il Fatto Quotidiano, 25 aprile 2022
Intervista a Vincenzo Visco
“Se la situazione si ingarbuglia e la guerra di Putin ci regala un discreto casino sociale dentro una nuova recessione che fa afflosciare il centrodestra, allora anche nella prossima legislatura ci terremo Mario Draghi”.
Draghi forever?
La solita cooptazione in ragione della necessità. Lo subiranno.
Non si candida, comunque.
Chiaro che no. Ha fatto quel che sapeva fare e doveva fare: gestire il completamento della vaccinazione e dare impulso al Pnrr. Non ha fatto quel che non sapeva fare: la riforma della giustizia non esiste, le liberalizzazioni figurarsi. Delle tasse non ne parliamo proprio.
Vincenzo Visco è stato sicuramente tra gli uomini politici più odiati dal centrodestra. Spigoloso, anche un po’ elitario, era il ministro della sinistra con la voglia matta di far pagare le tasse agli evasori fiscali.
In Italia si commette un grande reato a far pagare le tasse. Ha visto come subito si inalberano se poco poco si persegue la giustizia sociale? Basta davvero un nonnulla, e infatti niente si fa.
Draghi l’ha delusa?
Non mi aspettavo di più. Spero almeno che porti a compimento la riforma del catasto. Almeno quella.
Perché la politica sembra di non avere più interesse di perseguire un minimo di equità sociale?
Perché si ritiene che non sia necessario scegliere cosa fare e cosa no. Scegliere dove prendere i soldi e dove toglierli. Decisioni come queste sono molto antipatiche. Perciò si cerca la comfort zone.
Fare nuovi scostamenti di bilancio, nuovi debiti.
E se gli scostamenti, cioè altri debiti, erano pienamente giustificati durante la pandemia, adesso non più. Non si può andare avanti facendo debiti.
Già 180 miliardi di euro in più li abbiamo accumulati negli ultimi due anni.
Era una scelta obbligata. E c’è da dire che quelli sono in pancia della Bce, e dunque è come se non pesassero sul nostro capo. Sono i nuovi debiti che mi fanno paura, questa continua rievocazione di una exit strategy. È facile, basta non decidere e magari se servono soldi, facciamo qualche debito ancora.
Lo faremo sembra.
E come? L’Europa non ha ancora deciso quale piano economico adottare per affrontare questa crisi figlia della guerra.
La guerra di Putin porta voti alla destra o toglie voti alla destra?
Beh, in Francia Le Pen ha le penne bagnate perché il disastro è tale che è indifendibile ogni voce che possa illustrare il precipizio in cui ci ha cacciati Putin.
Anche Salvini è come sparito dalla scena.
Certo, il contraccolpo è stato forte. Però se la crisi si fa ancora più dura e innesca nelle nostre società disordini sociali, guerre tra i ceti più popolari, vedrete che si punterà alla nota assenza di memoria degli italiani. La destra attiverà la sua propaganda.
La sinistra si sta dilaniando davanti all’aggressione putiniana.
Il rumoroso dibattito pubblico non riesce a seppellire quel che mi sembra una verità condivisa da tutti. Siamo tutti d’accordo che Putin è l’aggressore e l’Ucraina il Paese aggredito. Ci sono idee diverse su come affrontare questa aggressione, su come limitarla.
Anche in Europa.
La Germania ha una sua linea di tradizionale prudenza. Da Willy Brandt in avanti le loro relazioni con i sovietici e poi con i russi sono state sempre più intense e larghe, profonde. Ma senza un piano comune europeo di governo di questa crisi economica, di questo deficit energetico, saremo tutti più deboli.
Noi italiani debolissimi.
Come sempre.