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 2022  aprile 26 Martedì calendario

Vladimir Luxuria intervista Sabina Guzzanti

Ti vedo felice come una Pasqua anche dopo Pasqua…
«Chiamami pure "comandantessa" di vela e di motore. Ho finalmente la patente nautica… senza limiti. Per mesi ho dovuto studiare di tutto. Anche cose che non avrei mai pensato: motori, meteorologia e correnti… non politiche. Vlady sai cosa è il magnetismo terrestre?».
No.
«Appunto».
Andrai a gonfie vele. Tanto vento in poppa ma non Troppo sole come il film di Giuseppe Bertolucci in cui interpretavi ben 13 ruoli, dalla cantante alla giornalista passando per la tossica. Come hai fatto?
«Ho un ottimo ricordo di Bertolucci. È stata sua l’idea di un film estremo che crea quasi una vertigine. Credo si tratti di un unicum nella storia del cinema. Non è una questione di quantità ma di qualità perché non si trattava di personaggi-comparsa ma di ruoli veri e propri».
Troppo sole è anche il titolo della canzone che hai portato a Sanremo nel 1995…
«Sì. È stato un rituale per far cadere il governo Berlusconi che effettivamente, poi, cadde. Ero vestita da squaw con una "Riserva indiana": un gruppo composto da una Daria Bignardi ancora non famosa, da Antonio Ricci, Sandro Curzi e Nichi Vendola. Li convinsi facilmente perché tutti alla fine vogliono andare Sanremo».
Ricordi la tua prima imitazione?
«Non mi considero un’imitatrice ma un’attrice. Per dire, non imitavo la professoressa a scuola, non facevo ridere, anzi ero una tragedia nel senso che recitavo nella tragedia greca».
La Meloni, dopo la tua imitazione ha dichiarato sorridendo: «chapeau». L’hanno sempre presa tutti così?
«Assolutamente no. Senza fare nomi. Le persone intelligenti almeno formalmente dicono di essersi divertite. Qualcuno non si è vergognato invece di dirsi stizzito».
Imitare un personaggio è un omaggio o una presa in giro?
«Non c’è una regola che valga per tutti. Dipende dalla persona anche perché si interpreta, un modo di fare o un costume, prendendo a pretesto un personaggio. Ad esempio la Marini che rotolava giù dalle scale e si rialzava dicendo "qualcuno ha scritto che sono caduta" era un pretesto per affrontare il tema del culto dell’immagine. Oppure i calembour "Grazie di avermi invitato al Lovers. Non ho nulla contro gli omo… omo... omogenizzati. Ne ho mangiati tanti e mi sono sempre trovata bene"» (ride). Così come l’interpretazione nel TG Porco che potrebbe sembrare la Gruber. Invece è una satira sul giornalismo politicamente classista».
Ma interpretare un personaggio è svelarlo?
«Sicuramente sì. Non potrei mai interpretare Salvini perché è uno che si svela da solo e fa ridere perché è già un’imitazione di sé stesso. Ci ruba il mestiere».
Nel 2011 hai diretto il documentario su Franca Valeri Franca, la Prima…
«L’ho conosciuta molto bene e sono stata con lei anche negli ultimi giorni della sua vita. Mi ha insegnato che un comico deve essere innanzitutto un autore perché non basta avere i tempi comici. In Italia Franca Valeri è stata la prima attrice, autrice e comica insieme».
Il tuo film Viva Zapatero! parla della mancanza di libertà di espressione in Italia. Oggi qualcosa è cambiato?
«Ma certo... in peggio! Ormai chi lavora in tv non è più capace di pensare. Si scelgono con i paletti già incorporati. Tranne alcuni residui della vecchia TV come Presa diretta e Report. E non è un caso che siano due trasmissioni spesso contestate».
Hai elogiato Zapatero perché ha affrontato il tema della partitocrazia nella tv pubblica. Noi lo apprezziamo anche perché è stato uno dei primi a far approvare il matrimonio egualitario in un paese europeo. Come vedi la situazione dei diritti LGBTQI+ in Italia?
«Se ci paragoniamo all’Egitto o alla Russia di Putin – che usa ancora il termine pederasta – abbiamo fatto passi avanti. Ma, paragonati alle altre democrazie, non siamo la punta dell’avanguardia. E abbiamo fatto passi in avanti… ma solo da geisha».
Sei attrice, sceneggiatrice e regista e nei tuoi lavori ti sei occupata di temi sociali come la corruzione, il conflitto di interessi, la mafia e l’emergenza abitativa risultando sempre scomoda per il potere. Di cosa ti vorrai occupare ora?
«Mi interessa molto il tema dei diritti delle donne perché a volte il dibattito femminista è insoddisfacente e prende una deriva pericolosa che non porta alla liberazione. Alcune femministe pensano che ci debba essere un solo modello di donna evoluta. Ma se abbiamo sempre detto che nessuno può dire come deve comportarsi una donna non voglio che lo facciano proprio altre donne».
Progetti futuri?
«Non basta il Lovers?» (sorride).
No, oltre al Lovers.
«Sto lavorando alla scrittura per l’editoria, per il teatro e per il Cinema. Sempre utilizzando la satira sulla società con un sano umorismo sul mondo. E poi, adesso che ho la patente nautica, sono pronta per i mari della Corsica».
E questa della vela non è un’imitazione di D’Alema ma una vera passione.