la Repubblica, 28 aprile 2022
Colloquio con Teresa Saponangelo
Teresa Saponangelo si prepara per andare a teatro, porta in scena Il Tartufo di Moliére diretto da Jean Bellorini al Mercadante di Napoli: «Abbiamo debuttato qualche giorno fa – racconta – ed è tutto pieno, di questi tempi è un miracolo». Della candidatura al David di Donatello per È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino commenta schietta: «Come ho accolto la notizia? Volevo essere candidata come protagonista. Non lo nascondo. Perché mi dispiace dover lottare con una collega che fa parte del cast (Luisa Ranieri, ndr) ». Quel film le ha cambiato la vita: «Mi ha dato una popolarità incredibile, specie grazie alla cassa di risonanza di Netflix. Riuscire a portare a casa un ruolo così complesso, sfaccettato, ironico e doloroso mi ha dato sicurezza in me stessa». Un viaggio bellissimo che si è fermato alla vigilia degli Oscar: «Mi sono presa il Covid una settimana prima di partire per Los Angeles. Avrei voluto essere lì con Paolo, incontrare i miei idoli come Streep e De Niro».
Anche l’attrice, come Sorrentino, è rimasta orfana «a soli due anni e non ho alcun ricordo di mio padre, morto per un incidente sul lavoro. Ho ritrovato delle foto in bianco e nero, era elegante, studiava piano e canto, sognava di fare l’attore. Inconsapevolmente mi ha trasmesso la passione per la recitazione». L’altra fatalità è stata andare ad abitare, quando la famiglia ha lasciato Taranto per Napoli, «in un palazzo che aveva lo stesso ingresso del Teatro Politeama». Il suo mentore è stato Antonio Capuano: «Mi fece il provino per Pianese Nunzio, 14 anni a maggio e mi volle subito. Mi ha insegnato la velocità, devi essere un atleta della parola per lavorare con lui. Dopo avermi visto in Polvere di Napoli Servillo mi ha scelto per Il Tartufo e Roman Coppola mi ha fatto il provino per una pubblicità col papà Francis. Non sono riuscita ad avere lo stesso ritmo in inglese, non mi ha presa, ma l’incontro è stato bello e ho una foto con lui». Tra le occasioni rifiutate «una storia di cronaca con scene di nudo, entrai in crisi. Poi scoprii che avrei recitato con Ennio Fantastichini e mi pentii». In Fuori dal mondo di Giuseppe Piccioni «avrei dovuto fare la suora, allora volevo smetterla con i ruoli solari... ». In sala arriva ora con un nuovo film, Fragile, della olandese Jenneke Boeijink: «Sono un’infermiera che aiuta un padre ad accompagnare il figlio alla morte: consapevole che il malato non ce la farà suggerisce al genitore di lasciare Rotterdam per un luogo felice, sul Gargano. I due si riscopriranno». La vedremo al fianco di Sergio Castellitto nel ruolo di Dora Fabbo, la prima moglie del generale Dalla Chiesa, nella serie Rai. «Ho avuto un lungo incontro con Rita Dalla Chiesa. Mi ha raccontato cose delicate e importanti». Infine, ancora un progetto con Capuano: «Ho scritto un soggetto, Antonio la sceneggiatura, sul tema della separazione, che ho affrontato personalmente come migliaia di donne. Un viaggio doloroso, specie per un bambino». Con il figlio nella vita ha un rapporto forte, «quasi morboso, lui è in fase esplorativa, curioso, incerto. Si è innamorato di Sorrentino, è legato ad Antonio, loro sono la mia famiglia artistica».