Corriere della Sera, 27 aprile 2022
Il 9 Maggio sfileranno anche i parenti dei morti in Ucraina
Nel 2015 avvenne il definitivo passaggio di proprietà. Quell’anno, la parata militare del 9 maggio fu ancora più maestosa del solito, c’era da festeggiare un anniversario tondo, il settantesimo della «vittoria patriottica russa» contro i nazisti, quelli veri.
Erano assenti per protesta alcuni capi di Stato, era la prima celebrazione dopo l’annessione della Crimea, ma Vladimir Putin la trasformò comunque nel suo tripudio personale. Al passaggio del Reggimento degli Immortali, il presidente russo infranse il rigido cerimoniale brezneviano e scese dal palco per mescolarsi alla folla mostrando la fotografia del padre, veterano decorato e grande invalido di quel conflitto. Come un cittadino qualunque.
L’iniziativa di far sfilare le famiglie dei soldati che presero parte alla Seconda guerra mondiale con le immagini dei loro cari era stata lanciata nel 2012 da un gruppo di giornalisti del canale televisivo TV2 della siberiana Tomsk. Le autorità centrali la approvarono con entusiasmo, e altrettanto fece il Fronte popolare panrusso (Fpp), il movimento popolare che più di ogni altro sostiene Putin. Negli anni seguenti iniziò a esserci un certo cambiamento rispetto all’idea originale, con l’autorizzazione di portare alla parata del 9 maggio anche i ritratti dei militari che hanno partecipato ai combattimenti nel Donbass nel 2014-15, in Siria, oltre a quelli dei condottieri sovietici, compreso Iosif Stalin.
A quel tempo, i fondatori giudicarono quelle correzioni come «morbide intromissioni». Adesso le cose sono molto cambiate. Lo scorso 22 aprile la nuova portavoce del Reggimento ha dichiarato che avrebbero potuto sfilare anche i parenti dei soldati morti durante l’Operazione militare speciale, e la stessa richiesta è stata fatta da Aleksandr Gusev, governatore della regione di Voronezh, confinante con il Donbass, per tacere di Mariupol. E le strade dei promotori si sono divise per sempre dalla loro creatura.
Sul sito ufficiale del Reggimento è apparsa infatti una netta presa di distanza da questa proposta. «Dieci anni fa, abbiamo formulato i principi cui ci atteniamo ancora oggi. Il Reggimento Immortale è una libera e volontaria manifestazione di memoria familiare, è una iniziativa patriottica e non statale, è apolitica e civica, estranea a ogni ideologia perché nessuna ideologia può essere più grande dell’idea della pace per la quale decine di milioni di persone di diversi paesi diedero le loro vite. Purtroppo, assistiamo a molti fenomeni che mutano il significato originario dell’iniziativa, e quindi non crediamo più possibile legarci a questa iniziativa». Sergey Lapenkov, uno dei tre giornalisti fondatori, è stato ancora più diretto. «Il guaio è che pochi si rendono conto che in questa guerra dall’una e dall’altra parte sono stati gettati appunto i pronipoti di coloro che noi oggi definiamo Reggimento immortale. Ecco, io penso che i nostri bisnonni forse ci avrebbero maledetto per quello che sta succedendo». Ma ormai è troppo tardi. Il messaggio è caduto nel vuoto, e non poteva essere altrimenti. TV2, la madrina del Reggimento Immortali, si era schierata contro la guerra. All’inizio di marzo, è stata chiusa.