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 2022  aprile 27 Mercoledì calendario

Come doppiare un film. Polemiche

Come doppiare in tedesco un giapponese? Il cabarettista Gerhard Polt è sotto accusa perché ha deciso di farlo parlare in bavarese, per non perdere l’effetto comico dell’originale. Non ci sono limiti al politically correct.
Polt, 80 anni, bavarese, è molto noto e stimato in Germania, e anche in Austria e nella Svizzera tedesca. E dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto. Ha studiato lingue all’Università di Monaco, parla il russo, lo svedese, e l’italiano.

La Servus Tv, una rete privata di Salisburgo, ha comprato una serie giapponese e ha scelto Polt per curare il doppiaggio delle 150 puntate, che andranno in onda verso metà maggio.
Il titolo originale è: Hambun Aoi, che signifca Halblauer Himmel, spero che sia esatto. Il tedesco non conosce le sfumature dei nostri colori, verde bosco, o acquamarina, e Blau, blu, diventa Hellblau, azzurro, o, per blu notte. Halbblau, letteralmente mezzo blu, è sempre celeste, come il cielo della Baviera.
La traduttrice di un mio libro, tradusse anche il primo romanzo di Camilleri, e mi chiese consiglio: anche lei voleva tradurre le battute in siciliano in bavarese. La scongiurai di lasciar perdere.
Le traduzioni sono sempre insoddisfacenti al cinema e in tv. Come parla un mafioso italiano in un giallo tedesco? Di solito io rido anche se minaccia di morte qualcuno. L’attore, ovviamente tedesco, pronuncia l’italiano in modo irresistibile. E tutti rischiano di slogarsi la lingua quando dicono ’Ndragheta. Proprio non ci riescono. I traduttori dei film americani si trovano davanti a problemi insolubili quando devono rendere, in italiano, l’italiano dei gangster del Bronx, ereditato da genitori e nonni. Non è italiano, non è inglese, e bisogna tenere conto nel doppiaggio dei movimenti delle labbra.

Far ridere storpiando una lingua straniera non credo che sia una colpa grave. Alla tv e al cinema, gli italiani parlano tedesco in modo buffo, e qualcuno si offende. I tedeschi non hanno capito l’umorismo del fumetto Sturmtruppen, dove i soldati nazisti si esprimevano in una caricatura della lingua di Goethe. Non li ho mai convinti che le strisce di Bonvi volevano umanizzare i soldati di Hitler, non sempre colpevoli.
Non vedrò la serie dei giapponesi in vacanza in Europa, come non vidi il film della nostra tv tratto nel 1971 dai Buddenbrook di Thomas Mann. I personaggi della sua Liubecca anseatica, ho letto, parlavano in dialetto triestino. Perché mai? Che rapporto c’è tra l’Adriatico e il Baltico? Vidi invece Le affinità elettive, il film meno riuscito dei fratelli Taviani. I giovani di Goethe parlavano con accento toscano ma si amavano in Turingia.
Il rispetto politicamente corretto può portare a risultati grotteschi. In estate anche la tv in Germania riesuma vecchi film: ho rivisto Poveri ma belli con Maurizio Arena che si esprimeva in un tedesco degno di Frau Angela. Totò nei I soliti ignoti, parlava come un professore universitario di Berlino. Sono problemi che avvicinano noi europei, nonostante quanto temano i fans del politically correct. Gli americani hanno meno scrupoli. Nel Gladiatore gli antichi romani scrivono in inglese sulle mura del Colosseo.