Corriere della Sera, 27 aprile 2022
Intervista al figlio di Tacconi. Parla di suo padre
Come sta suo padre?
«È in coma farmacologico. Dopo l’emorragia cerebrale ha subito un intervento che è andato bene. Ora bisogna aspettare, vedere come reagisce il fisico. I medici dicono che c’è stato un leggero miglioramento, ma sono cose lunghe. La cosa che mi dà speranza è che l’ho visto colorito in faccia, ha mosso un po’ gli occhi e gli arti. Lui fisicamente è una roccia». Ha ragione Andrea, 24 anni, il figlio maggiore di Stefano Tacconi, 65 anni il prossimo 13 maggio, portiere della Juventus e della Nazionale di grande temperamento e vigore atletico. Un guerriero, questa volta impegnato nella sua partita più difficile. I primari di Neurochirurgia e di Terapia Intensiva dell’ospedale di Alessandria dov’è ricoverato, dopo gli esiti dell’ultima Tac, incoraggiano cautamente la speranza: «La situazione è ancora stazionaria. Tacconi è farmacologicamente sedato, ma ha dato qualche segno di gesto finalistico (come il movimento degli occhi, ndr). Il percorso sarà ancora lungo e i prossimi giorni saranno determinanti per capire l’andamento della situazione», ma le cure tempestive hanno evitato una seconda emorragia, dopo la prima causata da un aneurisma, «che sarebbe potuta essere fatale».
Sabato scorso, quando si è sentito male, suo figlio Andrea era con lui. La sera prima avevano partecipato a un evento benefico ad Asti. «La mattina si è alzato dicendo che aveva un po’ di mal di testa. Ha fatto colazione, ha preso un Oki. Non ha mai avuto niente, non ci siamo allarmati. Un paio di ore dopo, è sceso dalla macchina ed è crollato al’improvviso. Per fortuna i soccorsi sono arrivati subito».
Lei e suo padre lavorate insieme.
«Abbiamo una cantina vinicola. Abbiamo contatti con chi produce Nebbiolo, Barbera o Arneis di qualità, poi noi lo commercializziamo con la nostra etichetta Junic. Cinque anni fa ha iniziato mio padre quasi per gioco, poi mi ha coinvolto».
Suo padre è un grande appassionato di cucina.
«Si è diplomato all’istituto alberghiero, è un grande cuoco».
A casa cucina lui?
«Sì, pranzo e cena. Gli piace moltissimo».
Piatto preferito?
«Adora preparare i risotti, di tutti i tipi».
Siete quattro fratelli. Dopo di lei sono nate Virginia (17 anni), Alberto (15) e Vittoria (13). Che padre è?
In famiglia
È sempre presente
con me e i miei fratelli,
ha fatto l’alberghiero
ed è un grande cuoco
«Straordinario. È sempre stato presente, con me e con i miei fratelli. Ma allo stesso tempo ci ha sempre lasciato grande autonomia».
Lei ha provato a seguirne le orme anche in campo.
«Ho fatto il calciatore con il ruolo di portiere in diverse squadre, Lazio, Como, Reggiana. Poi a 20 anni ho deciso di smettere».
E suo padre?
«Quando giocavo ovviamente era contento, ma mi ha sempre ripetuto: “Sentiti libero di fare le tue scelte”. Anche quando ho mollato, lui mi ha sostenuto».
Che rapporti ha mantenuto suo padre con il mondo del calcio?
«Segue la Juventus, è un tifoso accanito ma si è allontanato da quell’ambiente. Lui è una persona molto schietta, sincera, ama dire le cose per come stanno e in certi contesti questo non va bene. Sostiene che i soldi nel calcio hanno rovinato tutto. Si sono persi certi valori, non ci sono più i campioni veri di una volta».
Stefano Tacconi è ancora un personaggio molto popolare.
«È quello che più mi ha colpito in questi giorni. Mi hanno chiamato in tantissimi, da tutto il mondo. È una cosa che mi riempie di orgoglio».
E ora, come hanno detto anche i medici, non c’è che da aspettare.
«È in buone mani, all’ospedale di Alessandria sono tutti molto preparati, ha ricevuto subito le cure giuste. Sono fiducioso, e quando tornerà a casa faremo una grande festa. Con il nostro vino».