricordano del 92enne a lungo docente all’Orientale di Napoli, è soprattutto «l’umanità che dimostrava verso gli altri». Un sentimento che, unito alla disperazione, potrebbe averlo spinto nella notte di giovedì scorso a uccidere la moglie Eiko, di 90 anni, immobilizzata a letto e malata terminale, e poi a togliersi la vita, facendo una sorta di harakiri con un coltello, fino a lasciarsi morire immerso nella vasca da bagno.
Un omicidio-suicidio sul quale gli agenti del commissariato Ponte Milvio vogliono dirimere ogni dubbio, anche se dopo l’allarme lanciato da una badante della coppia, che alle 10 dell’altro ieri ha trovato i corpi dei due anziani coniugi nel loro appartamento in via Civitella D’Agliano, senza segni di effrazione e comunque in ordine, quello che è accaduto appare abbastanza chiaro. In più il professor Sakamoto ha lasciato quattro lettere d’addio, scritte in italiano e in giapponese: le prime ai due collaboratori domestici filippini che li hanno accuditi, soprattutto la badante che ha scoperto la tragedia, negli ultimi anni costellati da problemi di salute sempre più gravi, e le altre in lingua madre, che sono state acquisite dalla polizia e devono essere ancora tradotte, al figlio Mario e alla moglie italiana. Nei messaggi d’addio ai domestici, il docente ha parole di ringraziamento per tutto quello che hanno fatto per lui e la moglie, e all’interno delle buste ci sarebbero anche somme di denaro.
Un ultimo gesto di riconoscenza accompagnato da messaggi per i quali il professore ha scelto i logogrammi, i caratteri kanji originari della Cina ma usati dai giapponesi, anche se nel dopoguerra ci furono delle campagne educative per eliminarli. Una particolarità che ha colpito gli stessi investigatori, forse un gesto romantico prima di morire che potrebbe aver accompagnato Sakamoto anche nella sua vita.
L’appartamento alla Collina Fleming è stato sequestrato per consentire alla Scientifica di effettuare il sopralluogo, recuperato anche il coltello usato dal 92enne per togliersi la vita mentre la moglie potrebbe essere stata colpita alla testa con un oggetto anche se non è chiaro di che tipo. Non si esclude che la donna stesse dormendo e non si sia accorta di nulla. Gli investigatori hanno sentito a lungo sia i badanti sia alcuni familiari di marito e moglie per capire se negli ultimi tempi la situazione familiare fosse peggiorata rispetto al passato e se ci fossero state avvisaglie di quello che stava per accadere mentre sui social il figlio ha chiesto di pregare per i suoi genitori. La notizia della tragica fine dei coniugi ha sconvolto il quartiere di Roma nord dove i Sakamoto erano molto conosciuti e stimati.