la Repubblica, 27 aprile 2022
Nel Donbass i filorussi arrestano gli osservatori Osce
KIEV – I separatisti filorussi dei territori occupati accusano gli osservatori indipendenti dell’Osce di avere rifornito di munizioni i soldati “nazisti” di Kiev assediati a Mariupol. Rilanciata sui social, l’accusa ha fatto partire un bombardamento di messaggi, e l’onda d’urto arriva dritta in Italia: la “prova”, che sarebbe stata trovata nei magazzini del palazzo dell’Osce abbandonato a Mariupol, sarebbe una cassa «di munizioni per mortaio» di produzione italiana, proveniente dall’aeroporto militare di Pratica di Mare. Quella nella fotografia ha un foglio di spedizione datato 11 marzo, con l’indirizzo e un numero di cellulare del mittente: il “quartier generale del Comando operativo interforze”, diretto dal generale Francesco Paolo Figliuolo.
Naturalmente il problema non è in sé la spedizione di munizioni italiane in Polonia, dirette agli ucraini: lo sarebbe, se provato, la sua eventuale presenza nella sede dell’Osce, l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, dei cui ranghi fanno parte sia ucraini che russi, sia paesi Nato che dell’orbita moscovita. L’Osce è sotto tiro da anni per il lavoro svolto nel Donbass. Entrambe le parti lo hanno accusato di essersi limitato a guardare senza impedire la morte di 14mila persone dal 2014 a inizio invasione. Ma negli ultimi giorni la situazione è precipitata. Prima la fine della “Missione speciale di monitoraggio in Ucraina”, iniziata il 21 marzo 2014 e chiusa il 31 marzo scorso per l’indisponibilità dei russi. Poi – dopo la pubblicazione a inizio aprile di un rapporto che rilevava i «crimini contro l’umanità» commessi dai russi nell’invasione ucraina – arrivano le accuse di spionaggio a favore di Kiev. Il presidente della “Repubblica popolare di Donetsk”, Denis Pushilin, accusa gli ispettori Osce di avere «corretto il tiro dell’artiglieria ucraina» fornendo immagini delle posizioni dei filorussi. Per questo nei giorni scorsi sono stati arrestati quattro ispettori ucraini, suscitando «forte preoccupazione» dei vertici Osce.
Gli ispettori internazionali Osce avevano in gran parte lasciato il Paese già prima dell’invasione. Ma era rimasto un presidio di membri ucraini, incaricato di prendersi cura di strutture e archivi. I filorussi li accusano di aver fatto altro. E nel palazzo abbandonato di Mariupol oltre alla cassa di munizioni (una spedizione di 760 chili provenienti dal deposito di Villabona e dirette a Rszeszow, in Polonia, lungo la via per Leopoli) ci sarebbero anche gli archivi «con prove dei crimini perpetrati dagli ucraini nel Donbass, rilevate dagli ispettori e mai finite nei report ufficiali». Spifferi di filorussi, con foto che senza conferme non provano nulla.