ItaliaOggi, 29 aprile 2022
I 60 anni di frau Susanne Klatten, lady Bmw
I giornali tedeschi ricordano i compleanni di personaggi noti, politici, artisti, sportivi. Non so, se i festeggiati ne siano sempre contenti. Suppongo di sì. Di solito si comincia dai settant’anni, primo traguardo importante. Ricorrenze che servono anche a scoprire dove siano finiti, cosa facciano, celebrità di ieri o dell’altro ieri. Per Susanne Klatten, la più ricca di Germania, la Frankfurter Allgemeine ha pubblicato un articolo per i 60 anni, compiuti ieri.
Forse gli italiani non ricordano più il suo nome che finì sulle nostre prime pagine quindici anni fa. Anzi, furono i quotidiani italiani a costringere i giornali tedeschi a svelare chi si nascondesse dietro le iniziali S.Z. La privacy in Germania è una cosa seria, e non si pubblicano i nomi di chi è coinvolto in fatti di cronaca, sia come colpevole sia come vittima.
Frau Susanne è chiamata anche Lady Bmw, perché è una Quandt, la famiglia grande azionista della casa di Monaco. Klatten è il nome del marito, e la K. rese più difficile identificarla. Il suo matrimonio non era soddisfacente, e la signora si comportò come un uomo per non dare scandalo. «Se mi fossi presa un amante, spiegò, lo avrebbero saputo tutti, e avrei ferito Jan, mio marito, e i miei tre figli». Così si incontrava discretamente in una località turistica austriaca con un playboy a pagamento, Helg Sgarbi, svizzero nonostante il cognome italiano, tanto per sfatare il pregiudizio che gi elvetici non possano fare concorrenza ai spesso sopravalutati amanti latini.
Sgarbi le chiese un prestito inventandosi una balla, aveva investito una bambina e il padre mafioso minacciava di ucciderlo. Lei pagò, lui tornò alla carica, un classico. Frau Susanne gli diede appuntamento in un garage di Monaco e avvertì la polizia. Sgarbi si rifiutò di rivelare il nome dei propri complici, una banda di italiani, e il giudice lo condannò a sei anni, «senza sconti» aggiunse. In Germania la pena è certa, e l’affascinante Sgarbi la scontò nel carcere di Landsberg, in Baviera, lo stesso che accolse Hitler dopo il fallito putsch nel 1923.
Aveva chiesto un milione di euro, quanto la signora Klatten guadagna in un giorno. Susanne avrebbe potuto pagare senza problemi, invece decise di affrontare lo scandalo. «L’ho fatto anche per tutte le donne», disse in tribunale, «che hanno paura di ribellarsi, e diventano vittime degli uomini». Il giornale di Francoforte ha ricordato questo episodio perché le fa onore, ma non ha scritto il nome del playboy. Sgarbi ha scontato la pena, e ha diritto alla privacy. Chissà dove è finito?
Frau Susanne e Jan si sono separati nel giugno 2018, quando i figli erano grandi. Si erano conosciuti e innamorati sul posto di lavoro. Lei, per prepararsi a gestire l’eredità, dopo la laurea, volle entrare nella Bmw con il nome di Susanne Kant, lui era un giovane ingegnere e non sapeva chi fosse la bionda stagista.
Frau Susanne non ha avuto un’infanzia felice. I genitori le vietavano di avere contatti con gli altri bambini. A 16 anni sfuggì, nel ’78, a un tentativo di rapimento. Quandt non è nome facile da portare. Il padre e il nonno avevano collaborato con il partito nazista. Si è rivelata una bravissima imprenditrice, il suo patrimonio veniva stimato 15 anni fa intorno ai 24 miliardi di dollari, era la prima in Germania, e al quinto posto al mondo come donna, al 59° nella classifica mista. Oggi, il patrimonio è salito a 30 miliardi.
Si è dimostrata più abile del fratello Stefan nell’amministrare il capitale. Possiede il 19,2% delle azioni Bmw, ed ha saputo con saggezza vendere e comprare altre società, senza mai sbagliare un colpo. Frau Klatten non è solo abile a accumulare miliardi. Vent’anni fa ha fondato Tum, società per aiutare i giovani imprenditori a creare proprie aziende e a superare i primi tempi sempre difficili. L’anno scorso ha investito tre milioni di euro nella fondazione che assiste i giovani a realizzare idee innovative. I giornali parlarono di lei in occasione dei 50 anni, e allora aveva detto: «Alla mia età continuo a essere definita die Erbin (l’ereditiera), forse sarebbe ora di smettere».