Corriere della Sera, 29 aprile 2022
Barbara Ronchi si racconta
«Questo film è un racconto della ricerca della felicità: la donna che interpreto, Francesca, sposata con un figlio, intuisce che la vita le sta stretta e trova il coraggio per andare in mare aperto». Barbara Ronchi sa di cosa parla. Il personaggio che le ha affidato Giulia Louise Steigerwalt, sceneggiatrice al suo esordio nella regia con Settembre, dove recita con Fabrizio Bentivoglio e Thony, ha tratti in comune con lei. «A me è successo dopo la laurea in archeologia. Il lavoro sul campo, gli scavi, mi dava l’adrenalina, ma per il dottorato mi sono trovata in biblioteca a domandarmi se era quella la vita che volevo».
La risposta le arrivò per caso. «Facevo teatro con gli amici del liceo, ci vennero a vedere dei professori dell’Accademia Silvio D’Amico, mi chiesero se pensavo di fare l’attrice. Era così, ma non l’ammettevo, non sono vanitosa, temevo di essere fraintesa. Mi sono trovata nel mio mondo, la felicità toccata con mano».
Romana, 39 anni, dieci anni di militanza teatrale con Carlo Cecchi e Valerio Binasco, Barbara Ronchi vive un momento d’oro tra cinema e tv. Oltre a Settembre è in sala con Sulle nuvole, opera prima di Tommaso Paradiso. «Mi capita spesso di lavorare con registi esordienti, fin da Miele di Valeria Golino, Sole di Carlo Sironi. È un imprinting che ti lega per sempre. Con Giulia ci siamo trovate benissimo: ha un visione della vita che condivido, ironica e leggera, racconta contraddizioni e sentimenti con umanità». Gli incontri, dice, fanno la differenza. Il più importante a oggi resta quello con Marco Bellocchio. Era la mamma di Valerio Mastandrea in Fai bei sogni, dal romanzo di Gramellini. «Il ruolo più bello del film, sono stata fortunata. Bellocchio mi ha insegnato il pudore dei sentimenti, a non cadere dentro alle storie ma a essere delicati nelle nostre interpretazioni. Lui è così nella vita, maestro davvero». Un’altra tappa fondamentale la deve a Vanessa Scalera. «Ho lasciato andare la mia vena comica grazie a Imma Tataranni. Sono la sua cancelliera. Desideravo da tempo fare qualcosa di leggero, la tv mi attirava. E mi sono convinta perché c’era Vanessa, siamo amiche da tanto. Ma quando sono andata al provino ero al nono mese di gravidanza – suo figlio ora ha tre anni, ndr —, era luglio, un caldo feroce, non ero al massimo. La produzione era in pensiero, ma siamo riuscite a convincerli». Un’occasione oltre che come prova da attrice brillante, per divertirsi con l’accento di Matera. «Sono una romana anomala, non riconoscibile, mi diverto a mascherarmi anche con le cadenze. Adoro recitare con altri accenti, il pugliese, il livornese come è stato per Cosa sarà di Francesco Bruni».
Si descrive come «una donna storta». «Ma sì, se mi guardo da fuori non ho la schiena dritta, né le spalle larghe, non sembro una coi piedi per terra. Sono così, perché raddrizzarmi?». Nel suo curriculum risulta anche Favolacce dei D’Innocenzo ma nel film Barbara non c’è. «L’ho girato, avevo un bellissimo ruolo. Mi è arrivata una mail molto bella da parte dei fratelli che mi ringraziavano ma spiegavano che avevano dovuto tagliare la mia storia. Il rapporto con loro rimane stupendo. Capita: anche a Kevin Costner, per Il grande freddo».