Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  aprile 28 Giovedì calendario

Intervista alla ginnasta Sofia Raffaeli

C’è un nonno che appena va in pensione guida ogni giorno per 120 chilometri, ci sono una madre e una figlia che fanno le allenatrici, e la musica del Cirque du Soleil. C’è soprattutto il futuro, con le Olimpiadi di Parigi che sembrano a un passo quando danza Sofia Raffaeli, l’ultima figlia delle Farfalle che vince come mai nessuna azzurra. A diciotto anni due volte prima in Coppa del mondo di ginnastica ritmica, nel concorso generale (all around), ad Atene e Baku, dopo il bronzo al debutto mondiale in Giappone a ottobre.
Segni del destino: è nata nel 2004, anno della prima storica medaglia olimpica della ritmica ad Atene, dove lei ha vinto in Coppa un mese fa.
Domenica gareggia nella Final Six del campionato italiano a Folgaria (La7).
Sofia, quanto si allena?
«Otto ore al giorno, dalle 8.30 in poi, alla Ginnastica Fabriano. Poi vado a scuola vicino al palazzetto».
Una giornata impegnativa.
«Ma la mia vita è migliorata da un paio d’anni, da quando vivo a Fabriano dal lunedì al venerdì. Prima facevo tutti i giorni 60 chilometri andata e ritorno da Chiaravalle, e la sera a casa avevo i compiti. Mi stancavo troppo: ho lasciato la scuola pubblica e ora studio scienze umane al Centro Studi d’Annunzio».
Perché ha scelto la ritmica?
«Posso dire che mi sono innamorata dei movimenti con la palla, il cerchio, della musica che aiuta a esprimermi.
Ma posso dire anche che sono diventata ginnasta perché mio nonno Nello è andato in pensione».
In che senso?
«I miei genitori non potevano accompagnarmi a Fabriano, ha cominciato lui a portarmi su e giù, da quando avevo sette anni».
Che fanno i suoi?
«Mio padre Gianni è architetto, mamma Milena è ingegnere e insegna all’università di Ancona. Un tempo faceva danza, mi aiuta tantissimo».
La chiamano davvero Formica Atomica per la sua energia?
«È un soprannome che mi diede agli Europei 2018 Fabrizia D’Ottavio, ex campionessa di ritmica (argento ad Atene 2004, ndr ). Ero piccolina, ma mi è rimasto addosso».
Una ex è anche la sua allenatrice.
«Julieta Cantaluppi è l’unica ad aver vinto 7 titoli italiani assoluti, e il bello è che lavora a Fabriano con sua madre, Kristina Ghiurova, anche lei grande ex. Cercano di insegnarmi le cose migliori, anche nella vita. E scelgono la mia musica».
Anche quel tema del Cirque du Soleil che ha accompagnato la sua vittoria col cerchio a Baku?
«C’è una storia da raccontare.
Quando ero bambina e ancora facevo ginnastica artistica, eseguivo il corpo libero con quella musica. Julieta ha visto l’esercizio e le è piaciuto, ha voluto farmelo ripetere da grande».
A diciotto anni già vanta un movimento che porta il suo nome.
«Funziona così: giro su me stessa con una gamba piegata sopra la testa, il “Raffaeli” si può fare con qualsiasi attrezzo. L’abbiamo portato al Mondiale, ma non siamo state sicure fino a quando non l’hanno approvato e inserito nel codice».
Parlando dello sport e dei giovani ha detto che “i cellulari sono la cosa più brutta che hanno inventato”.
«Anche noi sportivi abbiamo i social, in fondo è bello rimanere aggiornati.
Però per molti ragazzi sta diventando una fissazione, stanno sempre su Instagram, su TikTok, sui giochini, non si staccano dalla tv. Anche per questo fa bene fare sport: se sei impegnato riesci a non stare tutto il tempo davanti agli schermi, e impari pure ad applicarti a scuola e a migliorare il tuo futuro».
Ci pensa già ai Giochi di Parigi?
«Eccome, sono il mio primo obiettivo. Spero di riuscire a migliorare ancora, con il lavoro e la serietà».
Russe e bielorusse sono bandite.
«Sono tra le più forti del mondo, sarebbe bello poter gareggiare ancora con loro. Speriamo che tornino il prima possibile, anche le atlete ucraine. Un passo avanti almeno nel mondo dello sport, perché per il resto, che dire… mi dispiace tanto. Ma sia chiaro, anche se a Parigi torneranno le russe, io me la giocherò con loro».