la Repubblica, 27 aprile 2022
Intervista a Nikolaj Patrushev, consigliere dello zar
In un’intervista a “Rossijskaja Gazeta”, quotidiano ufficiale del governo russo, Nikolaj Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa e uno dei pochi consiglieri del presidente Vladimir Putin, ha parlato degli obiettivi dell’operazione militare speciale in Ucraina e del ruolo degli Stati Uniti. Ne pubblichiamo alcuni estratti. di Ivan Egorov Nikolaj Platonovich, oggi forse il termine “seconda guerra fredda” non sembra più un’esagerazione. Gli americani non esitano a dire che hanno vinto il confronto con l’Urss e che ora saranno sempre loro a vincere... Come giudica queste affermazioni?
«I tragici scenari delle crisi mondiali, sia in passato che ai giorni nostri, sono imposti dal desiderio di Washington di consolidare la sua egemonia, resistendo al crollo del mondo unipolare. Gli Stati Uniti stanno facendo di tutto perché gli altri centri del mondo multipolare non osino nemmeno alzare la testa, mentre il nostro Paese non solo ha osato, ma ha anche dichiarato pubblicamente che non avrebbe giocato secondo le regole imposte. Si è cercato di costringere la Russia a rinunciare alla sua sovranità, autocoscienza, cultura, politica estera e interna indipendente. Nel tentativo di sopprimere la Russia, gli americani, sfruttando le loro creature a Kiev, hanno deciso di creare un “antipode” per il nostro Paese, scegliendo cinicamente l’Ucraina, cercando di dividere un popolo essenzialmente unico. Non trovando basi per attirare gli ucraini dalla sua parte, Washington, molto prima del golpe del 2014, inculcava negli ucraini l’esclusività della loro nazione e l’odio per tutto ciò che è russo. Tuttavia la storia insegna che l’odio non può mai diventare un fattore di unità nazionale. Se oggi qualcosa unisce i popoli in Ucraina, è la paura delle atrocità dei battaglioni nazionalisti. Pertanto il risultato della politica dell’Occidente e del regime di Kiev da esso controllato, non può che essere la disintegrazione dell’Ucraina in più Stati».
Molti nostri antagonisti nel mondo dicono di non comprendere o non riconoscere gli obiettivi dell’operazione militare speciale, credendo che siano fantomatici.
«L’operazione militare speciale ha obiettivi specifici, dal raggiungimento dei quali dipende non solo il benessere, ma la vita stessa di milioni di persone, la salvezza della popolazione delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk dal genocidio che i neonazisti ucraini stanno praticando già da otto anni. Un tempo il fascismo di Hitler sognava di distruggere l’intera popolazione russa, e oggi i suoi seguaci cercano blasfemamente di farlo con le mani degli slavi. La Russia non permetterà che accada.
Parlando di denazificazione, il nostro obiettivo è distruggere la piazza d’armi del neonazismo creato dall’Occidente ai nostri confini. La necessità della smilitarizzazione è dovuta al fatto che l’Ucraina, satura di armi, rappresenta una minaccia anche dal punto di vista dello sviluppo e dell’uso di armi nucleari, chimiche e biologiche».
Pensa che gli Stati Uniti possano davvero orchestrare tali provocazioni in Ucraina?
«Parliamo di un Paese le cui élite non sono in grado di dare valore alla vita degli altri. Gli americani sono abituati a camminare su terra bruciata. A partire già dalla Seconda guerra mondiale, intere città sono state spazzate via dalla faccia della terra dai bombardamenti, compresi quelli nucleari. Inondavano di veleno la giungla vietnamita, bombardavano i serbi con munizioni radioattive, bruciavano vivi gli iracheni con fosforo bianco e aiutavano i terroristi ad avvelenare i siriani con il cloro. Non credo che le vite degli ucraini siano una preoccupazione per gli Usa, che hanno ripetutamente dimostrato la loro natura aggressiva e anti-umana.
Come dimostra la storia, anche la Nato non è mai stata un’alleanza difensiva, ma solo offensiva».
Secondo lei, il crollo del mondo americano-centrico è una realtà?
«È una realtà in cui bisogna vivere con una linea di comportamento. La Russia ha scelto la via della piena tutela della propria sovranità, della ferma difesa degli interessi nazionali, dell’identità culturale e spirituale, dei valori tradizionali e della memoria storica. Gli europei hanno fatto una scelta diversa. Hanno adottato i cosiddetti valori liberali, anche se in realtà si tratta del neoliberismo che promuove la priorità del privato sul pubblico, l’individualismo che sopprime l’amore per la Patria. Con una tale dottrina l’Europa non ha futuro. Sarà costretta a imparare di nuovo le lezioni non apprese».