Corriere della Sera, 30 aprile 2022
Salgono i prezzi anche di carne e cipolle
La verità si può trovare anche nella minestra. Ci sono i messaggi quotidiani del Cremlino, quelli ad uso del mercato interno, dove si sostiene che le sanzioni fanno il solletico, mentre intanto distruggono i Paesi occidentali che le hanno adottate. C’è Elvira Nabiullina, governatrice della Banca di Russia, dissidente a giorni alterni per i media internazionali, fedele alla linea nei fatti, che prevede tempi duri solo per il 2022. Dopo, come prima o quasi.
E poi si entra in supermercato, a comprare il cosiddetto Borshevoj nabor, ovvero gli ingredienti completi che servono a preparare il Borsh, la minestra di barbabietole, per altro di origine ucraina, che costituisce il piatto principale di ogni famiglia russa, e per questo viene considerato il bene più attendibile per valutare l’andamento dei prezzi. Le stime ottimiste sull’economia finiscono alla cassa. Rispetto allo scorso 25 marzo, quando la tendenza era già al rialzo, le cipolle sono salite da 40 a 55 rubli al chilo, le barbabietole da 47 a 69, le carote da 60 a 73, i cavoli da 81 a 99. Per tacere della carne di manzo, il cui prezzo è triplicato.
Anche se il Borsch sarà meno saporito, meglio abbondare di patate, che non mancano mai e hanno subìto un rincaro minimo, da 50 a 53 rubli. E per chi dovesse fare ironie, meglio ricordare che lo stipendio medio di un lavoratore russo ammonta all’equivalente di 400 euro mensili, uno dei livelli salariali più bassi del mondo. Facciamo scorta di frutta, che non si sa mai. Pure qui il carrello della spesa piange. Il costo delle banane è raddoppiato. Le scatole di mirtilli e lamponi, che sono pur sempre frutti autoctoni, sono passate da 280 rubli ai 690 di oggi. Meno male che non durerà tanto, questa spirale. La Banca centrale ha corretto al rialzo le previsioni nere del ministero dell’Economia. Il Pil non scenderà più del 12,5 per cento, ma «solo» dell’8%. Certo, l’inflazione annua è stimata intorno al 18-23%, quasi ai livelli della grande crisi del 1992. Ma poi, garantisce la governatrice Nabiullina, andrà subito meglio. Già nel 2023 il prodotto interno lordo calerà solo di un altro 3%, mentre l’inflazione rientrerà nei ranghi, intorno al 5-7%. A partire dal 2024, si tornerà a crescere.
C’è da credere davvero a questa risalita così veloce? Perché a volte sembra che la mano destra della Banca centrale non sappia quel che fa la sinistra. In questo caso, il suo Dipartimento di macroeconomia, che sostiene la necessità di prepararsi a una «nuova era» caratterizzata da un «netto arretramento» nel settore delle tecnologie, dall’addio a due terzi delle esportazioni e delle importazioni, da un tasso di crescita potenziale quasi azzerato. E come conseguenza di questa nuova «economia ristretta», ci sarà il ritorno al cosiddetto «shuttle trade», il commercio realizzato con le navette che fu proprio dei tremendi anni Novanta, quando i piccoli negozianti erano obbligati ad andare in Turchia, in Cina o in Armenia per acquistare i beni da rivendere poi sulle patrie bancarelle. Come dice il ragazzo alla cassa, forse stanno distillando la realtà in dosi omeopatiche. Se questa sera il Borsch avrà un retrogusto amaro, non sarà soltanto per via delle poche barbabietole.