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 2022  aprile 27 Mercoledì calendario

GIRANO LE PALE - A TARANTO È STATO INAUGURATO "BELEOLICO", IL PRIMO PARCO EOLICO OFFSHORE DEL MEDITERRANEO - L'IMPIANTO, CHE COMPRENDE DIECI PALE E ASSICURERÀ UNA PRODUZIONE DI OLTRE 58 MILA MWH (PARI AL FABBISOGNO ANNUO DI 60 MILA PERSONE) È COSTATO 80 MILIONI DI EURO - LEGAMBIENTE: "È UN CASO EMBLEMATICO DELLA VIA CRUCIS AUTORIZZATIVA DEL NOSTRO PAESE: IL PROGETTO PROPOSTO NEL 2008 HA AVUTO LA CONTRARIETÀ DEGLI ENTI LOCALI PER UN INCOMPRENSIBILE IMPATTO VISIVO, CONSIDERANDO LA PRESENZA DELLE CIMINIERE DELL’EX ILVA…" -

È il primo parco eolico offshore del Mediterraneo ed è stato inaugurato il 21 aprile a Taranto. A realizzarlo, 14 anni dopo la presentazione del progetto, è la società del gruppo Toto Renexia. L’impianto, che è stato chiamato «Beleolico», comprende dieci pale per una capacità complessiva di 30 MW e assicurerà una produzione di oltre 58 mila MWh, pari al fabbisogno annuo di 60 mila persone.

In termini ambientali vuol dire che, nell’arco dei 25 anni di vita prevista, consentirà un risparmio di circa 730 mila tonnellate di anidride carbonica. Beleolico, ha dichiarato Renexia, rappresenta la realizzazione del primo parco eolico marino d’Italia e dell’intero Mediterraneo. La prima turbina era stata installata il 6 febbraio a trecento metri dalla costa.

L’investimento complessivo per la realizzazione di è di 80 milioni di euro. «L’eolico offshore - hanno spiegato i vertici di Renexia - rappresenta una tecnologia innovativa che rispetta l’ambiente perché non consuma suolo ma punta a sfruttare la maggiore forza del vento che il posizionamento in mare garantisce, rispetto a un impianto di terra. Anche le principali associazioni ambientaliste sono favorevoli a questa tipologia di impianti. Si tratta quindi di una vera alternativa alle centrali clima alteranti, per la produzione di energia pulita e contribuire così alla riduzione delle emissioni in atmosfera».

La concessione per 25 anni Nel periodo di durata della concessione di Beleolico, pari a 25 anni, Renexia si impegnerà per creare una filiera industriale intorno al parco, per valorizzare le risorse imprenditoriali e professionali già presenti nell’area e far nascere una filiera italiana specializzata nella realizzazione e gestione di parchi eolici offshore.

Un accordo con l’Autorità portuale del Mar Ionio, porto di Taranto, regolerà la fornitura pari a 330 megawatt annui, il 10 per cento dell’energia prodotta dal parco offshore. «Ci auguriamo - ha dichiarato Riccardo Toto, direttore generale Renexia - di poter replicare anche con altre realtà l’accordo con il porto di Taranto».

L’evento di inaugurazione All’evento di inaugurazione dell’impianto, presso l’area Yilport di Taranto, hanno partecipato autorità nazionali e locali tra cui il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, Sergio Prete, il Presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè, il Presidente Legambiente, Stefano Ciafani, il Presidente dell’Aiad, Guido Crosetto e il giornalista e divulgatore scientifico Alessandro Cecchi Paone.

Legambiente «Il Paese dovrebbe chiedere scusa per i ritardi burocratici» Per Legambiente, è stata una giornata importante per la lotta alla crisi climatica, ma è anche il momento di chiedere scusa alle aziende delle rinnovabili per i ritardi burocratici e gli ostracismi di Sovrintendenze, Regioni, Comuni e comitati locali. «Dopo 14 anni di ritardi e ostracismi istituzionali - ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - finalmente a Taranto parte il primo parco eolico offshore del mar Mediterraneo.

È un caso emblematico della via crucis autorizzativa del nostro Paese: il progetto proposto nel 2008 ha avuto la contrarietà degli enti locali e ricevuto il parere negativo della Sovrintendenza per un incomprensibile impatto visivo, considerando la presenza delle ciminiere dell’ex Ilva, della raffineria Eni, del cementificio e delle gru del porto industriale.

Il caso di Taranto è purtroppo solo la punta di un iceberg perché in Italia sono tanti i progetti sulle rinnovabili bloccati per eccessiva burocrazia, no delle amministrazioni locali, pareri negativi delle Sovrintendenze, moratorie delle Regioni, proteste dei comitati locali e di alcune associazioni ambientaliste. Tutto ciò è inammissibile: il Paese dovrebbe chiedere scusa alle aziende che in Italia stanno investendo sulle fonti pulite. Speriamo che il caso di Taranto segni il punto di svolta per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia, in una città che vive ancora l’era del carbone, del petrolio e dell’inquinamento, con l’augurio che questa inaugurazione possa essere l’inizio del riscatto tarantino nel segno dell’innovazione e delle tecnologie pulite».