il Fatto Quotidiano, 28 aprile 2022
I dialoghi di Brecht
Stralci inediti e no dei “Dialoghi di profughi”di Bertolt Brecht (1898-1956), in una nuova edizione d e l l’Orma, con le traduzioni di Margherita Cosentino (rivista da Eusebio Trabucchi) e, per le parti inedite, di Marco Federici Solari. Composta nel 1940 durante l’esilio finlandese, in quest’o p e ra Brecht offre un sarcastico reper torio dei sistemi politici, dalle dittature nazifasciste alle miserabili condizioni dei rifugiati
Pornografia.KALLE: Ho sempre pensato che si leggono troppo poco i classici.
ZIFFEL: Soprattutto non dovrebbero mancare nelle biblioteche delle prigioni: buoni libri nelle carceri! Se ci riuscissero, le autorità dovrebbero riconoscere che la loro giustizia del tipo “mezzo anno di castità per un sacco di patate rubate” ha fatto il suo tempo.
KALLE: Allora lei non è nemmeno per la castità?
ZIFFEL: Sono contrario alla pretesa di mettere ordine in un porcile.
KALLE: Prima di stare con i Liberi pensatori, stavo con i nudisti. Sono la gente più casta che esista. Non trovano indecente niente, e non si eccitano mai. Sono orgogliosi d’aver superato il senso del pudore e di poter pagare la quota associativa. Io rimasi in arretrato coi pagamenti, e mi chiesero se per caso non mi sentissi in imbarazzo; allora me ne andai e mi gettai di nuovo in braccio alla lussuria. Anche se per un po’ non ne ho più avuto voglia. Avevo visto troppo. Vivendo così come si vive nelle fabbriche e nelle abitazioni umide e malsane, e con la roba che si mangia, non si può mica essere tutti Veneri e Adoni.
ZIFFEL: Giustissimo. Io sono per un Paese dove abbia un senso esser lussuriosi.
Il problema della popolazione civile.
ZIFFEL: Tutte le grandi idee falliscono per colpa degli uomini.
KALLE: Mio cognato le darebbe ragione. Perso un braccio, finito negli organi di trasmissione di una macchina, gli era venuta l’idea di aprire un negozio di sigarette con annessa vendita dell’occorrente per cucire, aghi, filo e cotone da rammendo, poiché le donne fumano certo volentieri, ma non entrano altrettanto volentieri in una tabaccheria; l’idea però fallì.
ZIFFEL: Non è questo che io chiamo una grande idea. Una grande idea è la guerra totale. Ha letto che in Francia la popolazione civile ha messo i bastoni fra le ruote alla guerra totale? Ha mandato a monte tutti i piani degli stati maggiori. Ha ostacolato le operazioni militari, perché le fiumane di profughi hanno ingorgato le strade e impedito i movimenti delle truppe. I carri armati si sono impantanati nella massa umana, dopo che finalmente si era riusciti a inventare delle macchine, i carri armati, che non si impantanano nemmeno nel fango alto e possono abbattere boschi interi. La gente affamata ha divorato le provviste delle truppe: la popolazione civile si è rivelata una vera piaga, un problema serio per i militari.
KALLE: Per i tedeschi?
ZIFFEL: No, per i propri: i militari francesi.
KALLE: Sabotaggio.
ZIFFEL: Almeno negli effetti. A che servono i più scrupolosi calcoli degli stati maggiori, se la folla continua a intralciare rendendo insicuro il teatro di guerra? Pare che né ordini, né ammonimenti, né appelli alla ragione abbiano potuto farci niente. Bastava che apparissero dei bombardieri nemici sopra una città perché tutto ciò che aveva delle gambe se ne scappasse via alla svelta, senza preoccuparsi affatto di star gravemente ostacolando le operazioni militari. Gli abitanti si son dati alla fuga proprio senza nessun riguardo.
KALLE: E di chi è la colpa?
ZIFFEL: Si sarebbe dovuto pensare per tempo all’evacuazione del continente. Solo il totale allontanamento dei popoli potrebbe permettere una condotta di guerra ragionevole e il completo sfruttamento delle nuove armi. E dovrebbe essere un’evacuazione permanente, poiché le guerre oggi scoppiano con la velocità del fulmine, e se non è pronto tutto, cioè non c’è più nulla, allora tutto è perduto. Inoltre l’evacuazione dovrebbe esser fatta in tutto il mondo, visto che le guerre si estendono con una rapidità folle e non si sa mai in quale direzione si spingano le avanzate.
KALLE: Ci vorrebbe una bella organizzazione.
Del fascismo pacifico.
S’incontra spesso l’idea che il fascismo sarebbe sopportabile se solo non conducesse alla guerra. Non è una nozione particolarmente intelligente. Perché è come dire che i maiali sopporterebbero di venir messi all’ingrasso se poi non fossero macellati… Ed è ugualmente idiota l’idea di un capitalismo pacifico. Ce lo si immagina pressappoco così: tutto va avanti normalmente, la pace regna incontrastata, poi c’è un’interruzione, un increscioso incidente: la guerra… Non fa che arrivare mangime su mangime, veniamo lavati, trattati da re, persino fotografati, ma di tanto in tanto si verifica un increscioso incidente e ci macellano.
Canzone di Ziffel.
Ascoltatemi, amici, io son passato,/ son fuori, sono salvo! O così pare./ E voi, rinchiusi dal filo spinato,/ ora almeno mi potete invidiare./ Metà esiliato e metà fuggito/ cerco, con il cappello tra le mani,/ oltre la terra degli eroi del mito,/ una felice nazione di nani./ Ovunque ci son decreti e rapporti,/ arbitrio, polizia e giurisprudenza,/ si chiedono alle nubi i passaporti,/ all’albero: dove hai la residenza?/ Ci vorrebbero mondi ancora vuoti/ ché questo è troppo pieno già da anni/ stracolmo di digiunatori e prodi/ che tremano ai comandi dei tiranni.