Avvenire, 29 aprile 2022
Recep Tayyip Erdogan d’Arabia
Recep Tayyip Erdogan d’Arabia. Ieri il presidente turco a Riad, invitato dal re Salman bin Abd al Aziz al Saud per una visita di due giorno, ha riavviato il processo di normalizzazione che vede impegnato il leader da mesi su più fronti arriva mentre la Turchia è strozzata dalla peggiore crisi economica degli ultimi 20 anni, l’inflazione è ufficialmente al 61%, il valore della moneta è crollato del 48% nel corso del 2021 rispetto a dollaro ed euro. Una situazione peggiorata dalla pandemia, il cui colpo finale è stato dato dalla guerra in Ucraina, costata ad Ankara più di 50 miliardi di dollari nonostante il ruolo di sedicente mediatore di Erdogan, che anche ieri ha risentito al telefono Putin. La riapertura del mercato saudita può portare ossigeno in Turchia e allo stesso Erdogan verso le elezioni del 2023.
Turismo, investimenti, capitali sono ciò di cui l’economia ha bisogno per ritrovare quantomeno stabilità. Il presidente turco ha sempre coltivato buoni rapporti con il re, ma nessuna simpatia per Mohammed bin Salman (Mbs), ha ingoiato il rospo dell’omicidio del giornalista Khashoggi a Istanbul (del quale la Cia accusa Mbs), ha accettato di porre fine al processo dopo aver chiesto per mesi l’estradizione dei sospetti e ora è deciso a non fermarsi. Vuole la normalizzazione e attende capitali sauditi e quindi la giustizia può aspettare.