il Fatto Quotidiano, 29 aprile 2022
I fab four del tennis in una serie tv
Ritrovarsi. E amarsi un po’, forse. La squadra, “quella” squadra leggendaria che vinse la storica Coppa Davis nel 1976 nel Cile sotto la dittatura di Pinochet è di nuovo Una squadra. Un po’ come Amici miei, scanzonati, litigarelli “che ci viene molto naturale”, sodali più ora che allora. Perché la vittoria di quella mitica insalatiera non è mai stata veramente e degnamente celebrata, ricordano a gran voce i campioni e protagonisti dell’impresa: Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Antonio “Tonino” Zugarelli, capitanati dall’inossidabile Nicola Pietrangeli.
Caduta nel dimenticatoio perché percepita politicamente scorretta – il dibattito sull’opportunità che la squadra italiana di tennis andasse a casa dell’efferato dittatore di estrema destra a giocarsi la Davis era più acceso che mai – fu osteggiata dagli intellettuali dell’epoca, privata della diretta tv, “persino Modugno si mise in mezzo” ricorda il dream team, che invece partì – e vinse – nonostante il clima ostile. E non bastarono le magliette rosse omaggiate nel bel doc di Mimmo Calopresti del 2009, ma di cui a quel tempo “nessuno s’accorse” ricorda Panatta.
Il mondo dello sport se l’è colpevolmente scordata, quello del cinema e della tv prova a risarcire. E lo fa con lo stile, il talento e la vis produttiva di Domenico Procacci, che sceglie di esordire in regia unendo le passioni di una vita: cinema e tennis. Se lo scorso novembre al Torino Film Festival ci fu un assaggio del docu-film Una squadra, ora arriva a compimento l’intero progetto composto appunto dal documentario – nelle sale il 2, 3 e 4 maggio – di una serie tv di sei episodi – dal 14 maggio su Sky Documentaries e Now – e di un libro edito da Fandango. Un “kit” di favolose memorabilia che articola la narrazione dell’impresa nell’ampio contesto dei tumultuosi anni 70 ma anche di personalità umane difficilmente replicabili nello sport contemporaneo.
C’era tanto da raccontare infatti, “molto più di una finale” spiega Procacci sulla genesi di Una squadra, da lui concepito e poi scritto insieme a Sandro Veronesi, Lucio Biancatelli e il montatore Giogiò Franchini. Dietro, ovviamente, c’è Fandango, ma anche Sky, Luce Cinecittà e il patrocinio del Coni. Un Coni che avrebbe potuto celebrare “un po’ meglio” i nostri, ancor più gravemente ignorati dagli annali degli Internazionali di Roma, la cui edizione 2022 coinciderà appunto con la diffusione dei primi due episodi.
Il paradosso vuole che il dibattito politico si ripeta, ma su altri fronti. Se nel ’76 i quattro moschettieri decisero di partire per il Cile “contro tutto e tutti”, oggi gli stessi si oppongono fermamente alla scelta politica di Wimbledon di impedire l’accesso al torneo agli atleti russi e bielorussi. Una scelta “indegna, insensata” chiosa Panatta, e ancor peggio sarebbe se gli stessi Internazionali imitassero i britannici: “Suonare giustamente l’inno ucraino e boicottare ingiustamente i tennisti russi è una buffonata!” tuona Bertolucci a cui l’amico Adriano, nonché storico compagno di doppio, non manca l’incalzata di rimbalzo: “Se dovessi scendere io in campo oggi, indosserei la maglietta giallo-azzurra a sostegno dell’Ucraina, proprio come feci con la maglietta rossa… giusto per farvi capire da che parte stare ma nel modo giusto, almeno per me”.
Ascoltarli oggi, i Fab Four – più il “sovrano” Pietrangeli, intervenuto con un finale a sorpresa nonostante un piccolo infortunio – sembrano usciti da un copione comico, reciprocamente affiatati su battute feroci, disinvolti come se da sempre non avessero fatto altro che cinema e tv. E il lavoro di Procacci – specie nel respiro della serie – ne è lo specchio preciso: un prezioso montaggio “che fa palleggiare” tra loro le interviste sul passato con i materiali d’archivio sulle gesta tennistiche e non solo. Non mancano, infatti, scene e notizie ignote ai più, come il gesto politico a favore dei black della tennista Monica Giorgi nel Sudafrica razzista dei 70, un gesto che le costò la sospensione dalla Fit. Insomma, Una squadra saprà incollare agli schermi anche i non appassionati di tennis, in quanto tracciato epico-sportivo della nostra Storia. “Procacci ci ha rimesso insieme… C’eravamo persi, ci ha restituito la voglia di raccontare la nostra impresa dopo tanti anni”. Panatta dixit, applausi.