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 2022  aprile 27 Mercoledì calendario

Intervista a Gianrico Carofiglio


È stato senatore e magistrato «che è un abito mentale, anche se si lascia la professione», è uno scrittore di successo, il suo ultimo libro Rancore (Einaudi Stile libero) è in vetta alle classifiche. Ora Gianrico Carofiglio diventa conduttore: il 2 maggio debutta su Rai 3 in seconda serata con Dilemmi, (Ruvido Produzioni), sei puntate per affrontare questioni controverse. L’impegno è un dovere?Bisogna dire sempre la verità? È etico continuare a mangiare carne? E poi la legge sull’eutanasia, la legalizzazione della cannabis, l’assuefazione da social network (tema della prima puntata con Marco Travaglio e Ester Viola). In questo talk all’insegna della civiltà si seguono le regole, enunciate da Carofiglio all’inizio: vietato attaccare la persona, manipolare gli argomenti altrui, obbligatorio fornire le prove delle proprie affermazioni. In chiusura monologo di Lella Costa legato al dilemma di puntata.Da ospite a conduttore: come è nato “Dilemmi”?«Mi suona bizzarro essere definito “conduttore” però obiettivamente è così. È andata come tante cose della mia vita, apparentemente casuali, e invece scorrevano come fiumi carsici. Mesi fa per caso mi sono trovato a chiacchierare con l’aministratore delegato della Rai Carlo Fuortes, mio amico dai tempi in cui era stato commissario straordinario del Petruzzelli a Bari.“Non avresti qualche idea? Qualcosa di innovativo?”. Non era una richiesta tipo “facciamola”, ma un pourparler ».Però lei qualche idea l’aveva.«Da tempo pensavo a un progetto televisivo, o anche radiofonico, per affrontare in modo rigoroso alcuni dilemmi morali, trattati in modo civilissimo. Fuortes ne ha parlato col direttore di Rai 3 Franco Di Mare e con la sua vice, Rosanna Pastore.Dilemmi è nato così».Che temi ha scelto?«Alcuni li ho anche affrontati nei saggi e nei romanzi, centrale è quello della verità: bisogna dire sempre la verità? Altro dilemma è legato al mangiare o meno la carne. Anche in Rancore, ci pensavo, c’è un dialogo sui “maialini intelligenti e affettuosi”. Sul dilemma del carnivoro si confrontano Oscar Farinetti e Giulia Innocenzi. La novità sono le regole».Ne ha scelte tre, precise.«La prima è il divieto di attacco alla persona per demolire la sua tesi, bandito l’ argomentum ad hominen con cui si contesta non l’affermazione dell’avversario ma l’interlocutore stesso. Seconda: divieto di manipolazione degli argomenti, non puoi attribuire all’altro qualcosa che non ha detto.Terza, onere della prova. Tradotto: “Non puoi spararla grossa”».Nei talk show il tempo è tiranno: chiedono riflessioni “in un telegramma”, ragionamenti sintetici. Da voi come funziona?«Oguno degli ospiti ha un cronometro e un tempo a disposizione, che si ferma quando non interviene. Quindi deve regolarsi indirizzato dal conduttore. Gli ospiti che finora abbiamo accolto erano contenti della civiltà del dibattito».Qualcuno cambia idea?«Capita che i contendenti si avvicinino alla fine perché quando la conversazione non sfocia in rissa si può arrivare a essere d’accordo. Nello studio di Napoli abbiamo un pubblico di studenti che fa domande».A chi vi siete ispirati?«Lo schema riproduce un vecchio bellissimo programma di Alberto Arbasino, Match, in onda su Rai 2».I dilemmi nella sua vita?«Tanti. Ho fatto il magistrato, per chi fa quel lavoro il dilemma della scelta della forma conforme a giustizia è fondamentale. Le regole definiscono la giustizia. Nella mia vita mi sono trovato di fronte al dilemma se lasciare o no la magistratura».In effetti è come per i medici: si smette di esercitare ma si resta medici, come si resta magistrati.«Essere magistrato è un abito mentale, un modo di vivere le cose, e per fortuna rimane. Dopo cinque anni da parlamentare mi sono reso conto che fare il magistrato sarebbe stato il secondo lavoro, non il primo, e mi è sembrato inevitabile ma doloroso lasciare. Alcuni dicevano: “Perché hai abbandonato la magistratura?”. Penso che l’avrei abbandonata se avessi continuato a fare il magistrato».Si può consigliare qualcuno che ha un dilemma?«A volte diamo consigli per placare la nostra ansia. In passato davo un sacco di consigli non richiesti. Ci sono poche cose apparentemente innocue e invece violente, come i consigli non richiesti. Sa quelle frasi: “Se avessi fatto come dico io”. Ecco, io non do più consigli, e dopo che qualcuno me li richiede domando : “Sei proprio sicuro che li vuoi?”».Cosa guarda in tv?«Un po’ i talk show. Ora francamente sono a disagio. Un conto è una tribuna per offrire opinioni diverse, altro portare personaggi che giocano una parte in commedia e in tragedia.E il confronto si riduce in scene che non mi piacciono. A volte faccio un esperimento e tolgo il volume. I talenti sono rarissimi».Non pensa che i social siano diventati tribunali?«Sui social si confrontano Travaglio e Ester Viola. Bisogna trovare il modo di far venire il buono cercando di togliere gli schizzi di sangue. Sono su Twitter dove tendo a parlare di politica e società, quando capita la shitstorm non rispondo. Non si deve dare eco a fenomeni da baraccone ma i social offrono opportunità».Il suo libro “Rancore” sarebbe un film perfetto: lo diventerà?«Sono felice che abbia messo in moto il passaparola, è il modo in cui si vendono i libri. Dopo il podcast ci stiamo ragionando. L’idea c’è».