Corriere della Sera, 28 aprile 2022
Intervista a Valeria Bruni Tedeschi
Aspettando Cannes, Valeria Bruni Tedeschi in Gli amori di Anaïs di Charline Bourgeois-Tacquet (esce oggi) si offre diversa dalle donne che vivono in una nuvola, vulnerabili, emotive, fragili, anche inadeguate che nutre nei suoi film, nelle sue «autobiografie immaginarie» dove racconta con tenerezza e malinconia di sé e della sua famiglia.
È così?
«Sì, questo è un personaggio nuovo per me, ha fiducia in sé, è solida, appagata… Certo un po’ di sbandamento succede. Ma ha messo radici nella sua esistenza. È la storia di un amore, tra me e una ragazza (Anais Demoustier), giovane, buffa, spumeggiante, bella con i suoi occhi scuri e selvatici. Ha una relazione con mio marito, un editore (Denis Podalydès) che potrebbe avere l’età di suo padre, pavido, pusillanime, pieno di sensi di colpa. Farà di tutto per conoscermi (io interpreto una scrittrice), mi corteggia, mi seduce, mi conquista. Quella ragazza è libera, coraggiosa e io non posso darle quello che vuole. C’è un’attrazione intellettuale e fisica che mi stupisce, perché non siamo attratte dalle donne. Tutte le scene per me sono intime, nel fisico e nella parola, non cambia niente. Ma non è Bergman, c’è qualcosa di Rohmer».
Nel film dice, «ho 56 anni e non ho più paura di nulla».
«C’è una cosa bella nell’invecchiare (accanto a quelle orribili), la sensazione di libertà. Non ho più tanto da perdere, quindi dico quello che penso».
Perché è stata doppiata?
«Ho un groppo alla gola, un dolore per non aver finito il mio lavoro, che non hanno voluto o potuto rinviare, ma io stavo montando il mio film che va a Cannes. Questa cosa mi dà vergogna e mi fa piangere. Sono italiana e non mi sono doppiata».
A Cannes per la seconda volta in gara come regista.
«Lì vivo la felicità che mi fa paura. Io mi sento un’attrice che fa film. Questo è francese ma sono fiera di essere italiana, è la lingua che parlo in casa, è la mia cultura. Il titolo Les Amandiers rimanda alla scuola di teatro di Patrice Chéreau (il regista, scomparso nel 2013, sarà interpretato da Louis Garrel), e parla di questo, equilibrandolo con la storia d’amore di due allievi; è ambientato a fine Anni 80, quando la frequentavo. C’è il desiderio di diventare attori, la gioventù ma anche l’oscurità di quegli anni, la droga, l’Aids. C’era amore e morte, un terreno di giochi fantastico, un’esperienza vitale».
Chéreau per lei?
«Il suo sguardo era una luce, perciò continuo ad amarlo. Spero di restituire un po’ di quello che mi ha donato. Con lui ho un appuntamento costante, è sempre al mio fianco, il cinema mi aiuta a convocare le persone che non ci sono più. Patrice tolse le mie sicurezze. Mi ha insegnato ad amare i miei difetti, le mie stupidaggini, il ridicolo, quello che nella vita non si deve mostrare. Mi ha fatto sentire maldestra. Però la mia insicurezza andava bene, mi ha fatto capire. Lavoro molto con la vergogna. E con i miei difetti: lui li accoglieva. Ma ci sono anche le cose negative, un maestro non è Dio».
Ha vinto 4 David di Donatello.
«Il cinema italiano è vitale, da giovane sembrava non esistesse più. Mi piacerebbe lavorare con Sorrentino, che non mi prese al provino di Loro per fare la moglie di Berlusconi, ma non c’è problema, con quell’assaggio mi sembra di aver già lavorato con lui. E poi sogno Nanni Moretti, forse mi capiterà. Paolo Virzì… La pazza gioia arrivò in un mio momento doloroso, è stato catartico. Scelgo il regista prima della sceneggiatura, cerco di capire la sua visione del mondo. Vorrei parlare spagnolo e recitare per Almodovar. Ho i sogni, un po’ infantili, di una giovane attrice».
La fragilità può diventare una forza…
«Cerco di non esserlo totalmente per interagire ed essere solida con i miei figli».
Ne ha due, adottati.
«In Francia è possibile, in Italia no. È una cosa misteriosa, perché qui una donna che non ha marito, compagno, che non è sposata non può avere un bambino? Io sto bene solo quando non sono lontana da loro. Tutto il resto gira intorno».
Le elezioni in Francia?
«L’abbiamo scampata bella, eravamo angosciati, ora spero che Macron si circondi di persone belle, intelligenti, moderne, con novità ecologiche e sociali».
Valeria Bruni Tedeschi era aristocraticamente svagata e chic. Ora è una donna chic che tocca la verità.