Linkiesta, 28 aprile 2022
Le trattative segrete per avere Orsini in trasmissione
Uno di questi giorni parleremo di “Scandal”, lo sceneggiato inverosimile e realistico in cui tutti spiavano tutti, tutti tramavano su tutto, e qualunque persona apparentemente normale aveva commesso almeno un omicidio: il trattato sul presente che all’epoca della messa in onda non avevamo riconosciuto come tale. Ma oggi vorrei parlare di una scena di “Scandal” con protagonisti romani.
Vi racconto questa storia così come mi è stata raccontata, non ho idea se sia avvenuta davvero (mica mi avrete presa per una che dà delle notizie), e ve la racconto non tanto come segno di fiducia nella mia fonte (la quale giura sia andata esattamente così) quanto in omaggio a quella vecchia regola che diceva «print the legend»: se una storia è bella, chissenefrega se è fantasiosa.
È la notte di martedì 19 aprile, e il professor Alessandro Orsini, uscito dal posto dal quale era in collegamento con Carta Bianca, la trasmissione di Rai 3 condotta da Bianca Berlinguer, s’accorge d’essere seguito da una macchina.
È un’auto dei servizi, con a bordo due sicari il cui scopo è impedire che Orsini racconti di ricevere telefonate da Mariupol sfidando il senso del ridicolo del pubblico italiano, che rischia di svegliarsi dal collettivo rincoglionimento e pensare che, se deve sentire tutte queste stronzate, preferisce i racconti mitomani del cognato su quanti chili ha sollevato in palestra, e la tv può pure spegnerla?
È un’auto del suo fan club, che vuole manifestargli la propria vicinanza, dirgli che crede a tutto, al nonno con l’infanzia felice, al primato delle lauree in materie umanistiche, alla cosmica giustizia poetica per cui, cribbio, prendono soldi per andare ospiti della Rai cani e porci, stai a vedere che solo Orsini deve andare in tv gratis?
È Scanzi che abbassa il finestrino e ammette «se pagano me, è effettivamente vergognoso che non paghino te»? È una Batmobile? È una carrozza che sta per trasformarsi in zucca? È Bianca Berlinguer che sta andando a ringraziarlo perché grazie a lui finalmente il suo è il programma che fa più ascolto il martedì sera?
Macché. Sono due autori di Floris, cioè di Dimartedì, il programma concorrente di Carta Bianca che Giovanni Floris conduce il martedì sera su La7. Se intendete interrompermi chiedendomi perché due autori di Floris dovrebbero approcciare Orsini il martedì notte in mezzo alla strada, invece di chiamarlo con tutta calma al telefono di giorno, andarlo a cercare all’università o dovunque il nostro eroe del libero pensiero trascorra le giornate, sappiate che non siete adatti a “Scandal” e alla sterminata sospensione dell’incredulità necessaria a credere che Olivia Pope uccida il vicepresidente degli Stati Uniti con una sedia che ripetutamente gli sfascia in testa, e nessuno lo venga mai a sapere.
Vi prego quindi di non interrompermi mentre sono intenta a print the legend. Dice the legend che in questo martedì notte questi due figuri approccino Orsini, che già di base non è soddisfatto. È vero che, dopo che i moralisti han chiuso i bar e il suo contratto retribuito, egli ha fatto quello cui urgeva dire la verità alla nazione e ha continuato comunque a partecipare a Carta Bianca, ma mica è contento, e vorrei vedere voi: fareste con lo stesso entusiasmo il vostro lavoro, se non vi pagassero? (Scusate, ho sbagliato domanda: voi in effetti state su Twitter tutto il giorno gratis, convinti che alla nazione urga conoscere il vostro punto di vista sul mondo. Ma io parlavo di gente le cui opinioni hanno un mercato).
Quindi gli autori di Floris gli dicono: professore, venga da noi, faccia lei la cifra, c’è un bonifico in bianco pronto per lei. Orsini, uomo tutto d’un prezzo, dice scusate un attimo, e davanti a loro chiama quella che per gli italiani è la figlia di Enrico Berlinguer, e per Mauro Corona è «Bianchina».
Che devo fare, Bianca, questi mi pagano e voi no. (È una ricostruzione senza che io purtroppo abbia la registrazione, e quindi non sono in grado di dire se, in privato, Orsini chiami la Berlinguer come in onda «dottoressa», o come Corona «Bianchina»).
La Berlinguer, che mi piace immaginare coi bigodini in testa già a letto mentre Manconi al suo fianco interpreta Raimondo Vianello, gli dice: dammi tempo fino a domani, trovo una soluzione.
Il giorno dopo, arriverebbe la soluzione, che ha un nome, un cognome, e una fasciatura alla mano (sulla quale pare sia caduta una libreria: il peso della cultura): Massimo Giletti. Non vi sto a ricostruire perché proprio Giletti, giacché temo di perdermi: le correnti di La7, in cui tutti odiano tutti, ricordano il Pd (parlandone da vivo).
A spanne: da Formigli, Orsini non può andare perché (dicono) ormai troppo legato al Fatto Quotidiano, il che non starebbe bene all’ospite abituale Mario Calabresi; se va da Floris, la Berlinguer minaccia sfracelli; la soluzione è il conduttore che a La7 tutti odiano, in quella bislacca percezione della gente di televisione per cui Non è l’arena è una burinata che abbassa il livello della rete e Otto e mezzo è una sciccheria che lo alza.
Poiché l’antipatia è un fenomeno biunivoco, Giletti ricambierebbe l’insofferenza nei confronti degli altri conduttori dell’emittente, e quindi sarebbe ben lieto di assecondare l’idea di Bianca Berlinguer: se tu lo paghi, caro Massimo, io posso continuare a farlo venire gratis e a battere quel tizio che va in onda il martedì e che io detesto come ci si detesta tra avversari professionali e tu detesti come ci si detesta tra cognati.
E quindi domenica scorsa Orsini va da Giletti, e a un certo punto – che delizia di buone maniere – gli dice «io sono venuto da lei questa sera perché mi piace il suo modo di condurre», invece che: sono qui per la fattura.
Però la puntata di Giletti fa un ascolto inferiore al solito. Non solo, ma l’altroieri, martedì, il nostro eroe torna là dove la sua presenza è gratuita, da Bianca Berlinguer, e, pur continuando nel suo ruolo di Lina Sotis della geopolitica («So benissimo che Lukashenko è un dittatore e Draghi è un gran signore»), non riesce a farle vincere la serata.
E quindi la domanda è: questo accordo paga-uno-prendono-due continuerà? Domenica Orsini sarà di nuovo da Giletti, e così per le prossime tre domeniche, come dicono dalle parti della Rai, o era un contratto per un’unica apparizione e nessuno ha mai pensato di tenerlo lì come arredo fisso, come giurano a La7? È vero che ieri Floris gli ha offerto tremila euro a puntata e Orsini, uomo tutto d’un prezzo, li ha rifiutati? Mi piacerebbe essere un hacker da “Scandal”, spiare contratti e bonifici, sapere e potervi svelare la verità sulla trattativa Stato-Orsini; anche solo per poter poi dire, come Ale a Bianchina, «io l’avevo affermato tre settimane prima del capo della Cia».