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 2022  aprile 28 Giovedì calendario

A WASHINGTON COME A MOSCA HANNO VINTO I FALCHI - AL CREMLINO C'È STATO UNO SCONTRO SULLA CONDOTTA DELLA GUERRA E SUI SUOI OBIETTIVI - SI SONO CONFRONTATE DUE LINEE: QUELLA MODERATA, CHE SOSTIENE LA NECESSITÀ, DOPO AVER OTTENUTO UNA “DECISIVA VITTORIA” IN DONBASS, DI PROPORRE ALL'UCRAINA E ALL'OCCIDENTE UN ACCORDO NEI TERMINI DESIDERATI DALLA RUSSIA; E QUELLA MASSIMALISTA, CHE PUNTA NON SOLO AL DONBASS MA MIRA A CONQUISTARE L'INTERA CINTURA SUD-ORIENTALE, COMPRESA ODESSA - E HANNO VINTO I FALCHI CON PUTIN PRONTO AD ANDARE AVANTI IN UN CONFLITTO DI LUNGA DURATA -

«Tempo e pazienza. Pazienza e tempo. La Grande Armata è ferita. Ma lo è mortalmente?», diceva il generale Kutuzov in Guerra e Pace. Sulla guerra in Ucraina Vladimir Putin sembra pensarla allo stesso modo. Ma a differenza del grande generale zarista che sconfisse Napoleone, questa volta lui non è l'aggredito, ma l'aggressore.

LE DUE LINEE C'è stato uno scontro nelle scorse settimane all'interno del Cremlino, sulla condotta della guerra e sui suoi obiettivi. Come ha rivelato al Corriere il politologo Dmitrij Suslov, che dirige un centro studi vicino al governo, due linee si sono confrontate.

Quella moderata, che sostiene la necessità, dopo aver ottenuto una «decisiva vittoria» in Donbass, di proporre all'Ucraina e all'Occidente un accordo nei termini desiderati dalla Russia, che lascerebbe lo status quo territoriale del 2014; quindi riconoscendo l'annessione della Crimea e l'indipendenza delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk, con il resto del Paese vincolato alla neutralità e alla demilitarizzazione.

E quella massimalista, che punta non solo al Donbass ma mira a conquistare l'intera cintura sud-orientale, compresa Odessa, in modo da privare l'Ucraina di ogni accesso al mare, e stabilendo sia una continuità territoriale con la Crimea, sia un collegamento con la Transnistria. Un conflitto a oltranza quindi, senza alcuna preoccupazione dei costi militari, politici ed economici: «La scuola massimalista - secondo Suslov - non ha paura di una guerra protratta, non cerca alcun riconoscimento dall'Occidente, non pensa sia possibile vedere abolite o ridotte le sanzioni».

L'impressione, sostenuta da varie fonti, è che abbia vinto la linea dura. Secondo quanto ha scritto il Financial Times , Putin è pronto ad andare avanti in un conflitto di lunga durata, ben oltre l'obiettivo apparente - indicato dopo la rinuncia all'assedio di Kiev - di «liberare il Donbass».

Il quotidiano britannico cita una fonte impegnata nei tentativi di negoziato, che ricorre alla metafora del judo, arte nella quale Putin eccelle forte di una cintura nera, per spiegare il suo approccio alla guerra. È nel judo, infatti, che Putin ha imparato il kuzushi, la finta che fa perdere l'equilibrio fisico e mentale all'avversario per poi rovesciarlo e farlo cadere spalle in giù. Il kuzushi in questo caso sarebbe l'attacco al Donbass. «È un tattico, un judoka. Ha una visione distorta del mondo e gli scenari cambiano di continuo».

UNA REALTÀ ALTERNATIVA La visione alterata del mondo di Putin, secondo le fonti citate, deriva da una percezione completamente falsata della realtà: poche o punte delle difficoltà segnalate nei rapporti dal campo arriverebbero infatti al tavolo dello Zar, tutto viene smussato o distorto da collaboratori zelanti per presentargli un quadro favorevole della situazione. All'evidenza, il risultato è che ormai Putin abbia scelto di continuare a rilanciare, secondo una logica di approssimazioni successive: un obiettivo dopo l'altro, un tentativo di conquista ne precede sempre uno nuovo, al momento in pectore.

La stessa retorica ufficiale, dallo Zar al ministro degli Esteri Lavrov, è ormai apertamente massimalista. Il presidente ha accusato i Paesi occidentali di fomentare il terrorismo sul territorio russo, con la Cia addirittura impegnata a guidare i servizi ucraini in un tentativo di attentato contro gli aedi televisivi del regime. Il capo della diplomazia evoca di continuo il rischio di un conflitto nucleare con l'Occidente e lo scenario di una Terza guerra mondiale. Mentre ogni tentativo di riannodare un negoziato, da ultimo quello del segretario generale dell'Onu Guterres, viene liquidato e quasi deriso.

L'idea di una trattativa è completamente sparita dalla scena mediatica, il che segnala non solo una radicalizzazione del sentimento pubblico, ma soprattutto un adeguamento alla realtà del campo. Il pieno controllo del sudest dell'Ucraina è ormai obiettivo conclamato. I falchi del Cremlino, come Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio federale per la Sicurezza, evocano esplicitamente una «frantumazione dell'Ucraina in diversi Stati» teorizzando la «conquista della maggior quantità di territorio possibile». Mentre il generale Minnikaev parla della necessità di aprirsi una strada fino alla Transnistria, l'enclave russofona autoproclamatasi indipendente dalla Moldavia.

Una serie di esplosioni registrate su quel territorio ha già destato allarme. Nessun passo indietro Quanto durerà? «Tutto il tempo necessario per poterlo vendere all'elettorato russo come una vittoria», dice un anonimo miliardario russo al Times . «Per il momento- spiega la politologa Tatiana Stanovaia - Putin non vuole alcuna pace. Non avendo espugnato Kiev, sceglie l'escalation. La conquista del Donbass e l'apertura di un corridoio verso la Crimea sono per lui obiettivi minimi. Putin pensa che la Storia sia dalla sua parte e che il prezzo di sangue pagato sia ancora accettabile. È pronto a combattere ancora a lungo, inviando segnali sempre più minacciosi all'Occidente». Tempo e pazienza, appunto.