ItaliaOggi, 26 aprile 2022
Baden Württemberg ha 70 anni
Quando da ragazzo andai nella Foresta Nera, nel Baden-Württemberg, scoprii che lo stemma del municipio di un paesino, invece del solito leone o di un’aquila, mostrava due palme, come quelle della mia Palermo. Una stranezza. Mi trovavo nella patria di Corradino di Svevia, tra i tanti titoli anche re di Gerusalemme e della Sicilia, il giovinetto pallido e bello, con la chioma d’oro e gli occhi color del mare, come lo descrive la lacrimosa e troppo lunga poesia di Aleardo Aleardi, che avevo dovuto imparare a memoria, come tutti gli scolari alle elementari dei miei tempi. Era nato a Landshut, il 25 marzo del 1252 e fu giustiziato sedicenne come usurpatore a Napoli, il 29 ottobre del 1268. Temo che oggi i ragazzi ignorino chi sia Corradino, e anche Aleardi. E chi conosce il re adolescente, forse è convinto che sia svedese. La geografia non si studia più, e invece serve a comprendere la nostra storia. Lo Schwarzwald, la Foresta Nera, è legata alla Sicilia, e al nostro Sud.
Domani il Baden-Württemberg compie settant’anni, e i festeggiamenti fanno litigare a causa di Corradino, ancora una volta innocente. La natia Landshut, per la verità, oggi si trova in Baviera, ma il giovane re era svevo, della terra che ospita la Mercedes, e una delle superstiti centrali atomiche in Germania. Cioè il Württemberg, e quelli del Baden si sentono discriminati, temono che le celebrazioni, siano una festa solo sveva. Prevedo che parecchi penseranno: e a noi che importa?
Dovrebbero chiedersi come mai il gigantesco Land meridionale, quasi 36mila chilometri quadrati, la Lombardia arriva a 23mila, e undici milioni di abitanti, sia cosi giovane. I Länder, le regioni, corrispondono agli antichi Stati che si unirono nel Reich di Bismarck nel 1871. Il Baden-Württemberg nacque il 27 aprile del 1952 per una decisione o, meglio, un’imposizione delle potenze vincitrici. Il III Reich era stato sconfitto, si voleva impedire che la Germania tornasse a essere un pericolo in un futuro più o meno lontano futuro. Dei tedeschi, meglio non fidarsi.
Roosevelt avrebbe voluto dividere la Germania in tanti staterelli, senza industrie, neutrali, dediti all’agricoltura. Winston Churchill quasi impazzì dalla rabbia per l’ingenuità, lui usò altri termini, del presidente americano. Sarebbe stato come regalare il cuore dell’Europa a Stalin.
La Germania fu divisa in due e, di fatto, spartita e occupata dai vincitori. Una situazione provvisoria, ma che durò fino al 1989, alla caduta del Muro a Berlino. Unire il Baden e il Württemberg fu come se in Italia, dopo il ’45, ci avessero costretto a mettere insieme l’Emila e il Veneto. Non si può giocare con le popolazioni, come se fossero pedine su una scacchiera. Gli svevi, ad esempio, hanno un loro dialetto, o quasi una lingua, incomprensibile anche per gli altri tedeschi.
Al Nord smembrarono la Prussia, il cui nome faceva paura, creando il Brandeburgo, il Land che circonda Berlino, che si trovò nella Ddr. Berlino, oggi una città Stato come Amburgo e Brema, fu liberata e occupata dai sovietici, e gli americani che avevano conquistato la Turingia, la offrirono in cambio di una fetta della metropoli. Da un giorno all’altro gli abitanti di Weimar, la città di Goethe, e la Erfurt di Lutero, che si credevano in salvo sotto la bandiera a stelle e strisce, videro arrivare la bandiera rossa.
Si divise e si unì senza una logica, La grande Baviera, dove Hitler mosse i primi passi, non fu toccata. Ma la Westfalia, dove nel nove dopo Cristo, Varo perse le sue legioni nella Foresta di Teutoburgo, fu unita alla meridionale Renania, al confine con il Belgio e l’Olanda, creando la Renania Westfalia settentrionale, 34mila chilometri quadrati e 18 milioni di abitanti. La minuscola Saar rischiò di essere ingoiata dalla Francia, o di diventare indipendente, una sorta di Lussemburgo, e solo il 23 ottobre del 1955, gli abitanti con un referendum decisero di restare tedeschi (con il 67,3% dei voti). Non c’è da stupirsi, solo un anno prima, il 26 ottobre del ’54, Trieste tornò definitivamente italiana. Storie dimenticate, ma che potrebbero spiegare quel che avviene in Ucraina, e perché il Baden si ribella a Stoccarda.