Il Messaggero, 27 aprile 2022
Intervista a Antonella Polimeni, la rettrice della Sapienza
Pragmatica, come dovrebbe essere l’università che risponde ai cambiamenti imposti anche dal Covid-19. Così la Rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, che all’indomani del risultato dell’Ateneo – primo tra le università italiane nella classifica internazionale del Center for World University Rankings – mette insieme obiettivi e traguardi con alcune certezze: la qualità dell’offerta didattica italiana non ha uguali, i giovani all’estero devono fare esperienza ma «poi devono tornare» e ognuno deve seguire le proprie passioni avendo, però, gli strumenti per farlo.
Rettrice Polimeni, partiamo dal risultato raggiunto dalla Sapienza nel ranking internazionale.
«Lo dobbiamo iscrivere in un contesto più ampio, abbiamo iniziato con la conferma del primato in Scienze Classiche con il ranking Quacquarelli Symonds dove c’è anche un miglioramento di tutte le aree disciplinari, a partire da Giurisprudenza che conta su una maggiore offerta formativa in lingua inglese».
A proposito di inglese, studiare in Italia si può e si può fare bene, la Sapienza con il ranking lo ha dimostrato, eppure molti giovani preferiscono l’estero.
«Noi nell’ultimo anno abbiamo incrementato le immatricolazioni».
In che percentuale?
«Intorno al 4 per cento. L’Erasmus è un’esperienza che ai nostri giovani fa bene, il vero problema è tenerci gli studenti che abbiamo formato. Soprattutto nelle università pubbliche e per le lauree scientifiche è un investimento importante formare un laureato».
Qual è la chiave di volta per contenere la migrazione?
«La dispersione all’estero è motivata fondamentalmente dalla necessità poi di trovare lavoro, perché sulla qualità della formazione l’Italia non ha nulla da recriminare, ne sono sempre stata convinta prima da studentessa ed ora da Rettrice. Il problema è che per alcuni nostri laureati l’offerta e il salario sono bassi rispetto a quello che trovano all’estero quindi c’è un tema anche di riequilibrio di salari all’interno della pubblica amministrazione».
Qual è lo stato di salute dell’università italiana?
«Il sistema universitario è stato per anni sottofinanziato, ora qualcosa inizia a cambiare al netto delle risorse del Pnrr. Se c’è un aspetto positivo che la pandemia ci ha fatto (ri)scoprire è questo: gli investimenti in ricerca e istruzione sono investimenti e non costi. Bisogna invertire il teorema».
E quest’inversione è iniziata?
«Il prossimo fondo è annunciato in incremento ma bisogna continuare».
Sapienza come declinerà quello che arriverà?
«Sul Pnrr, come già annunciato, l’Ateneo ha proposto insieme a Tor Vergata e Roma tre, Regione Lazio, Comune e Unindustria nell’ambito della filiera degli ecosistemi dell’innovazione il progetto di Rome Technopole e poi ha applicato anche altre linee nei centri nazionali e una proposta sul partenariato esteso sui beni culturali. Per quello che riguarda i finanziamenti strutturali il nostro governo si muove su alcune direttrici fondamentali».
Quali sono?
«Rafforzare le borse di studio, le attività sulle residenze universitarie e sul sostegno agli studenti in termini di orientamento e tutorato. Quest’ultimi dopo i due anni di pandemia sono strategici per evitare il calo delle iscrizioni ma anche gli abbandoni».
Perché poi l’Italia sugli abbandoni è una fuoriclasse.
«C’è un dato molto recente sugli abbandoni nelle scuole medie superiori che ci hanno restituito una fotografia dell’Italia un po’ al contrario dove gli abbandoni sono maggiori al Nord che non al Sud ma è spiegabile perché la collocazione lavorativa di chi ha una licenza media inferiore è più semplice rispetto al meridione, ciononostante i dati dei laureati italiani fanno del Paese il fanalino di coda dell’Europa».
Bisogna dunque aumentare gli iscritti e lavorare anche sulla costruzioni di argini agli abbandoni, ma come fare?
«Facendo un orientamento che deve partire precocemente perché le presentazioni delle università all’ultimo anno di liceo funzionano poco, bisogna iniziare dalle scuole medie. Sapienza poi sta investendo moltissimo poi sul tutoraggio e sul placement ovvero il collegamento con il mondo del lavoro».
In che modo?
«Sull’orientamento con dei percorsi di collegamento con la scuola che non siano solo di presentazione delle facoltà ma anche di site-visit: i ragazzi possono entrare in università, vedere come funziona ad esempio un laboratorio. E sul placement abbiamo istituito una delega dedicata che ci ha presentato un piano triennale, stiamo attivando una serie di convenzione con piccole, medie e grandi imprese per farle venire qui in Sapienza perché i ragazzi possano presentarsi».
Torniamo alla didattica: l’offerta formativa per il prossimo anno quale sarà?
«Avremo sette nuovi corsi: Filosofia e intelligenza artificiale, arriveranno Scienze matematiche per l’intelligenza artificiale, Ingegneria dell’Innovazione Tecnologica per l’Edilizia, Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione, Molecular Biology, Medicinal Chemistry and Computer Science for Pharmaceutical Applications, Dentistry and Dental Prosthodontics e Cognitive Forensic Sciences quest’ultimi in lingua inglese. Sul fronte della ricerca abbiamo varato un regolamento per rendere l’Ateneo più attrattivo per i giovani che vincono Grant internazionali tipo le action della Marie-Curie di modo che gli studenti, al momento della scelta, possano optare per Sapienza grazie appunto al regolamento che la rende maggiormente attrattiva».
Guerra in Ucraina: la Sapienza ha accolto molti studenti.
«Alla Sapienza studiano 300 studenti ucraini, alcuni sono residenti in Ucraina altri in Italia, abbiamo adottato una misura per l’esenzione della terza rata e aperto un bando per professori visitatori per accogliere studiosi ucraini, ma anche russi, in difficoltà. Non solo, è attivo uno sportello di counseling psicologico finanziato direttamente dall’Ateneo insieme ad un’altra iniziativa rivolta a tutti gli studenti che si chiama Sapienza salute, svolta come banca del tempo dai medici universitari di Sant’Andrea, Umberto I e Latina, nascerà poi il centro antiviolenza all’interno degli spazi della facoltà di medicina e psicologia a San Lorenzo».