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 2022  aprile 26 Martedì calendario

Il fronte di guerra sul territorio russo

È un fronte «fantasma», fatto di esplosioni, incidenti, possibili raid e sabotaggi: eventi avvenuti sul territorio russo vicino al confine con l’Ucraina. È qualcosa di simile a quanto visto in Iran, teatro da tempo di episodi attribuiti alla casualità o a un’aggressione, a seconda dei momenti.
Ripartiamo dalla fine: un doppio rogo, esteso, ha riguardato le cisterne di Bryansk, cittadina russa a metà strada circa fra Mosca e Kiev. Video registrati dalle telecamere di sorveglianza mostrano il momento della deflagrazione, sembra nella parte bassa di uno dei grandi serbatoi a cupola. Insieme alle immagini, arrivano le ipotesi: da un guasto tecnico a un attacco portato con missili, dalla mano di hacker all’incursione dal cielo. Anche perché, qualche ora dopo, i russi hanno annunciato di aver intercettato un paio di droni a Borovskoye, nella regione di Kursk, a 250 chilometri da Bryansk.

I precedenti
Non è il primo incidente. Il 30 marzo esplode un’installazione militare a Belgorod, in Russia, a una cinquantina di chilometri dal confine ucraino. Passano pochi giorni e il 1° aprile Mosca denuncia un nuovo attacco avvenuto sempre a Belgorod, contro un deposito petrolifero: Kiev non rivendica il blitz, anzi smentisce, ma i russi ritengono che a sferrare il colpo siano stati due elicotteri ucraini che hanno volato all’alba a bassa quota in territorio nemico. Poi, il 14 aprile, c’è un terzo attacco denunciato dai russi: due elicotteri avrebbero colpito almeno sei edifici a Klimovo, senza causare vittime civili. Il 21 aprile, infine, scoppia un incendio a Tver, a 160 chilometri da Mosca, in un laboratorio che sviluppa missili: si parla di cause accidentali, con 17 vittime e 8 dispersi.
E poi ci sono l’affondamento della Moskva, le navi russe colpite nel porto di Berdyansk, i sabotaggi alle ferrovie in Bielorussia, usate da Mosca per il trasporto di mezzi e truppe. L’ultimo colpo sono le esplosioni registrate ieri in Transnistria: pochi giorni fa, un rapporto dell’istituto britannico Rusi sosteneva che Kiev teme azioni destabilizzanti sull’asse Moldavia-Transnistria, con provocazioni da parte dell’Fsb russo.

Le opzioni
È un duello con interpretazioni multiple. Gli ucraini possono dimostrare di poter colpire oltre frontiera, rispondono in profondità alle azioni del nemico: creano così un bilanciamento nella prova di forza. Se conviene rivendicano, altrimenti lasciano aleggiare il dubbio. È la stessa tattica usata dal Mossad contro i siti strategici iraniani. Al tempo stesso possono far credere di essere stato la causa del disastro anche se le fiamme sono partite per un cortocircuito, per colpa di operaio, per la manutenzione insufficiente.
Il messaggio è quello di sottolineare non solo l’abilità bellica, ma anche le falle nella sicurezza di una super potenza che non riesce a difendere la sua terra. Gli uomini di Zelensky, poi, devono in alcuni casi proteggere i propri sistemi, le tattiche e gli eventuali varchi usati. Insieme a questo seminano dubbi nel fortino nemico — attacco o destino contrario? — e magari sperano nell’emulazione di chi è stanco del regime.
Mosca, a sua volta, ha diverse opzioni. Può denunciare l’aggressione della resistenza per attuare rappresaglie: pochi giorni fa ha minacciato ritorsioni pesanti dopo che l’avversario non aveva escluso un attacco al ponte che collega la Crimea alla madre patria. Porta così avanti la narrazione della vittima, a fini interni e per giustificare la necessità di mandare i soldati a morire. All’opposto, se vuole negare il successo, attribuisce la tragedia al Fato, al motore ingrippato: l’affondamento dell’incrociatore Moskva ne è la rappresentazione. Per Kiev sono stati i suoi Neptune a centrare l’ammiraglia, i russi sostengono la tesi dell’avaria.
È un gioco sul filo: gli atti reali si miscelano con la propaganda. Se la serie prosegue, e non importa quali siano le ragioni, anche il patriota più convinto si farà delle domande, e chiederà — come i familiari dei marinai dispersi — delle risposte. Vladimir Putin, però, ha il potere di non darle.